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Arrestato primario, terremoto nella sanità
Mauro Lissa
Fonte: La Nuova Sardegna, 18 maggio 2008
18 maggio 2008

Cagliari. Per salvare il collega psichiatra da rischi giudiziari avrebbe sostituito i reperti anatomici di un paziente, morto il 22 giugno 2006 di embolia polmonare in circostanze sospette, con quelli di un altro: un'accusa pesante quella che il pubblico ministero Giangiacomo Pilia contesta dopo un anno e mezzo di indagini ad Antonio Maccioni (55anni) primario di Anatomia Patologica all'ospedale Santissima Trinità, arrestato l'altra sera dalla Guardia di Finanza e costretto alla custodia cautelare nella propria abitazione.

Nel provvedimento firmato dal gip Daniela Amato i reati attribuiti al medico sono la sopressione di parti di cadavere, il favoreggiamento e il falso materiale e ideologico. L'Asl 8 lo spenderà dal servizio. Le imputazioni sono strettamente legate a quella di cui risponde il primario di psichiatria Gianpaolo Turri insieme alla collega Maria Rosaria Cantone, sotto processo in tribunale (prossima udienza è in calendario il 12 novembre) per aver cagionato la morte dell'ambulante Giuseppe Casu, sedato e legato a un letto del reparto per 7 giorni, infine deceduto - secondo l'accusa - perché il trattamento subito in ospedale era incompatibile con le sue condizioni di salute. Trattamento poi fortemente criticato anche da una commissione interna dell'Asl 8. Turri è stato successivamente sospeso dal servizio per cinque anni, la Cantone si è dimessa dall'ospedale prima ancora del rinvio a giudizio.
Le posizioni di Maccioni e del primario di psichiatria - secondo Pilia - si incrociano in una circostanza, emersa nell'inverno dell'anno scorso, quando i consulenti della Procura incaricati di accertare le cause di quella morte scoprirono che nei contenitori consegnati dalla direzione dell'ospedale per gli esami scientifici non c'erano le parti anatomiche di Casu. Risultava dalle fotografie: qualcuno le aveva sostituite con quelle di un altro paziente, morto come lui di embolia polmonare ma collegata ad un tumore. E se qualcuno non si era preoccupato di manipolare le prove poteva averlo fatto solo per proteggere Turri dai fulmini della magistratura, che si annunciavano imminenti. Ulteriori verifiche consentirono di accertare che i reperti di Casu, attribuiti a un altro nome, erano stati bruciati. Per la Procura ce n'era abbastanza per andare sino in fondo, la famiglia Casu - con l'aiuto di alcune associazioni di volontari - si era intanto costituita parte civile con gli avvocati Mario Canessa e Dario Sarigu.
Antonio Maccioni, segretario regionale del Siapec ( la società italiana che riunisce gli anatomopatologi italiani ) spiegherà ai cronisti il 27 settembre dell'anno scorso, con l'inchiesta giudiziaria ormai finita sui giornali: " Il lost case è un caso contemplato nei manuali di qualità, è un fatto eccezionale che qui non era mia capitato e che mia ricapiterà, lo affermo con sicurezza perché questa anatomia patologica è in linea con gli standard della sanità moderna e prova della nostra credibilità è l'essere continuamente invitati a presentare le nostre esperienze di lavoro, i risultati delle nostre ricerche. Quanto alle procedure - aggiunse Macccioni - sono dogmatiche e le modalità operative le stesse del resto del mondo".
Sette mesi prima Maccioni era stato sentito come testimone e parlò di uno "scambio di coperchi o di contenitori nel corso delle diverse fasi tecniche" per aggiungere che "il tappo del contenitore presentava la linguetta di sbloccaggio disinserita" e che si poteva pensare a "un errore materiale nell'etichettatura". Nessun sospetto - per Maccioni - che qualcuno potesse aver forzato la stanza dei reperti. Ora Maccioni avrà la possibilità di difendersi nel corso dell'interrogatorio di garanzia, che sarà fissato per i prossimi giorni dal gip Amato. Se poi le accuse dovessero restare in piedi è possibile che il nuovo procedimento vada ad unificarsi con quello in corso, dove sono imputati Turri e la Cantone : l'inchiesta bis è sostanzialmente chiusa, da qui a novembre ci sarebbe il tempo per portare i due processi allo stesso grado. Il pm Pilia ha finora ha contestato solo a Maccioni l'iniziativa di sostituire i reperti anatomici, agli atti non risulta un coinvolgimento diretto nell'operazione da Turri. Ma è chiaro che da qui alla fine dell'inchiesta il magistrato intende approfondire qualsiasi ipotesi. Compresa questa, che aggraverebbe la posizione dello psichiatra.

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Indagini interne
"L'abbiamo subito sospeso"
Parla il dirigente generale dell'Asl 8 Gino Gumirato

Cagliari. Il primario di anatomia patologica Antonio Maccioni sarà sospeso immediatamente dal servizio: a confermarlo è il direttore generale dell'Asl 8 Gino Gumirato, che già a febbraio scorso aveva sospeso per cinque anni il primario di psichiatria Giampaolo Turri. I due casi, collegati nella vicenda giudiziaria, sono diversi sul piano contrattuale: "Se per Turri l'articolo 19 del contratto mi dava la facoltà di sospendere, perché il dirigente medico era stato rinviato a giudizio, Maccioni è stato arrestato e quindi non ho margini decisionali". Il provvedimento è obbligatorio, scatta immediatamente e prevede un tempo massimo di cinque anni ma comunque resta valido fino a sentenza definitiva.

Soltanto se Maccioni dovesse dimostrare in tribunale la propria innocenza potrebbe riprendere a lavorare al Santissima Trinità. Il primario sarà dunque sostituito, con conseguenze organizzative che i vertici dell'Azienda sanitaria locale numero 8 dovranno affrontare subito: "Siamo scossi da questa situazione - ha voluto aggiungere Gumirato - ma siamo anche certi che la sanità pubblica abbia avuto fatto sino in fondo il proprio dovere. Ci siamo messi a disposizione della magistratura e abbiamo collaborato con ogni mezzo perché emergesse qualsiasi aspetto della verità".
"Ma dopo gli sviluppi di questa vicenda ho detto giorni fa davanti a una platea di trecento persone che il nostro pensiero va al signor Giuseppe Casu - ha proseguito Gumirato - Per la sua famiglia quell'uomo è morto due volte, la prima dopo il ricovero in psichiatria e la seconda quando si è appreso che i suoi pezzi anatomici erano stati trafugati dall'ospedale. Prave a pensare se una cosa del genere fosse accaduta a un vostro caro...".
Sulla morte dell'ambulante quartese l'Asl 8 aveva nominato una commissione interna, giunta a conclusioni sconcertanti: il trattamento di contenzione imposto al paziente risultava eccessivo e inumano, probabilmente incompatibile con le condizioni di salute di Casu, già sofferente per alcune malattie.
Sui reperti spariti invece nessun accertamento autonomo: " A suo tempo l'abbiamo saputo dai giornali - spiega oggi il manager Gumirato - quindi non potevamo che collaborare con la Procura della Repubblica perché tutto venisse accertato nel tempo più breve possibile".
Il chiarimento giudiziario è avvenuto nel giro di un anno e mezzo, quando il magistrato ha avuto sulla scrivania gli esiti della perizia compiuta dai consulenti tecnici sulle fotografie dei reperti e sull'autopsia.
Le conclusioni sembrano essere gravissime: la manipolazione dei pezzi anatomici c'è stata, qualcuno li ha sostituiti e ha poi mandato all'inceneritore quelli autentici.

Mauro Lissa