Comune di Firenze
"Terrorismo: perchè la memoria non dimentichi"
Innanzi tutto un ringraziamento va a chi ha organizzato questo convegno e ci ha invitati a parlare.
Dare voce a chi come noi ha sofferto per un evento gravissimo quale è stata la strage di via dei Georgofili è il migliore modo di fare memoria.
Un grazie quindi a tutti e soprattutto all'Assessore Lucia De Siervo.
Avevo preparato un intervento sull'importanza della memoria
intesa non solo nel senso di un ricordo esclusivo e fine a se stesso degli eventi di allora, ma piuttosto come monito quotidiano per tutti volto a mantenere desta l'attenzione verso tutto ciò che accade e che è riconducibile agli eventi drammatici del 1993 e all' importanza che quel tritolo ha avuto nel condizionamento della vita politica ed economica del paese.
Avevo ripercorso tappa per tappa il nostro lavoro di questo ultimo periodo, il più recente ma anche il più importante, legato alle cause civili contro la mafia e alla battaglia per il ripristino del 41 bis di fatto abolito ai terroristi eversivi e mafiosi attraverso i Tribunali di Sorveglianza, nell'indifferenza totale, salvando però da parte di chi di dovere, le apparenze.
Infatti avrete letto fra ieri e oggi di tutto e di più sul 41 bis, un corteo all'Aquila di 200 soggetti contro il regime detentivo speciale di 41 bis, l'ha fatta da padrone su tutti i giornali e ancora una volta i terroristi sono diventati star, hanno rilasciato interviste,gli avvocati di soggetti risultati mafiosi fino agli anni 80 hanno detto la loro inorridendo contro il 41 bis.
Si sa la mafia odia per principio un regime di carcere attraverso il quale non può comunicare con l'esterno per dare ordini e in campo è disposta a far scendere chiunque .
Anche noi abbiamo detto la nostra sul 41 bis con un sentito comunicato , ma siatene certi tranne un paio di quotidiani che ci hanno almeno citati, nessuno ci ha fatto una bella intervista, eppure noi per l'abolizione del 41 bis abbiamo pagato fino in fondo , non parliamo poi dei nostri parenti che sono morti in via dei Georgofili e molti sono nella disperazione più nera.
A questo punto quindi dopo l'ennesimo attacco di chi si difende dalla verità completa sulle stragi del 1993, dopo che anche l'ergastolo alla mafia stragista, viene messo in discussione, insieme al 41 bis, pretendendo di affermare che se dopo 30 anni tutti cambiano, anche Salvatore Riina, non credo valga più la pena di inseguire speranze inutili, è forse più giusto dire esattamente come la pensiamo.
Sono passati pochissimi giorni dall'anniversario della strage, nessuno ci ha ascoltato e allora vi leggo il comunicato dato alle agenzie dopo che 310 ergastolani hanno scritto al presidente della Repubblica e nella stessa giornata la Commissione Pisapia ha reso nota la bozza di riforma del codice penale che prevede tra l'altro l'annullamento dell'ergastolo anche ai terroristi eversivi mafiosi rei di strage.
Si dice che nessuno dei terroristi responsabili della strage di Firenze abbia firmato la lettera inviata al Presidente della Repubblica, con la quale si chiedeva l'abolizione dell'ergastolo perché considerato peggiore della morte stessa.
Non avevamo dubbi in proposito, i Fratelli Graviano e tutti gli altri non si sono certo "sporcati" le mani per firmare una petizione tanto sanno benissimo che c'è chi pensa per loro.
"COMUNICATO.
A quattro giorni dall'anniversario della strage di via dei Georgofili, dopo aver ascoltato le nostre parole, ammesso che lo abbiano fatto, la sensibilità dei nostri parlamentari si rivela essere pari a quella della mafia.
Siamo arrivati al dunque :
il "papello" di Salvatore Riina, quella richiesta di benefici carcerari presentato allo Stato nel 1992 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio e prima delle stragi del 1993, che comprendeva l'abolizione dell'ergastolo ha trovato ancora una volta nuovi spazi:
LA TRATTATIVA CONTINUA.
Senatori e parlamentari "buonisti" che ogni giorno assistono inoperosi e menefreghisti dall'alto dei loro scranni alla deriva di quanti sono sopravvissuti alle stragi mafiose terroriste ed eversive, si sono fatti commuovere dalla "letterina" scritta da 310 ergastolani.
310 persone condannate a vita per reati gravissimi, chiedono la pena di morte - benissimo siano esauditi - se non hanno neppure la forza morale di accettare l'unica pena che meritano: l'ergastolo, il fine pena mai.
Informiamo che nei prossimi giorni scriveremo una lettera aperta al Presidente della Repubblica.
Sarà una lettera lunga, dettagliata ed esauriente, nella quale elencheremo una per una le sofferenze, la disperazione, la deriva di quanti, innocenti, sono stati condannati loro stessi "all'ergastolo" e oggi, poco assistiti, vivono reclusi fra le mura domestiche.
Elencheremo, eventualmente, le perizie, circa mille fogli, redatte dai medici legali, i così detti Consulenti Tecnici d'Ufficio del Giudice di Firenze che si occupa delle nostre cause civili contro la mafia.
Daremo inoltre voce ai nostri parenti, a quanti condannati a morte con "sentenze" emesse dai "310" ergastolani sono oggi, senza giustizia completa, sotto due metri di terra.
Ricordiamo ai Parlamentari "buonisti" che le "sentenze" dei "310" non sono state emesse in nome del popolo italiano per fini di giustizia, bensì in nome della sporca politica e per la copertura di turpi affari nei quali troppi parlamentari si trovano coinvolti."
Una cosa dobbiamo ora farla notare: è singolare come il primo tentativo di abolire l'ergastolo risalga al 1998, mentre a Firenze si archivia la prima tranche di indagini sui mandanti esterni alla mafia, probabilmente quei mandanti che al gruppo di fuoco di Bagarella hanno promesso l'abolizione dell'ergastolo e tanto altro ancora, in cambio del favore di usare 300 chili di tritolo in via dei Georgofili e più di mille in Italia.
Poi di nuovo nel 2000, sempre grazie ad un governo di centro sinistra - cosa per lo meno singolare - quando attraverso la norma del rito abbreviato Riina cercò, con gli stragisti di Firenze, di aggirare l'ergastolo ma per fortuna non vi riuscì.
Oggi siamo punto e a capo: si cerca di modificare addirittura il codice penale e il codice di procedura penale in favore di Provenzano, Riina e compagni, in nome dei principi difesi dai padri costituenti, i quali sicuramente in quel momento non avevano a che fare con i corleonesi, così almeno vogliamo sperare.
Andremo avanti per questa strada fino in fondo, non ci lasceremo convincere che la mafia corleonese abbia diritto, come tutti, a sconti di pena, in nome della salvaguardia di principi sacrosanti come dovrebbe essere in un paese normale e come invece non avviene in un Paese dove da troppo tempo ormai governano le mafie.
Giovanna Maggiani Chelli