Credo che 31 anni siano un tempo sufficiente per cominciare a guardarsi indietro, per tentare di raccontare un'altra storia, diversa da quella spacciata dai "vincitori", diversa da quella dei "dissociati" dalla propria giovinezza, diversa da quella dei tanti grilli parlanti rigeneratisi nelle pieghe della normalizzazione. Una storia fatta di gioie, entusiasmi, lotte, ideali, valori ma soprattutto di critica sociale, oggettiva e soggettiva. Vale la pena raccontare per far conoscere discutere per capire e far capire, contrastare il pensiero unico della non alternativa, delle ingiustizie, delle verità nascoste, della precarietà,degli assassinii sul lavoro, delle guerre,del denaro come unico parametro e valore.
11 marzo 1977 alle 9 di mattina nella zona universitaria ci sono già molti compagni ,in piazza verdi si stanno raccogliendo le ultime adesioni per la manifestazione nazionale del movimento del giorno dopo a Roma. Un compagno arriva dicendo che nell'aula magna di anatomia in Via Irnerio i "ciellini" si stanno radunando per una assemblea, è del tutto evidente che si tratta di una provocazione ,sono stati cacciati dalle facoltà occupate e adesso tentano di legittimarsi sfidando il movimento. Un gruppo di compagni raggiunge anatomia e viene subito riconosciuto e cacciato del servizio d'ordine di Comunione e Liberazione. I compagni tornano in piazza verdi e decidono di boicottare l'assemblea in gruppo ripercorrono via Zamboni e arrivati in Via Irnerio vedono che i "ciellini" si sono barricati nell'aula e sono armati di bastoni ,partono le bordate di slogan,e si discute il che fare. Dopo qualche minuto primo fatto strano arriva una colonna di camion dei carabinieri, in genere i primi ad accorrere erano i funzionari dell'Ufficio Politico (dopo pochissimo si sarebbe chiamato DIGOS). Non lasciano il tempo come abitualmente accadeva, di parlamentare, caricano sparando decine di candelotti ad altezza d'uomo e rincorrono tutti anche i passanti . I compagni ripiegano su Via Belle Arti e riprovano a tornare in Via Irnerio passando per Via Bertoloni, a circa trenta metri dall'incrocio si debbono fermare e buttare a terra gli stanno sparando contro e questa volta non sono candelotti. Cresce la rabbia e da Piazza Verdi altri compagni risalgono Via Mascarella, nel frattempo la colonna dei CC sta risalendo verso Piazza dei Martiri sempre su Via Irnerio, all'incrocio con Via Mascarella si ferma ed è li che viene colpito alla schiena Francesco Lorusso 24 anni studente di medicina militante di Lotta Continua . Del suo omicidio fu incolpato un giovane carabiniere ausiliario Massimo Tramontani assolto in istruttoria grazie alla famigerata Legge Reale (anche Mario Placanica era carabiniere ausiliario, anche lui non rinviato a giudizio con le stesse motivazioni"uso legittimo delle armi..."). Ma fu davvero Tramontani a colpire Francesco? Lui stesso di recente ha ammesso di non saperlo. I fori sulle colonne e sui muri portano a dire con certezza che non fu il solo ma allora chi sparò verso i compagni e per la seconda volta? E perchè lo fece? Nella ricostruzione fatta dal comitato di controinchiesta molti testimoni parlarono di un individuo sulla cinquantina che sceso da una 127 di colore blu che apriva la colonna dei CC aveva aperto il fuoco nella direzione dei compagni che scappavano. Lo stesso Sindacato di polizia SIULP, aveva ricostruito le dinamiche della mattinata che coincidevano perfettamente con quelle del comitato e avevano preparato un numero speciale della rivista. Quel numero non fu mai stampato anche grazie all'intervento del Ministro degli interni Francesco Kossiga, lo stesso che dopo meno di due mesi tentò di nascondere la verità sulle sue squadre speciali che a Roma avevano ucciso Giorgiana Masi. Purtroppo con il non luogo a procedere non si è mai avuta la possibilità di arrivare ad un processo e nessuna corte ha avuto la possibilità di ascoltare le testimonianze. Ma perché a Bologna si cerca il morto in maniera così determinata, si spara per ben due volte contro persone che scappano e comunque in una situazione dove nemmeno erano necessari i lacrimogeni?
Per tutto ciò, per Francesco e per Carlo, per tutti i compagni uccisi, incarcerati, esuli, per noi che avevamo 20 anni allora per chi ha 20 anni oggi, per non dover più ascoltare le parole rotte dall'emozione di un'altra mamma ( Virginia, Haidi, Patrizia...) che chiede con fierezza e disperazione verità e giustizia . Per questo e forse per tante cose ancora, noi "amici di Francesco", saremo martedì 11 marzo alle 10 in Via Mascarella, purtroppo con un grande vuoto dentro, l'assenza di Agostino che è venuto a mancare , si fa sentire. Se Virginia ci aveva insegnato a riflettere, a non odiare, da Agostino abbiamo imparato a ricercare sempre verità e giustizia.