Antonio Maccioni sarà processato per soppressione di parti di cadavere, favoreggiamento, frode processuale, falso materiale e ideologico. Il gup Roberta Malavasi non ha fatto sconti al primario di Anatomia coinvolto nello scandalo dello scambio dei reperti anatomici e lo ha mandato a processo, accogliendo le richieste del pm Giangiacomo Pilia. La prima udienza davanti si celebrerà il 27 febbraio. Rinvio a giudizio, con le stesse accuse, anche per il tecnico Stefano Esu: il gup infatti ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dal suo difensore Pierluigi Pau.
L'UDIENZA. In aula erano presenti anche i legali di Maccioni (Luigi Concas e Antonio De Toni) e quelli di parte civile per la moglie e la figlia di Giuseppe Casu ( Mario Canessa e Dario Sarigu ), l'ambulante quartese morto il 22 giugno 2006 nel reparto di Psichiatria del Santissima Trinità dopo sette giorni di contenzione fisica e trattamento farmacologico. L'udienza di ieri si lega a quel decesso, per il quale sono a giudizio ( il processo è già cominciato ) il primario del reparto Gianpaolo Turri e la psichiatra Maria Cantone, entrambi accusati di omicidio colposo. Proprio per il legame esistente tra le due cause, gli avvocati di parte civile potrebbero chiedere la "riunificazione" dei due procedimenti penali.
LE INDAGINI. Il coinvolgimento di Maccioni nell'inchiesta è avvenuta quando il pm Pilia, che indagava sulla morte di Casu, aveva chiesto al Santissima Trinità i reperti anatomici dell'ambulante perché i medici legali potessero confermare la diagnosi della morte: trombo embolia polmonare. I professori Giuseppe Frau e Francesco Paribello avevano notato che i pezzi anatomici erano stati sostituiti con quelli di un altro paziente morto, mentre quelli dell'ambulante erano spariti. Da una consulenza informatica era poi emerso che il server utilizzato in reparto (con le informazioni sui pazienti) restava sempre aperto, così da poter consentire modifiche alle cartelle: il pm aveva imputato proprio a Maccioni la modifica della cartella, secondo le accuse, per coprire l'eventuale errore di Turri. L'accusa ha inoltre contestato la sparizione di dodici fotografie scattate durante e dopo l'autopsia sul corpo di Giuseppe Casu e la telefonata, il giorno prima del sequestro dei reperti, tra Turri e Maccioni. Nell'interrogatorio di garanzia, Maccioni aveva detto che Turri aveva sbagliato numero. Ma la telefonata era durata 10 minuti.