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All'ArTelesiaFestival vince un corto che parla di Telese: ricorda la storia di Fausto e Iaio
Gino Di Vico
29 agosto 2008

"È stato un tempo il mondo giovane e forte,
odorante di sangue fertile,
rigoglioso di lotte, moltitudini,
splendeva pretendeva molto... "

All'artTelesia festival dei cortometraggi, nella sezione indipendenti, ha vinto un filmato che ricordava la storia di Fausto e Iaio due ragazzi morti nel 1978 a Milano.
La morte di questi ragazzi è rimasta uno dei tanti misteri italiani legati agli assasinii politici e dopo anni di indagini non si è mai arrivati ad una vera versione dei fatti che facesse emergere le vere responsabilità, anche se la tesi più accreditata e che Fausto e Iaio fossero stati uccisi da una spedizione neo fascista venuta da Roma a Milano, tra cui c'erano anche degli esponenti del famoso gruppo della Magliana più volte entrati nella scena politica italiana come braccio armato dell'eversione di stato.
Iaio in realtà si chiamava Lorenzo Iannucci partito con la sua famiglia ad otto anni per Milano dove suo padre era emigrato per lavoro e dopo tanti anni per uno strano caso del destino proprio un cortometraggio che lo vede come protagonista vince in quello stesso paese che gli aveva dato i natali. Il regista Osvaldo Verri, presente a Telese nei giorni della manifestazione, era all'oscuro di questa circostanza, che ha portato a Telese anche la sorella di Iaio, Maria che da anni in varie occasioni porta avanti attività che ricordino la figura di Fausto e Iaio per tenere viva la memoria storica di un fatto rimasto impunito ma ancora presente nelle coscienze di tanti che hanno conosciuto questi ragazzi così tragicamente scomparsi.
Il corto dal titolo "Che idea nascere di marzo" è visibile collegandosi al sito Arcoiris.web o cercando Osvaldo Verri in Internet.
La storia di Iaio è anche la storia della sua famiglia che come tante famiglie telesine sono state costrette ad emigrare da un sud povero e chiuso intorno a meccanismi di potere che non lasciavano e non lasciano spazio alla dignità delle persone, quella dignità che si ottiene solo con il lavoro che rende liberi. Una emigrazione che negli anni ha portato via tante famiglie di cui si è persa la memoria, lasciando spesso il peggio della feccia umana quella che non acquisterà mai la libertà rincorrendo politicanti da strapazzo che mischiano le loro miserie con quelle altrui in un gorgo di mutuo scambio in cui vittime e carnefici si confondono rigenerando senza sosta questa umanità piccola piccola che abita le nostre lande.
Credo che per una strana sorte, il destino abbia voluto ricordare Iaio riconducendolo alla sua terra natia dove il suo ricordo avrebbe dovuto (e spero che l'abbia), smosso le coscienze intorno alla figura di un ragazzo che si è trovato non per sua volontà in una storia sbagliata anche elevandolo a simbolo di quei tanti che sono partiti da queste terre non per propria volontà e alle quali tanto dobbiamo e tanto si deve almeno sforzandoci di restare liberi e non servi del potere per costruire un mondo da dove nessuno più debba partire se non lo vuole.