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I fatti di piazza Alimonda arrivano in Germania. Il Dvd di Carlo diffuso dalla Linke tedesca
Giuliano Giuliani
Fonte: Liberazione, 12 settembre 2006
12 settembre 2006

Alla fine, quando sullo schermo appare la fotografia di Carlo seduto sul bordo del caminetto di casa, c'è stato l'applauso di sempre. Questa volta l'emozione era dei cittadini berlinesi e insieme a loro di qualche italiano che vive e lavora nella capitale tedesca. L'occasione di vedere le immagini di Piazza Alimonda e conoscere la verità negata dall'archiviazione, la ha offerta Linkspartei, il partito della sinistra tedesca. Il dvd prodotto dal Comitato Piazza Carlo Giuliani con la preziosa collaborazione dell'Arci, che "Liberazione" ha diffuso in grande quantità con una quanto mai opportuna iniziativa editoriale, è stato infatti tradotto in tedesco (e anche in inglese) e sarà diffuso in Germania, un ulteriore contributo contro le menzogne con cui da noi si coprono i fatti e si costruiscono artificialmente gli orientamenti della gente.

Per la proiezione del filmato la Linke ha scelto un luogo storico: lo "studio kino" del Babylon, piazza Rosa Luxemburg. Il Babylon è un vecchio cinema carico di storia, attenzione esclusiva alla grande qualità. Ci sono ancora un organo e la buca dell'orchestra che accompagnava i film muti. Nel complesso della struttura (la sala grande, lo studio kino, il foyer dell'ingresso) c'è stata un'intensa giornata di impegno politico, a ridosso delle elezioni per il rinnovo della amministrazione locale che si svolgeranno domenica prossima e che la sinistra unita (socialdemocratici e Linke) conta di vincere. Un motivo in più per considerare di grande valore la scelta di proiettare le immagini più significative e simboliche del G8 genovese (il prossimo appuntamento del G8 sarà proprio a Berlino).

Non ho potuto rinunciare nelle poche ore di permanenza a una visita alla Porta di Brandeburgo. Irriconoscibili quei luoghi rispetto al febbraio dell'89, quando c'era ancora il muro e quando andai a Berlino Est in delegazione, per una di quelle visite, prevalentemente inutili e formali, che venivano annotate sotto il titolo di scambi di amicizia e solidarietà. Al di là della Porta c'era una comitiva di turisti spagnoli e una giovane guida rievocava una pagina di storia. Indicando più volte l'immensa costruzione che sorge nei pressi, parlava dell'incendio del Reichstag, anno 1933 (oggi il Bundestag è la sede del parlamento nazionale). Spiegava come attribuirono l'attentato a un comunista (oggi direbbero preferibilmente terrorista), e che questo fu l'alibi per lo sbriciolamento della costituzione e l'introduzione delle leggi speciali naziste. Insomma, pensando a Bush, a Blair e a... Cicchitto, la situazione non è molto cambiata negli ultimi settant'anni. Oggi in nome della lotta al terrorismo fanno il "patriot act", ti promettono sicurezza ma in cambio riducono i diritti e le garanzie, predicano la guerra e la fanno contro la popolazione civile. Domenica sera il concetto lo ha tradotto in modo esemplare Blob: a schermo nero, si sentono in sottofondo le grida e i rumori agghiaccianti dell'attentato dell'11 settembre; successivamente sul teleschermo compaiono i colori della bandiera della pace, poi i colori si ingrigiscono e si sbriciolano, cadono imitando la polvere che accompagna il crollo delle Twin Towers. In nome della lotta al terrorismo si distrugge la pace.

Torniamo al Babylon. Nella iniziativa riservata ai fatti di Genova e a Carlo ho ricordato anche la testimonianza di una vittima della mattanza della Diaz: Lena, una ragazza tedesca ridotta in fin di vita. In sala c'era una giovane donna: mi ha spiegato che anche lei si trovava quella sera nella palestra della scuola, che anche lei era rimasta vittima, per fortuna meno gravemente di Lena, e che è venuta già a testimoniare a Genova al processo contro i poliziotti violenti. Nel 2002 ha avuto un figlio, sembrava dovesse nascere ("vedere la luce", ha commentato lei) proprio il 21 luglio, il giorno della mattanza, il giorno dopo l'omicidio di Carlo, ma ha ritardato una settimana. Non mi ha dato l'impressione di essere una manifestante violenta e aggressiva.