Il 19 aprile 1979 un giovane entra in una sezione del Pci di Torpignattara, quartiere popolare della periferia romana. Si chiama Claudio Minetti, è un fascista che frequenta l'Msi di via Acca Larentia. Appena entrato chiede un libro in prestito dalla biblioteca organizzata all'interno della sezione. Gli chiedono un documento d'identità. Lui rifiuta, prende un libro e scappa via. Un paio di militanti della sezione lo inseguono, ma di scatto Minetti si volta, tira fuori un coltello e ferisce uno dei due. E' Ciro Principessa, 23 anni, tessera del Pci in tasca. Il giorno dopo muore in ospedale. Non è il primo, non sarà l'ultimo. Come lui, altri giovani cadono vittime delle "lame" fasciste. Sono comunisti o coetanei etichettati di sinistra per via dell'abbigliamento, per i luoghi frequentati, o più semplicemente percepiti come "diversi" - basta un dettaglio a far scattare un'aggressione. Sono passati gli anni ma il modus operandi dell'estrema destra rimane invariato quando si tratta di scegliere i nemici della comunità, i destinatari della propria violenza - omosessuali, immigrati, giovani dei centri sociali. Il neofascismo, nelle metropoli come Roma, è una galassia fluida, in continuo movimento, che solo in parte ha a che fare con organizzazioni e sigle politiche definite. Altre volte l'estremismo di destra si riduce a stile di vita, improvvisazione. Il reclutamento della destra radicale avviene nelle curve degli stadi, in luoghi di socialità informali, nei quartieri borghesi come nelle periferie estreme.
A oltre trent'anni dall'assassinio di Ciro Principessa è nata l'idea di ricordarlo con un concorso letterario nazionale. L'iniziativa è partita dal gruppo Progetto memoria e dalle organizzazioni giovanili della Federazione della sinistra. Oggi l'idea è diventata un esperimento politico editoriale. La casa editrice Odradek ha pubblicato in un'unica raccolta i dodici racconti premiati al concorso, con il titolo Sangue rosso e lame nere. Storie di militanza antifascista (pp. 128, euro 10). "Volevamo far conoscere Ciro ai ragazzi che non erano ancora nati al tempo della sua morte - scrive nella prefazione Bianca Bracci Torsi, responsabile del Progetto memoria - ma avevano pianto per Renato di Roma (Renato Biagetti di Acrobax, ndr), Carlo di Genova, Dax di Milano e andammo a ricercare la sua breve vita nel suo rione, Villa Certosa - allora borgata popolare e rossa - dove incontrammo la sorella Lina, il fratello e i compagni di allora. Trovammo la storia di un giovane proletario al quale i vecchi partigiani avevano rivelato la sua appartenenza ad una classe che poteva e doveva cambiare il mondo". Il libro sarà presentato oggi alle 18 allo spazio libri della Festa cittadina della Federazione della sinistra, "Roma che resiste" (partecipano i componenti della giuria del premio: lo scrittore Cristiano Armati, la responsabile antifascismo Prc/Fds Bianca Bracci Torsi, il direttore di Liberazione Dino Greco, l'editore Claudio Del Bello, il regista Citto Maselli e Sandro Portelli). Dodici storie da leggere che parlano di Roma, di una città popolare in gran parte mutata nella sua antropologia, di militanza politica, di sentimenti. Fascista è il poliziotto nella Genova del 2001, il compagno di banco, l'aggressore, il pariolino, il repubblichino nella memoria dei nonni partigiani. Racconti che si interrompono sulla soglia oltre la quale il fascista appare insondabile, pericolosamente contiguo.