Puntuale come sempre, nel pomeriggio di ieri si è svolta la nuova udienza del processo per il caso Mastrogiovanni, il maestro elementare morto in seguito ad un incredibile contenzione durata novanta ore, che vede imputati 6 medici e 12 infermieri del reparto di psichiatria dell'ospedale di Vallo della Lucania responsabili del sequestro e della morte del maestro anarchico. Parla l'avv. Caterina Mastrogiovanni, che stigmatizza duramente la requisitoria del pm Martuscelli: «Non avrei mai pensato in un processo così delicato di dover compiere opera di integrazione e di supplenza sia all'attività che alla requisitoria svolte dal pubblico ministero». La legale sottolinea che il pm e la parte civile perseguono lo stesso obiettivo e non a caso siedono sullo stesso banco, ma «signor Presidente, a lei non è sfuggito che questa sinergia tra il pm e la parte civile non c'è stata mai. Il pm è stato distratto, poco attento, poco motivato e ha partorito una requisitoria acefala, avulsa dalla realtà processuale, completamente fuorviante, per nulla attinente all'imputazione». Il pm - secondo l'avvocato - ha processato la vittima, ha affermato che si è meritato il Tso per la sua pericolosità sociale, declassando il comportamento degli imputati, stravolgendo infine le cause della morte. La legale ha poi ricordato che Mastrogiovanni era ben voluto dai colleghi e dagli alunni, che ne hanno tessuto l'elogio in un giornalino scolastico. Pur svolgendo con amore e passione il suo lavoro, da simpatizzante anarchico, che amava la lettura (possedeva duemila libri), era "attenzionato" dalle forze dell'ordine. Poi ha fatto scorrere una sintesi del video, documento agghiacciante che inchioda medici e infermieri alle loro responsabilità. Le immagini, proiettate per la prima volta in tribunale, hanno dimostrato che Mastrogiovanni, legato ai polsi e alle caviglie, non si poteva muovere e gli infermieri sono intervenuti solo per stringere i lacci, insensibili alle sue implorazioni, lasciandolo senza acqua e senza cibo per tutta la durata della permanenza in ospedale. «Ci vuole coraggio - ha detto l'avvocato - a definire la contenzione blanda, mentre intorno al suo letto regna l'indifferenza totale». Nel video si nota che il primario Di Genio, che ha cercato di sottrarsi alle responsabilità sostenendo di essere in ferie, è presente in reparto, si nota un infermiere che dopo avergli terso il sudore gli butta l'asciugamano in faccia, agendo contro una persona legata senza motivo inerme e indifesa.
La legale chiede al Presidente del Tribunale di trasmettere l'interrogatorio del direttore sanitario, Pantaleo Palladino, alla Procura della Repubblica per indagarlo per falsa testimonianza, commessa quando afferma più volte che il primario era in ferie. «Il video è chiaro, ma non riesco a comprendere su quali dati il pm ha elaborato la sua fallace tesi, difendendo medici latitanti, che negano l'evidenza dei fatti». L'avvocato afferma con forza che Mastrogiovanni non è morto per infarto, cosa che nessun consulente ha sostenuto, smonta le menzogne dei medici, chiedendosi come mai questi ultimi, convinti di praticare una contenzione legittima, non l'hanno annotata come prescrive la legge.
L'avv. Giancarlo D'Aiuto sottolinea come tutti i medici e gli infermieri sono responsabili perché non hanno impedito la limitazione della libertà personale, pur essendone a conoscenza. L'avv. Gioacchino Di Palma interviene a nome del Telefono Viola, ripercorrendo le tappe del Tso, da quando il sindaco di Pollica Angelo Vassallo emise l'ordinanza senza alcuna certificazione medica e in palese violazione della legge e della competenza territoriale, perché Mastrogiovanni si trovava nel comune di San Mauro Cilento. All'accusa che Mastrogiovanni avesse dei sassi in tasca replica che non solo non li ha mai lanciati, ma se pure lo avesse fatto non avrebbe mai potuto colpire nessuno, visto che era a una settantina di metri dalla spiaggia. I certificati, una volta redatti, anche se su un modello prestampato, dovevano essere visionati dal primo cittadino, invece Vassallo ebbe solo la telefonata che lo informava dell'avvenuta compilazione. L'avvocato ribadisce che il sequestro di persona c'è stato, tanto più che i medici non consentirono ai familiari di visitarlo. La contenzione - continua - è la sconfitta della medicina, nessuno fa niente per aiutare Mastrogiovanni, anzi tutti si accaniscono contro di lui e la Di Matteo (laureata in medicina dello sport) gli fa la contenzione per punirlo perché per difendere la sua libertà l'avrebbe accolta con espressioni volgari e la punizione è poi continuata in ospedale perché Mastrogiovanni era un uomo scomodo per le sue idee libertarie. Infine, l'avv. Anna Russo, in rappresentanza del Comitato iniziativa antipsichiatria, ribadisce che tutti hanno commesso reati: «Medici e infermieri erano tutti d'accordo e coscientemente e volontariamente legavano i pazienti, senza che nessuno si opponesse». Nell'aula strapiena anche il silenzio e il dolore hanno parlato più delle parole. Oltre al perito legale Adamo Maiese e al sostituto procuratore Alfredo Greco, erano presenti solo un medico, Della Pepa, e quattro infermieri.