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Giustizia: Forgione (Antimafia); il 41-bis è irrinunciabile
Fonte: Giornale di Sicilia, 6 giugno 2007
6 giugno 2007

Si riaccende il dibattito sul regime di carcere duro previsto dal 41-bis, dopo la manifestazione di domenica scorsa davanti al carcere speciale dell'Aquila in aperto sostegno ai terroristi là detenuti e le scritte contro lo Stato apparse sui muri di Bologna. Ma per Francesco Forgione, presidente della Commissione nazionale Antimafia, il 41-bis "è irrinunciabile", semmai è necessario renderlo più efficace con un monitoraggio permanente sul territorio che coinvolga più istituzioni.


Presidente Forgione, si deve ripensare il 41-bis?

"Il 41 bis è uno strumento indispensabile per combattere la mafia. Abbiamo la prova della pericolosità del mantenimento dei rapporti tra chi è in carcere e chi è fuori e tra i boss in carcere tra loro. Il problema è rendere effettivo l'isolamento rispetto all'organizzazione e al territorio".


C'è chi chiede un regime meno duro.

"Il punto non è avere un colloquio in più o in meno, oppure il fornellino nelle celle, ma avere la certezza che dai colloqui e dalla posta i mafiosi non continuino ad avere rapporti tra loro. L'ha detto anche il Procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso, l'ha confermato il ministro della Giustizia Clemente Mastella in audizione in Commissione Antimafia".


C'è chi sottolinea che la pena deve sempre essere finalizzata al recupero?

"Il 41-bis non è una pena accessoria. È uno status che si riferisce alla pericolosità sociale del soggetto. Tanto è vero che è passato indenne dalla Corte costituzionale e anche dall'esame dell'Europa".


Che siano mafiosi o terroristi, boss o gregari, quindi nulla cambia.

"La legge si applica a tutte le tipologie di reato. Non ha importanza quindi neppure il fatto che ci troviamo di fronte a un boss o a un gregario. L'elemento di valutazione è la pericolosità sociale del soggetto. Lo scopo del 41-bis non è la vessazione, non dipende dal grado nell'organizzazione, ma è impedire contatti pericolosi".


A chi deve esserne affidata la prova?

"La valutazione della prova del mantenimento di rapporti socialmente pericolosi non può essere più solo affidata al Tribunale di Sorveglianza ma ci deve essere un monitoraggio permanente da parte di chi opera nel territorio, attraverso un coinvolgimento delle Procure, della DIA, della Direzione nazionale antimafia".


È necessaria una modifica legislativa?

"No, anche senza modificare la legge si possono rendere più efficaci, nel senso che dicevo, le sue disposizioni, ad esempio, se necessario, con un decreto. Bisogna modificare l'onere della prova. Ci deve essere la certezza dei controlli. Il Dap (ndr, il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria) può operare in maniera ancora più rigorosa, applicando in maniera ancora più puntuale il regolamento. Il nostro obiettivo non è un carcere più duro, ma il necessario, effettivo ed efficace isolamento".