Non è facile raccontare le giornate dell'11 e del 12 marzo 2011, senza provare emozioni forti e vere.
Intanto nulla di quello che in tanti abbiamo vissuto era scontato, e voglio ringraziare tutte e tutti per la loro tenacia e determinazione, senza il loro contributo, non saremmo stati in grado di vivere, quel meraviglioso senso di appartenenza, ad una comunità resistente e consapevole.
Per due giorni infatti, nel ricordo di Francesco Lorusso, ci siamo ritrovati, vecchi e giovani compagni, con la consapevolezza, che stavamo cercando di azzerare le differenze e le appartenenze, sicuramente per un momento di ricordo e di memoria, ma con la voglia, di provare a costruire percorsi nuovi di liberazione.
Lo si percepiva dagli interventi, in un aula B stracolma come non accadeva da anni, nessuna sbavatura, nessuna retorica o sfoghi di reducismo, dalla dolcezza/durezza di Haidi, un filo rosso ci ha condotti alle parole di Guccini, Evangelisti, Lolli e Tassinari, per la prima volta insieme, a ragionare con tutti noi.
Quattro storie diversissime, che condividevano e si ritrovavano nella critica al feroce attacco alla cultura e auspicavano una ricomposizione della sinistra, poi la giusta rabbia per le condizioni di lavoro, del compagno di Torino, per passare ai problemi della scuola, dell'ambiente... tanti per ricordarli tutti .
Tanti ma non troppi, se pensate che a Bologna, di una simile ricchezza, non si ha memoria.
Memoria, certo anche la memoria ha attraversato quelle giornate, ma con leggerezza rivendicata e cercata, perché nessun compagno, quelli che hanno vissuto gli anni 70, avendo la fortuna, di essere dei militanti della "nuova sinistra" o della "sinistra rivoluzionaria" (fate voi), ha dimenticato il vero significato di quella esperienza e oggi vorrebbe semplicemente poterla finalmente , liberamente, raccontare.
E poi la serata in Via Paolo Fabbri, ad ascoltare la meravigliosa canzone dedicata a Francesco, le parole scritte dalla nostra compagna Carla, e musicate dai compagni del "Tinello di VAG". Ed infine la gioia di ritrovarsi dopo tanti anni a percorrere in corteo in tantissimi, tutte le vie di Bologna, senza l'angoscia di doversi misurare, con caschi e scudi, per via di una odiosa (unica in Italia) Ordinanza Prefettizia, non dimentichiamolo, voluta anche da Cofferati ,per non disturbare i bottegai.
Volevamo con quelle due giornate, a 34 anni dall'assassinio di Francesco, in uno scenario di disoccupazione crescente, di tagli pesantissimi ai servizi, di intensificazione dello sfruttamento, di espropriazione del sapere, di leggi razziste, di guerre, di ...tutto per il profitto e la valorizzazione del dio-capitale, provare a ritessere i mille fili dell'antagonismo sociale,per dire a tutti, che noi non ci stiamo.
Per onestà, dobbiamo dire che non ci interessa rappresentarci come gli unici eredi testamentari delle giornate di marzo, o dell'estesissimo movimento degli anni 70, ci preme solo sottolineare che le ragioni ideali e materiali, che anno alimentato la vita di Francesco, oggi non siano per nulla obsolete, anzi traggano continuamente nuova linfa, e ulteriore legittimazione, a fronte di un tessuto sociale odiosamente devastato dall'attacco padronale.
Per questo, e per altre ragioni ancora, continueremo la corsa di Francesco, per costruire tutti insieme, una alternativa di classe, e un mondo migliore.