Oggi, trent'anni fa, Fausto Tinelli e Lorenzo "Iaio" Iannucci furono uccisi a Milano, in via Mancinelli, in un agguato fascista. Furono liquidati dai killer mentre andavano ad un concerto. I colpevoli sono ancora liberi. Non è stata fatta giustizia, come sovente accade nel nostro Paese quando si vanno a toccare interessi occulti, quando ci si imbatte negli intrecci innominabili tra politica e sovversione. La verità negata è come un omicidio: perchè ammazza la libertà e la democrazia. Trent'anni fa uscì un documento coraggioso, tristissimo: "Che idea morire di marzo". Raccoglieva testimonianze, materiale giudiziario, materiale fotografico, lettere, bigliettini di gente comune, quella stessa immensa folla indignata che riempì vie e piazze il giorno del funerale, il 22 marzo del 1978: moltissimi scrissero poesie. Fu un'immensa assemblea sotterranea venuta alla luce, con una spontaneità e una forza che divenne simbolica, emblematica. Tutti coloro che lasciarono un biglietto, un foglio di carta con sopra scritto qualche verso o un disegno o semplicemente una parola d'amore, un saluto, un commiato, uno slogan (ne ricordo uno in particolare: "è morta una parte di me"). Esprimevano le proprie sensazioni e il proprio dolore ("non vi conoscevo", scrisse qualcuno, ma è come se vi avessi conosciuto da sempre era sottinteso, "non vi conoscerò più" aggiunse). Forse non erano consapevoli che queste sensazioni personali avrebbero preso una dimensione collettiva, e si sarebbero sviluppate in una sorta di comunicazione autonoma, di linguaggio sociale, di ribellione dolente. Oggi possiamo vederlo come il tam tam della nascente società civile. Quei coetanei di Fausto e Iaio sono diventati adulti, madri, padri, alcuni non ci sono più - la vita è una marcia di avvicinamento alla morte. Nessuno di chi c'è, credo, ha dimenticato quei giorni di trent'anni fa.
Che vergogna! Trent'anni dopo siamo ancora a lottare per cercare di ottenere giustizia. Sapere chi ha ucciso Fausto e Iaio non è mai stato difficile, né impossibile: indizi, prove, testimonianze ce ne sono, a iosa. E poi noi, in verità, sappiamo chi è stato e perché: è semmai lo Stato che non ha voluto andare sino in fondo.
L'associazione familiari e amici di Fausto e Iaio ha prodotto un libro e un dvd (Costa&Nolan): è un lungo sguardo ai luoghi della nostra memoria più recente, è un lungo bellissimo sguardo al mondo dei giovani che scrivendo a Fausto e Iaio hanno saputo creare un "grande cerchio vivente di amore, uguaglianza, fratellanza, pace", come dicono Francesco Barilli e Maria Iannucci della commissione "Che idea morire di marzo 2008″.
A proposito, quel bigliettino che ha dato lo spunto al titolo del libro di trent'anni fa, diceva esattamente: "Che idea morire di marzo, lascio un pezzo di vita e riparto più forte nella lotta, invidiavo i tuoi diciannove anni, ora me li sento addosso di più".