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Giuseppe Casu: oscura morte annunciata
Elvira Corona
Fonte: l'altravoce.net
25 aprile 2008

I cittadini devono avere la certezza che quando entrano in ospedale i loro diritti umani saranno rispettati". Questa la motivazione che ha spinto il consigliere regionale di Rifondazione comunista, Paolo Pisu, a presentare un'interpellanza all'assessore regionale alla sanità Nerina Dirindin e al presidente della Regione Renato Soru relativa alla vicenda di Giuseppe Casu, l'ambulante che svolgeva la sua professione abusivamente a Quartu Sant'Elena, deceduto nel giugno del 2006 nel Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura del S.S. Trinità di Cagliari.
Nel documento presentato in conferenza stampa, Pisu chiede in particolare: "di conoscere le circostanze che hanno portato alla morte di Giuseppe Casu; di esprimere una posizione tenendo conto degli esiti dell'inchiesta interna della ASL in sostanza avvalorati dalla decisione del rinvio a giudizio; di sostenere pertanto l'operato dei dirigenti della ASL che, con la sospensione del dott. Turri, hanno agito considerando primaria la necessità di restituire fiducia ai cittadini-utenti, in un servizio screditato dai gravi fatti accaduti; di riportare l'attenzione sul cittadino-utente del servizio dato che la polemica attualmente in corso sottolinea il disagio degli operatori del settore tralasciando il disagio ben più grave dei pazienti di cui va tutelato il diritto di affidarsi alle cure con fiducia; notizie sulle indagini del procedimento aperto contro ignoti per la sparizione dei referti di Giuseppe Casu e frode processuale".
Per Paolo Pisu, che all'epoca dei fatti presiedeva la commissione Diritti civili del Consiglio regionale "la tragedia della morte del signor Casu non finisce con la sua morte. Durante tutta la vicenda sono stati violati i suoi diritti umani. Ma un altro fatto vergognoso è lo scambio dei reperti autoptici chiesti dal giudice che si stava occupando delle indagini". Anche questo fatto ha poi portato alla decisione presa dal manager della Asl 8 Gino Gumirato, di sospendere il primario Gianpaolo Turri, come del resto prevede una clausola del CCNL. Già un'indagine interna alla Asl ,a poche settimane dalla morte di Giuseppe Casu, ritenne "non accettabile, e pertanto censurabile sotto il profilo clinico oltre che etico, un così prolungato provvedimento di contenzione fisica, in paziente spesso sedato, senza tentativi finalizzati alla interruzione della stessa".
"Il tentativo di alcuni è stato quello di insabbiare la vicenda, forse perchè certe persone pensano di appartenere a una categoria di intoccabili - continua Pisu - io non voglio crimilanizzare la categoria degli psichiatri sardi, mi riferisco al caso specifico e sono convinto che la magistratura farà il suo corso. La mia azione vuole essere - da rappresentante dei cittadini - un tentativo di riportare fiducia nei confroni della sanità mentale".
Non mancano i riferimenti alla polemica scatenata sulla stampa: "una polemica vergognosa, iniziata con una pagina nera sull'Unione sarda dove tanti hanno preso le difese in maniera corporativa del medico sospeso, dimenticando che in tutta la vicenda era morto un uomo a seguito di fatti gravissimi. Noi dobbiamo difendere e tutelare i cittadini, ma c'è una parte dei medici che non gradisce la chiusura dei manicomi questo sembra evidente". Il consigliere regionale racconta poi un episodio avvenuto l'anno scorso: "in una conferenza dove si parlava di salute mentale a Oristano, mi era stato chiesto da alcuni psichiatri, quale fosse la mia professione, per farmi capire che io non capivo nulla di psichiatria e che era materia della quale si potevano occupare solo loro". Pisu mette in evidenza l'approvazione del nuovo Piano Sanitario Regionale, che prevede anche importanti novità nel campo della salute mentale, messo in piedi dall'attuale maggioranza in concertazione con operatori, utenti, familiari, operatori. Noi continueremo a seguire da vicino la vicenda, nessuno deve pensare che possa esistere l'impunità".
Alla conferenza stampa sono invitate anche Gisella Trincas presidente Unasam (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale) e Asarp (Associazione sarda per l'attuazione della riforma psichiatrica), Natascia Casu, figlia della vittima, e Francesca Ziccheddu, rappresentate del Comitato "Verità e giustizia per Giuseppe Casu".
Per Gisella Trincas ogni occasione è utile per fare chiarezza sulla storia del signor Casu "visto che che la stampa non ha mai raccontato per bene la vicenda, non si è concentrata sulla storia dell'uomo, ma sulla vicenda del medico sospeso". La Trincas ricorda che l' Unasam più altre 16 organizzazioni hanno promosso un manifesto con 10 richeste specifiche, tra le altre il diritto al consenso informato del paziente e il divieto di contenzione fisica. La presidente Unasam sottolinea anche che la contenzione fisica non viene consentita soltanto in casi estremi dall'art 54 del codice penale."La vicenda Casu ha posto l'attenzione con prepotenza sull'importanza delle pratiche da utilizzare - continua Trincas - quelle da seguire sono presenti nel documento del Piano sanitario regionale e sono state concertate con la maggioranza degli operatori, con gli utenti e con i loro familiari. Le posizioni dei medici che sono passate nella stampa sono una minoranza. E' importante dire che la maggioranza è quella favorevole al P.S.R.e che noi abbiamo fiducia negli operatori". Buone pratiche e rispetto delle persone sono le uniche vie percorribilli verso il miglioramento delle condizioni dei pazienti. "Quello che succede qui in Sardegna è una rarità, nel resto d'Italia si discute ancora ma in Sardegna si è deciso di invertire la rotta, sono state fatte scelte importanti, si sono messe in campo anche risorse importanti per questo cambiamento, non si può tornare indietro" conclude Gisella Trincas.
Francesca Ziccheddu spioega che lo conosceva personalmente Giuseppe Casu, e lo definisce una persona sicuramenre esuberante, che non passava inosservata. Ripercorre le tappe della vicenda dal 16 giugno 2006 quando era stata appena notificata al signor Casu l'ennesima multa di 5 mila euro, erano presenti nella piazza IV Novembre un giornalista e un fotografo. Il TSO venne ordinato da una psichiatra di Quartu S. Elena e controfirmato da un secondo psichiatra. Da qui il sindaco avrebbe dovuto chiedere una ulteriore convalida da parte del giudice tutelare come prevede la legge, entro 48 ore: ma la richiesata fu presentata il 21 giugno, giorno prima della morte del Casu."Per questo noi come comitato ci chiediamo quale fosse la posizione del signor Casu durante il periodo di ricovero in ospedale. Altro questito: l' agitazione psicomotoria del paziente. "Ci sono delle foto e testimoninze di chi ha asssitito alla scena che dimostrano il contrario, l'inutiilità della contenzione. Il signor Casu era un uomo sano, carpito in un momento di agitazione dovuta alla notifica dell'ennesima multa: perchè viene ordinato con tanta leggerezza il TSO? Potrebbe capitare a chiunque di noi. Noi pensiamo che per il signor Casu potevano essere usati altri mezzi, resistenza a pubblico ufficiale, insomma c'erano altre vie percorribili e il TSO era quella meno opportuna".
La figlia del Signor Casu, Natascia, preferisce non rispondere alle domande dei giornalsiti, "C'è un processo in corso e io ho piena fiducia nella magistratura".