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Sentenza Mastrogiovanni: grande attesa per le motivazioni
Anteprima dell'articolo di Angelo Pagliaro, destinato al settimanale anarchico «UMANITA' NOVA»
Angelo Pagliaro
31 gennaio 2013

Stanno per scadere i novanta giorni richiesti dal giudice Elisabetta Garzo (Presidente del Tribunale di vallo della Lucania) per depositare le motivazioni della sentenza di condanna dei sei medici imputati per il sequestro e la morte dell'insegnante anarchico Francesco Mastrogiovanni e l'assoluzione dei dodici infermieri emessa, dalla stessa, il 30 ottobre 2012. Prevediamo che, a breve, potremo confermare le voci che circolano in queste ore in città ossia che il giudice abbia bisogno di altri giorni per poter redigere un testo che, obiettivamente, si prevede complesso a articolato. La legge indica espressamente quali sono le circostanze (particolare complessità della motivazione per il numero delle parti o il numero o la gravità delle imputazioni) che giustificano il differimento del termine per il deposito. In attesa confermiamo, qualora ce ne fosse bisogno, di essere fortemente interessati, oggi più che mai, a conoscere le motivazioni della sentenza e in particolare quelle che supportano l'assoluzione del personale infermieristico perché più volte il Gip Rotondo, trasferito in seguito a Salerno, nella sua richiesta di interdizione del personale medico e paramedico era ritornato sul dovere civile e professionale, da parte di un qualsiasi operatore sanitario, di rifiutare di compiere atti contrari al paziente, di opporsi segnalando alle autorità competenti, anche per iscritto, quanto accadeva. È nostro compito cercare di capire, a sentenza emessa, come sia potuto avvenire che su dodici infermieri nessuno sia intervenuto, nei modi consentiti, per evitare le sofferenze e le torture consumate nei confronti di una persona abbisognevole di cure. Il Presidente dell'Associazione "Avvocati senza frontiere", Pietro Palau Giovannetti, all'indomani della sentenza, riferendosi all'incomprensibile assoluzione dei dodici infermieri, ha dichiarato che "è stata resa giustizia a metà". Un problema enorme che il giudice si troverà di fronte sarà quello del confronto tra l'operato degli infermieri e il rispetto del codice deontologico che prevede, tra le altre cose, un patto assistenziale "senza mediazione da parte di altre professionalità e che acquisisce una sua specificità all'interno dei percorsi terapeutici e clinico assistenziali". Gli infermieri dell'Ospedale San Luca di Vallo della Lucania sono stati soggetti attivi nelle 83 ore di contenzione di Francesco Mastrogiovanni e hanno agito in prima persona (con autonomia di scelta e responsabilità così come previsto dal codice?) e quindi avevano l'obbligo di denunciare al proprio collegio ogni abuso e comportamento contrario alla deontologia professionale. L'art. 17 del codice deontologico afferma che l'infermiere, nell'agire professionale "è libero da condizionamenti" mentre nell'art. 30 ribadisce che "l'infermiere si adopera affinchè il ricorso alla contenzione sia evento straordinario, sostenuto da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali". Ricordiamo, ai nostri lettori, che la contenzione, alla quale è stato sottoposto Franco per oltre 83 ore, non è stata neanche annotata in cartella clinica. Negli articoli 33, 34, 43, 48 e 51 del Codice deontologico si ribadisce, con diverse sfumature, che l'infermiere è tenuto, di fronte a carenze, a condizioni che limitano la qualità delle cure e il decoro dell'esercizio della professione, ad abusi e comportamenti contrari alla deontologia, a denunciare tali situazioni ai responsabili della struttura, al proprio Collegio professionale e (come è successo a Franco) in caso di maltrattamenti o privazioni a carico dell'assistito, di produrre segnalazione alle autorità competenti. Davanti alla dura realtà delle immagini "del video dell'orrore" che si sono fatte verità, storia e memoria di una morte disumana, non solo i medici si sono dimostrati privi di pietas ma, anche gli infermieri, a prescindere dal verdetto finale dovranno, prima o poi, interrogare la propria coscienza.

Angelo Pagliaro

(articolo dedicato alla memoria di Raffaella Ruberti del Comitato Verità e Giustizia per Franco...e mai più!)