Rete Invibili - Logo
HIGH-LEVEL MEETING ON VICTIMS OF TERRORISM - 13 e 14 September 2007 - HOFBURG , VIENNA
Giovanna Maggiani Chelli (Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili)
13 settembre 2007

Sono Giovanna Maggiani Chelli, rappresento l'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. L'Associazione costituitasi nel mese di Luglio del 2001 ha fra i suoi scopi il perseguimento della verità giudiziaria per le stragi del 1993 e nello specifico per quella del 27 Maggio 1993 avvenuta a Firenze in Italia in via dei Georgofili, via situata nel cuore di Firenze, adiacente alla galleria degli Uffizi ma soprattutto la via che alloggia la storica Accademia degli amanti della vita agreste, giusto i Georgofili.

La strage avvenne per mano di "cosa nostra", una organizzazione criminale di stampo mafioso molto potente sia in Italia che nel mondo, durante un periodo di particolare indebolimento delle istituzioni e mentre lo Stato credeva di aver sferrato un attacco all'organizzazione stessa, dopo gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino e dei membri delle loro scorte. In realtà non era così: lo dimostrarono proprio gli attacchi terroristici che "cosa nostra" sferrò di li a poco, nell'arco che va dal novembre del 1992 all'aprile del 1994.
Ebbene "cosa nostra"si fece soggetto politico, così dicono le sentenze dei processi penali svolti a Firenze dal 12 giugno 1996 al 6 Maggio 2002, anno della sentenza di cassazione, che ha visto il gotha di cosa nostra condannato all'ergastolo per strage terroristica ed evervisa, con utilizzo di mano d'opera mafiosa, e nella quale i mandanti interni all'organizzazione vennero individuati in Bernardo Provenzano, Salvatore Riina, i fratelli Graviano, Leoluca Bagarella e Matteo Messina Denaro ancora oggi latitante. Nei processi di Firenze non vi è traccia dei mandanti esterni a "cosa nostra" per le stragi del 1993, ossia di coloro che, collusi con la mafia a livello politico e istituzionale, rimangono ancora oggi nell'ombra.
"Cosa nostra" nel tentativo di sovvertire l'ordine costituzionale dello Stato attraverso la promulgazione di sue leggi che miravano a cambiare il regime carcerario per i boss mafiosi attraverso l'annullamento dell'ergastolo e del così detto carcere duro "41 bis"- cosi indicato per le modifiche intervenute all'art. 41 bis della legge n. 354 del 1975 concernente le norme sull'ordinamento penitenziario - severo ma necessario affinché la mafia dal carcere non potesse più avere contatti con l'esterno, nel tentativo di far si che i suoi beni accumulati illecitamente non gli fossero confiscati, che i processi di mafia fossero tutti revisionati e che l'ausilio dei collaboratori di giustizia nei processi per mafia e terrorismo fosse abolito, ha sferrato una offensiva allo stato utilizzando circa 1000 di quei 2600 kg di tritolo che aveva in animo di utilizzare quale monito per lo Stato.
L'attacco allo Stato italiano iniziò il 5 novembre del 1992. Un proiettile di artiglieria fu collocato nel giardino di Boboli a Firenze. Fu il primo messaggio rivolto a qualcuno che avrebbe dovuto capire cosa fare, ossia molto probabilmente fermare le indagini in corso nelle procure di mezza Italia in quegli anni, atte a scoprire quanto di illecito stava avvenendo nel nostro Paese, illeciti perpetrati a livello politico istituzionale sotto l'egemonia del mafia.
Il 14 Maggio 1993, poiché il proiettile di Boboli non aveva sortito l'effetto sperato, in Via Fauro a Roma "cosa nostra" fece esplodere 100 chili di tritolo, si disse indirizzato a Costanzo, il conduttore televisivo che in quei giorni sparlava di "cosa nostra". Sicuramente Costanzo sparlava di cosa nostra ma forse la lettura di quel tritolo è più complessa e tutta da scoprire in sede giudiziaria.
Il 27 Maggio 1993 a Firenze in via dei Georgofili la "messaggistica" mafiosa continuò, indirizzata alla galleria degli Uffizi, rivolta all'arte, così hanno detto i processi. Può darsi, ma indagini più approfondite non guasterebbero.
Il 27 Luglio 1994 esplodono contemporaneamente tre bombe: due a Roma sotto la chiesa di San Giovanni in Laterano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro, l'altra a Milano in via Palestro sotto il Padiglione di Arte Contemporanea.
Ancora arte, ma anche altro con ogni probabilità, perché le chiese erano sicuramente care al Papa che aveva tuonato ad Agrigento contro la mafia stragista. Oggi sappiamo che le massime gerarchie ecclesiastiche nulla facevano per il 41 bis affinché fosse annullato e questo alla mafia non piaceva. Si sa invece che i cappellani nelle carceri, agli occhi della mafia, la loro opera la svolgevano bene perché il 41 bis non lo volevano e lamentavano sicuramente le condizioni disumane di questo regime carcerario.
Nel ricordare l' esplosione di Milano bisogna domandarsi inoltre se questa mirava solo a colpire l'arte o, come si è ipotizzato, se mirava anche a colpire il palazzo della stampa e gli istituti di credito.
La mafia voleva sue leggi, lo diceva a chi di dovere con tutto quel tritolo e poco tempo dopo ha ottenuto ciò che voleva. I tentativi di abolizione dell'ergastolo alla mafia stragista in Italia sono datati 1998, poi aprile del 2000 e così via non erano quindi solo dei benefici per la mafia che quelle bombe cercavano....
Oggi i mafiosi rei della strage di Firenze come Cosimo Lo Nigro non sono già più a 41 bis e godono di sconti di pena rispetto all'ergastolo loro inflitto in Cassazione. Non si trova, inoltre, il modo di ricondurre gli stragisti a 41 bis malgrado gli strumenti in mano alla Magistratura e al Ministro della Giustizia esistano.
In Europa è la seconda volta che ricostruiamo queste vicende, lo abbiamo già fatto a Colonia il 13 Maggio scorso. L'Europa, come noi non ama i forcaioli, ma siamo convinti che con la mafia non si scherzi. Noi abbiamo sperimentato la sua ferocia sulla nostra pelle e vogliamo che almeno l'Europa capisca che quando si tratta di organizzazioni criminali mafiose il 41 bis e l'ergastolo vanno sanciti una volta per sempre, perché è proprio per questo che in Italia a cavallo degli anni 1992-1993-1994 la mafia corleonese ha usato sulla pelle di innocenti troppo tritolo.
Con grande dispiacere abbiamo assistito alla esportazione della mafia avvenuta di recente in Germania. È da anni che facciamo notare proprio a partire da quanto abbiamo sofferto noi, che Provenzano e Riina avevano già deciso di esportare la mafia stragista a Firenze, Roma e Milano uscendo dalla Sicilia.
Giungo adesso nello specifico più al tema che questo meeting si propone di affrontare e mi scuso per aver rammentato fatti gravissimi avvenuti nel mio Paese che tuttavia ho ritenuto indispensabile ricostruire, altrimenti il nostro dire non si comprenderebbe fino in fondo.
Ebbene, il verificarsi di eventi quali quelli da me descritti, fanno si che si senta davvero la necessità, peraltro avvertita dalla OSCE, del rispetto e della tutela dei diritti umani e dell'introduzione e il rafforzamento, come forse è nel nostro caso, di misure di assistenza anche finanziaria alle vittime del terrorismo, delle stragi e alle loro famiglie.
Ben venga quindi l'incontro di questi due giorni, per analizzare concretamente l'approccio adottato dagli Stati partecipanti attraverso le quattro sessioni in cui è articolato:
- La questione della definizione di "vittima del terrorismo" e di "vittima del crimine violento".
- Le misure approntate da ogni Stato in materia di assistenza rispetto alle quali brevemente citerò quelle che sono state per noi più significative.
- La partecipazione delle vittime ai procedimenti penali a carico dei responsabili degli atti terroristici. Le vittime di via dei Georgofili sono state ampiamente supportate anche con un Esposto recente che verte sulla ricerca di quelli che vengono denominati "Mandanti a volto coperto", ossia i responsabili insieme alla mafia perché collusi nei delitti che vi ho elencato all'inizio.
- Infine il ruolo della società civile soprattutto in termini di consulenza e supporto psicologico.
Ebbene questo è il giusto contesto e ora passo a parlare, per quanto il tempo ci consente, di ciò che questo convegno si prefigge: il sostentamento alle vittime del terrorismo e delle stragi rispetto a tutte le altre vittime di crimini orribili, problema che investe sicuramente buona parte dell'Europa. Tratterò brevemente delle vie che sono state praticabili per noi sperando possa essere di aiuto ad altri.
Spero si possa arrivare anche ad un rafforzamento delle nostre leggi sul sostentamento alle vittime del terrorismo vigenti in Italia, peraltro già "più che buone rispetto al resto dell'Europa", come spesso ha avuto modo di dire il nostro procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso, il quale spesso auspica una Super Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo unificata. Idea che noi condividiamo.
I processi al gotha di "cosa nostra" responsabile delle stragi del 1993 iniziarono il 12 Giugno 1996. Il Pubblico Ministero era Gabriele Chelazzi, il magistrato che ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità, anche quella oltre la mafia e che la sera del 6 Maggio 2002 vide coronata la bontà dei suoi processi presso la Corte di Cassazione di Roma: 15 furono gli ergastoli inflitti alla mafia corleonese, soprattutto da qui è partita la giustizia, quella almeno risarcitoria, per i familiari dei morti e per i feriti alcuni invalidi in modo molto grave.
All'inizio del processo penale si costituirono parte civile oltre la Regione Toscana, il Comune di Firenze, la Provincia di Firenze e l'Accademia dei Georgofili, tutti gli altri analoghi Enti delle città coinvolte dalle stragi, quanti ebbero i parenti uccisi negli attentati e feriti rimasti invalidi e non.
La costituzione di parte civile nel processo penale ha sempre avuto per tutti noi un rilevanza enorme: Cosa Nostra era arrivata con la sua arroganza terroristica fino a Firenze passando per Roma e Milano e la nostra risposta doveva essere adeguata.
La costituzione di parte civile nel processo penale ha poi nel tempo prodotto i suoi effetti, perché lo Stato ha istituito un fondo, il 512 del 1999, per le vittime della mafia e della criminalità organizzata.
Poiché lo spirito del Fondo 512 è quello di denunciare, far condannare e ottenere risarcimenti, vi si accede, clausola essenziale, previa sentenza passata in giudicato.
Qui occorre una doverosa precisazione, perché si capisca meglio la nostra posizione, visto che in Italia non per tutti è così, non esiste un Fondo per il terrorismo eversivo non mafioso.
Noi, nello specifico le vittime di Firenze della strage del 27 Maggio 1993 e come noi altri di eguale specie, abbiamo potuto usufruire del Fondo 512 perché le stragi del 1993 sono state eseguite dalla mafia ma con finalità terroristiche ed eversive infatti così recita la Sentenza di Cassazione:
"STRAGE attuata per finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine costituzionale (art. 1 D.L. 15.12.1979 n. 625 conv. Mod. L.15/1980) nonché per agevolare l'attività dell'associazione di tipo mafioso "cosa nostra" (art. 7 D.L. 13.5.1991 n. 152 conv. mod. L. 12.7.1991 n. 203)."
Per meglio poter seguire tutto l'iter legislativo, per ottenere un adeguato sostentamento per le vittime, ma soprattutto per cercare di perseguire la verità giudiziaria sulle stragi del 1993, visto che la Magistratura stessa svolgeva ulteriori indagini oltre la verità appurata dai processi contro "cosa nostra" ed era convinta esistessero mandanti stragisti oltre la mafia, nel 2001 sei di noi hanno costituito una associazione così denominata: "Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili".
Una di noi non c'è già più, mi scuseranno se inserisco questa nota ma per me è importante. Abbiamo speso molti anni della nostra vita, altri ne spenderemo lavorando per l'Associazione che rappresento e siamo convinti che il nostro lavoro sia importante.
Sono più di cento le persone che compongono i nuclei coinvolti a vario titolo nella strage di Firenze del 27 Maggio 1993, ognuna di loro ha una storia e noi abbiamo il compito di tenerle vive queste storie, perché non si dimentichino.
Chiaramente ognuno di noi ha degli interessi personali che comunque sono poi gli interessi di molti e in fondo di tutti. Mia figlia, per esempio, era a Firenze con il suo ragazzo, lui è morto e lei ha assistito a quella morte riportando ferite gravi che l'hanno resa invalida e dopo pochissimo tempo ha contratto una malattia neurologica gravissima determinata dalla strage stessa. E' chiaro che io mi batto per lei, ma credetemi mentre lotto anche per tutti gli altri come lei e per tutti quelli che il terrorismo non ha risparmiato. Nessuno ci farà mai ingoiare ciò che ci hanno fatto i terroristi mafiosi, e vogliamo impegnare i Governi, amministrativamente parlando, in termini di risarcimenti molto alti, perché anche così si combatte il terrorismo, risarcendo le vittime e non pagando i riscatti ai terroristi.
L'impegno profuso da chi come me ha sempre seguito i processi contro "cosa nostra", e da sempre ha sentito il bisogno di supportare le vittime cercando di rafforzare la legislazione vigente e soprattutto di farne promulgare di nuove, è stato costante.
Quando nel marzo del 2001 il dispositivo Europeo ha imposto agli stati membri di uniformarsi in fatto di leggi in sostegno alle vittime anche noi abbiamo contribuito ad un testo di legge, non ancora approvato, all'interno del quale si includevano le così denominate vittime di "particolare allarme sociale" ossia le vittime a tutela rafforzata quali quelle del terrorismo e delle stragi di tale matrice, perché in Italia ve ne sono state tante in questi 60 anni di storia Repubblicana.
Con l'avvento del terrorismo internazionale, vedi Spagna e Inghilterra, siamo stati spinti a considerare incontri con le città colpite dalle stragi: il Comune di Colonia in Germania il 24 e 25 Maggio scorso ha organizzato tramite il Comune di Bologna un incontro fra città colpite dalle stragi e abbiamo partecipato.
Oggi siamo qui.
Unire gli sforzi per cercare attraverso l'informazione di diffondere la possibilità di sostegno alle vittime del terrorismo non può che essere positivo.
Il nostro procuratore nazionale Antimafia, come ho già detto, sostiene che il nostro Paese sia all'avanguardia in fatto di sostentamenti alle vittime del terrorismo anche mafioso, spero ciò sia vero e forse oggi qui, da ciò che impareremo ascoltando, capiremo se è vero o se andrà contestato alla prossima affermazione.
Una cosa è certa, in Italia le leggi per le vittime del terrorismo sono diverse, purtroppo non sempre ben applicate, prova ne è la 206 del 26 Agosto 2004 nata dallo sforzo comune di tutte le associazioni del terrorismo italiano e delle stragi di tale matrice, ma ancora oggi non applicata per intero perché si dice scritta male e quindi in fase di rifacimento.
Non è spingere per rifare o perfezionare le leggi in materia di terrorismo che ci costa fatica, ma il dover constatare che dopo tanti atti di terrorismo verificatisi in Europa e soprattutto in Italia, siamo ancora qui nel tentativo di non dover tendere più la mano ma di essere tutelati fino in fondo, noi le famiglie dei malcapitati, loro le vittime sopravvissute e invalidate e i parenti dei morti.

Grazie.

Giovanna Maggiani Chelli
Vice Presidente Portavoce
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili