COMITATO VERITA' E GIUSTIZIA PER FRANCESCO MASTROGIOVANNI
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Udienza del 2 ottobre 2012
Vallo della Lucania (Salerno), 2 ottobre 2012 -
Al Tribunale di Vallo della Lucania, nel pomeriggio, come fissato, puntuale come sempre riprende, dopo la pausa estiva, il processo contro i sei medici e i dodici infermieri del reparto di psichiatria dell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania, imputati per la contenzione di novanta ore e la conseguente morte del maestro elementare di Castelnuovo Cilento, Francesco Mastrogiovanni, avvenuta la notte tra il 3 e 4 agosto 2009 per edema polmonare in una stanza-cella dell'ospedale di Vallo della Lucania.
L'aula del tribunale è strapiena. Mancano cinque medici, tranne il dott. Michele Della Pepa, assenti anche 4 infermieri. Solo tre giornalisti riescono a trovare un posto ai tavoli degli avvocati, gli altri svolgono il proprio lavoro in piedi tra il pubblico.
All'inizio si sparge la voce che il giovane e combattivo avv. Michele Capano, subentrato in via definitiva nel collegio difensivo in rappresentanza del Movimento per la Giustizia Robin Hood, costituitosi parte civile insieme ad altre tre associazioni (Unasam. Telefono Viola e Movimento Antipsichiatria), intenda ricusare il PM, Dr. Renato Martuscelli, che in un processo del 1999 fece condannare il «noto anarchico» per aver contestato una multa per divieto di sosta a tre anni di reclusione, poi assolto e risarcito dalla Corte d'Appello di Salerno.
Alle 14,40 il PM prende la parola per la requisitoria. Dichiara subito di non gradire la stampa: «Siamo all'epilogo - esordisce - malgrado il clamore e la cappa mediatica». Dice che intende accertare la verità sottoponendosi alla legge. Parla della «morte tragica di un insegnante» e di «una vicenda complessa che sfocia in una morte eclatante» e anticipa di aver diviso la sua arringa in sei punti. Dice che il compito del PM è quello di fare da apripista e perciò oltre che della personalità, parlerà anche della posizione sanitaria e infine della morte e della individuazione delle responsabilità, ribadendo che sono personali.
Inizia ponendo subito sul banco degli imputati non gli accusati, ma il morto, ovvero la vittima, dilungandosi a leggere acriticamente prima la relazione del tenente dei vigili del comune di Pollica e poi quella dei carabinieri di Pollica, che sono esattamente simili. Mastrogiovanni viene descritto come un violento (scorribande per le strade di Acciaroli, sguardo assente e perso nel vuoto, lancio di pietre) dalle espressioni volgari nei confronti della Dott.ssa Maria Luisa Di Matteo. Quando legge la parola anarchico la pronunzia con scandalo come se fosse la peggiore del vocabolario italiano. Sottolinea che Mastrogiovanni intonava canti contro il governo (durante il fascismo molti oppositori furono condannati pesantemente proprio con l'accusa, spesso inventata, di aver cantato canti popolari e sovversivi).
Dimentica che è stato catturato in maniera irregolare con un'ordinanza emessa prima dell'arrivo dei sanitari e in comune diverso da quello del sindaco che richiede il TSO. Anzi quando il 4 ottobre 2011 fu interrogata la teste Licia Musto sulla cattura disse che «il fatto è irrilevante », mentre oggi è diventato centrale nell'arringa e gli dedica molto tempo. Spiega la legge sul TSO e ricorda che il paziente conserva sempre tutti i suoi diritti. . Sottolinea che Mastrogiovanni ha subito un TSO nelle estati del 2003 e del 2005
Legge la cartella clinica e dice che il dott. Rocco Barone non annota la contenzione solo per dimenticanza e riconosce che il video è «una prova atipica». Cita il regio decreto del 1909 e l'art. 60 della Legge Basaglia che vietano la contenzione. Parla di contenzione blanda e ricorda che il paziente è stato frequentemente sorvegliato perché un infermiere ha dichiarato di essere passato accanto al suo letto per ben sessanta volte. Afferma che la responsabilità della cartella clinica è soprattutto del primario ma tutti i medici devono ritenersi responsabili della mancata annotazione della contenzione, riconoscendo che il primario era ben consapevole della contenzione di Mastrogiovanni. Prende in esame le ipotesi della morte di Mastrogiovanni, i suoi consulenti hanno parlato di edema polmonare, altri di morte improvvisa e propende per la morte dovuta ad infarto perché non è stata una morte improvvisa né è dovuta ai mezzi di contenzione, anche se la contenzione e la denutrizione hanno contribuito all'edema polmonare. Parla di colpa professionale e afferma che il primario ha l'obbligo di controllare il comportamento dei medici, i quali sono caduti in un «errore marchiano » perché non hanno rilevato l'infarto in atto nella mattinata del 3 agosto e dovevano far trasferire il paziente nel reparto cardiologico. Riconoscendo infine la scarsa assistenza medico e igienica formula le richieste dell'accusa.
Due ore e 15 minuti di requisitoria per chiedere una condanna inadeguata e non proporzionata ai delitti per i quali i sei medici e i dodici infermieri sono sotto processo: riconosciute le attenuanti generiche per il reato di falso in cartella chiede per il primario dott. Michele Di Genio un anno e quattro mesi di reclusione e un anno e due mesi per i dott. Rocco Barone, Raffaele Basso, Amerigo Mazza, Michele Della Pepa e Anna Angela Ruberto; respinge per tutti il reato di sequestro di persona e ne chiede l'assoluzione. Per l'omicidio colposo previsto dall'art. 589 del CP, riconosciute le attenuanti generiche, chiede 3 anni di reclusione per il primario dott. Michele Di Genio, 2 anni e 6 mesi di reclusione per i dott. Rocco Barone, Americo Mazza; per la dott.ssa Anna Angela Ruberto, in servizio la notte della morte di Mastrogiovanni, chiede la condanna a 2 anni e 7 mesi di reclusione. Solo per 6 infermieri colpevoli di omicidio colposo - Antonio De Vita, Alfredo Gaudio, Antonio Luongo, Nicola Oricchio, Raffaele Russo, Antonio Tardio - chiede due anni di reclusione. Per l'omicidio colposo per non aver commesso il fatto chiede l'assoluzione di due medici Raffaele Basso e Michele Della Pepa, della caposala Maria D'Agostino Cirillo e degli infermieri Juan José Casaburri, Maria Carmela Cortazzo, Giuseppe Forino, Massimo Minghetti e Massimo Scarane Massimo Scarano.
Anni prima Mastrogiovanni per una contestazione ad una multa per divieto di sosta fu condannato a 3 anni! Si sa: è molto più grave una contestazione che l'omicidio di un maestro del quale nello stesso giorno della requisitoria del PM sarebbe ricorso il compleanno.
Il processo proseguirà il 16 e il 17 ottobre con le arringhe dell'avvocato Caterina Mastrogiovanni e delle parti civili, avv. Michele Capano (Movimento per la Giustizia Robin Hood), Gioacchino Di Palma (Telefono Viola), Valentina Restaino (Unasam) e Anna Russo (Comitato Iniziativa Antipsichiatria)
Le arringhe dei difensori degli imputati si terranno il 22 e il 24 ottobre; il 29 ottobre sono previste le repliche mentre la sentenza sarà pronunziata il 30 ottobre 2012 dal presidente del Tribunale, Dr.sa Elisabetta Garzo.
Il Comitato Verità e Giustizia per Francesco Mastrogiovanni
Vincenzo Serra, Giuseppe Tarallo, Giuseppe Galzerano