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I cori disgustosi dei carabinieri a Genova vi indignano come le grida su Nassiriya?
Giuliano Giuliani
Fonte: Liberazione, 1 dicembre 2006
1 dicembre 2006

"Benvenuto tra gli assassini", "ciao killer", "morte sua vita mia", e poi una bella canzoncina su Carlo, non è difficile immaginarne contenuto e ispirazione. Non è una visita al museo degli orrori, è l'accoglienza festosa ( e lugubre) che i colleghi hanno riservato a Mario Placanica al suo rientro in caserma, dopo che era stato ucciso Carlo Giuliani e a lui - Placanica - era stata attribuita la responsabilità. E' Placanica stesso ad averlo ricordato nell'intervista rilasciata a "Calabria Ora", e lo ha ripetuto anche in diretta televisiva. Non si capisce perché avrebbe dovuto inventarselo. D'altra parte le frasi non sono molto diverse da quelle che, come riferirono le cronache di allora, furono costretti ad ascoltare i cittadini genovesi residenti alla Foce, di fronte all'acquartieramento dei carabinieri chiamati a Genova a difendere l'ordine pubblico. Ma una differenza c'è: oggi le ricorda un ex carabiniere.
Sono espressioni disgustose, denunciano un clima bestiale, inaccettabile. Non posso sottrarmi a un paragone. Qualche giorno fa, a Roma, alcuni individui gridano uno slogan orribile, truculento: 10, 100, 1000 Nassiriya. Giustamente si leva un coro unanime di indignazione, un coro bipartisan di sdegno e di condanna. Scende in capo anche il capo dello Stato. Sto aspettando pazientemente che qualche voce si levi forte e chiara, con la stessa indignazione, con lo stesso sdegno. Perché identicamente disgustose sono le parole che hanno accolto Placanica al suo rientro, identicamente inaccettabili. Con l'aggravante che sono state pronunciate da individui in divisa.
Chissà se si vorrà chiedere conto agli ufficiali sulla piazza, suoi superiori diretti, che, stando alle dichiarazioni di Placanica, sparano i lacrimogeni in faccia ai manifestanti ("io li sparavo a parabola, come mi hanno insegnato", dice Placanica) o picchiano a sangue chi compie il reato di aver in mano una macchina fotografica (si è visto a che cosa possono servire le fotografie). Comportamenti da ordine pubblico o inaccettabili abusi di potere ed esercizio abusivo dei propri compiti?
Dall'opposizione, ma anche dall'interno dell'Unione, si levano strepiti quando si chiede il rispetto del programma e la costituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti di Genova che accerti le responsabilità politiche e della catena di comando. Dicono che non si possono processare le forze dell'ordine. Che sciocchezza! La grande maggioranza delle forze dell'ordine, composta da persone che svolgono con dignità e onorabilità il loro difficile compito, può solo desiderare che le cosiddette "mele marce" vengano individuate e messe nella condizione di non nuocere più al buon nome di polizia, guardia di finanza, carabinieri e polizia penitenziaria. Ma se continua questa intollerabile impunità verso comportamenti che sconfinano in atti delinquenziali, come si potrà ottenere da parte della società civile quel pieno riconoscimento valoriale della delicatissima funzione svolta, che è tra i fondamenti della democrazia?
Leggo che alte autorità dello Stato dichiarano che su Genova si sa già tutto, la Commissione non serve, c'era già stato un comitato d'indagine. No, per favore. Andiamo a rileggerci le carte. Ascoltiamo le testimonianze che le vittime della Diaz e di Bolzaneto riportano con indicibile sofferenza nei processi in corso (processi che si concluderanno, così purtroppo si commenta, con prescrizioni e nulla di fatto). Leggiamo le invenzioni scandalose dei periti, avallate da PM e GIP, sui proiettili che intercettano i sassi che volano, e guardiamo l'ingrandimento del filmato che mostra la posizione della pistola. Bastano pochi secondi, il tempo lo si può trovare facilmente, nulla in confronto al tempo della democrazia che la Commissione d'inchiesta deve salvaguardare.

Giuliano Giuliani

Note:

per maggiori approfondimenti, leggi l'intervista a Mario Placanica del quotidiano CalabriaOra:
http://www.reti-invisibili.net/carlogiuliani/articles/art_9418.html