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L'Unione censura un appello: "spot di parte"
Elvira Corona
30 marzo 2008

«Nel nostro reparto arrivano pazienti acuti, con tutto quello che questo comporta. Seguiamo un modello di intervento bio-psico-sociale». La dichiarazione è del dottor Giampaolo Turri, ex primario del Servizio psichiatrico diagnosi e cura del "Santissima Trinità" di Cagliari, rilasciata durante un'intervista dello scorso 19 marzo a L'Unione Sarda. Nella stessa intervista il medico dichiarava di essere favorevole all'elettroshock, da praticare «solo nei casi di depressione delirante con inibizione psicomotoria». Ma ieri a pagina 10 del quotidiano cagliaritano, in una pagina intera pagata dalla Società Italiana di Psichiatria, lo si definisce un "sostenitore della legge Basaglia".

L'ex primario è stato raggiunto da una sospensione cautelativa - che gli impedisce di svolgere la sua funzione - dopo il rinvio a giudizio per omicidio colposo deciso dal Gup Roberta Malavasi lo scorso 19 febbraio. La prima udienza è fissata per il 17 aprile. L'omicidio colposo in questione è quello del signor Giuseppe Casu, commerciante ambulante (e abusivo) di Quartu Sant'Elena, morto il 22 giugno del 2006 nel reparto del quale Turri era primario, dopo 7 giorni di ricovero e contenzione fisica e farmacologica, a seguito di un "trattamento sanitario obbligatorio".

Alla luce dei fatti, la sospensione in via cautelare - e fino alla fine del processo giudiziario - sembra più un atto dovuto che altro, ma secondo le dichiarazioni della SIP si tratterebbe invece di un vero e proprio accanimento verso il medico. Come si legge nel comunicato pubblicato ieri, «la Società Italiana di Psichiatria esprime il suo più profondo cordoglio e rammarico per il decesso di un assistito del Servizio Psichiatrico ma ricorda anche che a molti medici capita, nell'esercizio della professione, di dover affrontare l'evento sempre doloroso e drammatico della morte di un paziente e spesso di essere inquisiti per questo. Tuttavia la stragrande maggioranza dei medici rinviati a giudizio viene ritenuta, al termine del procedimento, non colpevole».

La Sip insomma lascia intravedere già la soluzione della vicenda e prosegue: «Anche il dottor Turri si trova in attesa di giudizio da parte della magistratura. Ma a differenza di tutti i colleghi che si sono trovati nelle sue condizioni è stato sospeso dal servizio. La solerzia del dott. Gumirato, direttore della ASL 8, appare sconcertante, sia per la sua tempestività che per la sua eccezionalità, tanto da avvalorare il più che legittimo sospetto che dietro questa decisione possa esservi l'inconfessabile scopo di "liberarsi" di un Primario divenuto scomodo».

A dire il vero il dottor Gino Gumirato non è stato poi così solerte, visto che la vicenda risale a quasi due anni fa, e già indagini interne alla Asl erano giunte a conlusioni simili a quelle in base alle quali si è deciso il rinvio a giudizio. A voler essere precisi, poi, la decisione del Gup risale al 19 febbraio e il provvedimento di sospensione al 3 marzo: non proprio il giorno dopo, insomma.

Che la perdita di un paziente possa rientrare nella casistica di un ospedale può convincere, ma forse è più comprensibile in altri reparti. La morte di un paziente di Psichiatria che risultava fisicamente sano e in forma, è quanto meno eccezionale, oltre che tragica e finora non spiegata a sufficienza. Senza contare poi che spesso medici colpiti da rinvii a giudizio si dimettono da sé, senza aspettare un provvedimento dall'alto. È il caso di una collega del dottor Turri, la dottoressa Maria Rosaria Cantone, il medico che aveva in cura il signor Casu: anche lei è stata rinviata a giudizio ma aveva preferito dimettersi già lo scorso agosto.

Una guerra contro le linee dell'Assessorato alla Sanità - sempre più vicine ai dettami alla legge 180 - combattuta a colpi di pagine pubblicitarie. Già domenica 16 marzo L'Unione Sarda aveva pubblicato un'inserzione a pagamento: un'altra pagina intera, listata di nero, a seguito del provvedimento di sospensione del medico «reo di essere non allineato con gli Amministratori Aziendali e Regionali della Sanità». I committenti in quell'occasione erano ordini professionali e sindacati (tutti tranne la Cgil, che ha seguito però qualche giorno più tardi).

Nell'ultimo dei comunicati a pagamento non solo si difende il medico e se ne chiede l'immediato reintegro, ma si sollecita anche l'assessore regionale alla Sanità Nerina Dirindin ad adeguare il Dipartimento di salute mentale e gli interventi per la cura delle malattie mentali, anche quelle cosiddette "minori". Ieri L'Unione - oltre a pubblicare la pagina acquistata dalla Sip - dava anche la notizia dell'intervento di cinque consiglieri regionali del Pd che chiedono all'assessore Dirindin di revocare la sospensione.

Una voce fuori dal coro - e prontamente censurata da quotidiano cagliaritano - arriva però dall'Associazione Sarda per la Riforma Psichiatrica. La sua presidente Gisella Trincas - in un'intervista a Radiopress - ha dichiarato che «un mese fa un gruppo di insegnanti e di aderenti a gruppi culturali aveva proposto l'acquisto di una pagina a pagamento per contestare la contenzione dei malati. Questa pagina è stata inizialmente approvata. Ma poco prima che venisse pubblicata, siamo stati chiamati da L'Unione Sarda che ci ha informato che il contratto era stato annullato. Motivazione? Quella pagina - secondo loro - era "uno spot di parte".