Ha dell'incredibile di quanto ci si preoccupi del fatto che quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche possa finire sui giornali , invece di preoccuparsi di quello che i nostri politicanti dicono nelle intercettazioni stesse.
La democrazia del Paese è messa in discussione dalle probabili e dalle conclamate ruberie di uomini che dovrebbero occuparsi della salvaguardia dell'Italia e non buttarla in rovina.
Quando la mafia fu intercettata in via Ughetti a Palermo, perlomeno gli esecutori delle stragi del 1993, il gruppo di fuoco di Bagarella, fu tutto arrestato, oggi invece si verte a nascondere tutto attraverso limiti vergognosi all'utilizzo di uno strumento come le intercettazioni.
Temiamo tutto ciò sia proprio per non arrivare a mandare in galera i "mandanti esterni a cosa nostra " per le stragi del 1993, i quali sicuramente si sono parlati a telefono in tempi più che sospetti.
Ci stiamo domandando in queste ore terribili come farà questo popolo distratto e menefreghista a metabolizzare i nomi degli stragisti di via dei Georgofili se mai dovessero essere rinviati a giudizio proprio per l'aiuto che le intercettazioni potrebbero dare nelle indagini, così come sta facendo davanti ai nomi di chi si è macchiato di ruberie senza fine.
La Magistratura ha bisogno dello strumento delle intercettazioni, la stampa deve fare il suo dovere e non deve pubblicare cose inutili , ma da qui a staccare i fili del telefono ce ne corre.
Cordiali saluti
Giovanna Maggiani Chelli
Vice Presidente Portavoce
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili