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La parte civile contesta il Tribunale il trattamento sanitario obbligatorio.
L'arresto dell'ambulante in 65 scatti
Maria Francesca Chiappe
Fonte: Unione Sarda - 30.01.09
30 gennaio 2009

Il fotografo a mezzogiorno era nella piazza IV Novembre, a Quartu: una telefonata dalla redazione lo aveva avvisato che di lì a poco sarebbe stato mandato via un ambulante abusivo, uno solo, ma poteva essere armato. Italo Orrù ha scattato 65 fotografie, la sequenza registra i movimenti di Giuseppe Casu: "Nella stradina vicina c'era un vigile urbano e basta. Ho aspettato in macchina a circa venti metri e ho visto l'ambulante che si spostava, parlava con diverse persone, con una bottiglia d'acqua innaffiava per terra, è andato verso un negozio poi è tornato alla sua bancarella di frutta e verdura. Niente di speciale".
La testimonianza del fotografo è importante per capire cosa, la mattina del 15 giugno 2006, abbia spinto i vigili ad avvisare la Asl, i medici a chiedere un trattamento sanitario obbligatorio, i carabinieri a stringere le manette ai polsi. Quella è infatti la prima fase della tragedia della vicenda di Giuseppe Casu, 61 anni, di Quartu, ricoverato quel giorno al Santissima Trinità, legato e sedato per 6 giorni, fino alla morte, sopraggiunta il 22 giugno per trombo embolia polmonare. Sono stati gli avvocati di parte civile Mario Canessa e Dario Sarigu a convocare il fotografo nell'aula di Tribunale dove si svolge il processo al primario di Psichiatria del Santissima Trinità Gianpaolo Turri e alla sua collega Maria Rosaria Cantone, accusati di omicidio colposo.
"La prima discussione con le forze dell'ordine", ricostruisce Orrù, "è delle 12 e 33 minuti: l'ambulante parlava ed era un po' agitato, ha lanciato acqua e anche una bottiglia contro il montante della macchina dei carabinieri. Prima di allora non ho visto vicino a lui altre persone. Quando è stato ammanettato però non l'ho visto, nelle foto ci sono 30 secondi di buco perché la visuale era impedita da un albero. Ma quando ho visto avvicinarsi un ambulanza ho capito che stava succedendo qualcosa, allora sono sceso dalla macchina".
Secondo il fotografo non c'era alcuna tensione: "Una foto ritrae l'ambulante mentre parla con un carabiniere e dietro di loro un vigile e un altro militare discutono tra loro e sorridono. Poco prima però un vigile era teso". Il giudice Simone Nespoli acquisisce la sequenza fotografica agli atti del processo. Che prima di Italo Orrù ha raccolto la testimonianza della vedova dell'ambulante Marilena Lallai: la donna ha ricordato com'era stata avvertita dell'arresto, la corsa in ospedale, la visione "impressionante" del marito legato e sedato. " Mi sono fidata dei medici". Quindi ha detto che il giorno prima del ricovero Casu aveva subito una multa "salatissima", cinquemila euro. "Ma il 15 giugno era tranquillissimo, sono passata in piazza e l'ho visto giocare a carte con un gruppo di amici, avevano dolci e moscato, mio marito beveva ai pasti ma non era alcolista". Il Pm Gian Giacomo Pilia ha voluto sapere se Casu fosse mai andato in escandescenza e la vedova ha risposto: "Se la prendeva con gli oggetti ma non con noi". Ma l'avvocato Gian Franco Macciotta che difende Turri ( anche ieri presente in aula insieme alla Cantone ) ha insistito sul punto e, davanti ad una risposta analoga, ha ricordato la condanna di Casu a 3 anni e 4 mesi per minacce, percosse e maltrattamenti in famiglia. Sono fatti di venticinque anni fa ma il giudice ha acquisito comunque quella sentenza agli atti del processo.
Subito dopo il neuro farmacologo Alessandro Tagliamonte, consulente della parte civile, ha sottolineato che una contenzione fisica così lunga comporta il rischio di trombosi, che difficilmente il primo episodio rivelatore di un disturbo bipolare si manifesti a 61 anni, che la cura per l'astinenza da alcol non era giustificata.
Il processo continua il 12 marzo.