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«Ora la commissione sul G8». Ma l'Unione si divide
Fonte: Il Manifesto, 30 Novembre 2006
30 novembre 2006

Rifondazione comunista è la più convinta. «Bisogna indagare sull'inquietante tessuto di menzogne da parte delle forze dell'ordine nei confronti dell'omicidio di Carlo Giuliani al G8 di Genova» dice il capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena. Graziella Mascia del Prc, prima firmataria di una delle due proposte di legge, si dice addirittura ottimista: «Sono convinta che ci siano i margini per fare la commissione in tempi rapidi. La fronda all'interno dell'Unione che si è sempre detta contraria è sempre meno consistente. Credo che la commissione potrebbe cominciare a discutere della sua istituzione già dalla prossima settimana». Il resto della coalizione non fa i salti di gioia. Tolta la sinistra radicale - al cui interno le posizioni sono tutt'altro che univoche - chi sarebbe disponibile a parlare di quel che è accaduto a Genova nel luglio del 2001, come un pezzo dei Democratici di sinistra, ieri si guardava bene dal dirlo pubblicamente. Molto più forte parlano i contrari, a cominciare da Angelo Piazza della Rosa nel pugno e dal capogruppo dell'Italia dei valori Massimo Donadi che si fa un vanto di essere stato «da sempre contrario ad una inchiesta che si occupi di «mettere sotto accusa le forze dell'ordine del nostro Paese nel loro complesso».
Qualunque sarà il destino della commissione di inchiesta sul G8, le dichiarazioni fatte su Calabria ora da Mario Placanica aiuteranno ben poco a sciogliere i nodi di quel che è accaduto il 21 luglio in piazza Alimonda. Da quando ha cominciato a rilasciare interviste a scadenze fisse il carabiniere che sparò contro Carlo Giuliani ha cambiato più volte versione (l'ultima la vedete qui sotto). Ora dice di non essere lui ad uccidere quel giovane che si parò davanti al defender in cui era chiuso, ma non ha mai azzardato ipotesi su chi possa averlo fatto. Anzi più Placanica parla, più i punti oscuri su quel che accadde in piazza Alimonda aumentano. Haidi Giuliani è convinta che non abbia detto tutto quel che sa, che possa raccontare ancora e che per questo dovrebbe essere protetto da una scorta: «Se è vero, come dice, che non ha ucciso lui Carlo perché ha sparato in aria è stato indotto a mentire per coprire il vero assassino su quella camionetta», spiega. Ma anche sulla dinamica che ha raccontato all'epoca dell'inchiesta sul G8, facendosela confermare dal collega Raffone, i conti non tornano. I due dissero che Placanica si era accucciato sopra a Raffone per proteggerlo e invece se fosse vero che il giovane carabiniere calabrese sparò verso l'alto senza guardare dove andavano i colpi sembra difficile credere che il colpo che uccise Giuliani sia stato esploso dall'alto e non dal basso.
Il terreno è scivoloso e lo sarà ancora di più se davvero si discuterà dei compiti della commissione parlamentare di inchiesta sul G8. Oltre al testo firmato da Graziella Mascia e dai parlamentari dell'Unione la commissione Affari costituzionali ha di fronte un testo dei comunisti italiani che propongono di discutere anche delle violenze di piazza da parte dei «black block». Su una linea non troppo diversa si muove l'Italia dei valori, contraria all'inchiesta ma disposta ad accettarla solo se lavorerà «sulle violenze e le devastazioni poste in essere dai cosiddetti black block e con finalità che siano comunque quelle proprie della politica e non della magistratura ordinaria». E poi c'è il fronte di quelli contrari comunque, a cominciare dal leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, passando per il presidente della commissione Affari costituzionali, Violante, per finire con il presidente del Senato Franco Marini che giusto una settimana fa ha tagliato netto: «Vedrei bene che questo problema venisse chiuso».

Note:

per maggiori approfondimenti, leggi l'intervista a Mario Placanica del quotidiano CalabriaOra:
http://www.reti-invisibili.net/carlogiuliani/articles/art_9418.html