Rete Invibili - Logo
Sul corpo di Carlo inammissibili e infamanti vendette
di Giuliano Giuliani
Fonte: da Liberazione - 21 agosto 2005
21 agosto 2005

A Rignano Garganico, i compagni di Rifondazione hanno intitolato la sezione a Carlo. Quest'anno ci hanno invitato in occasione della festa del giornale che scherzosamente chiamiamo "di famiglia", per l'attenzione che continua a dedicare a Carlo e ai fatti inquietanti di Genova e perché spesso ci ospita.
Rignano è un paese di forte emigrazione (oggi conta poco più di duemila abitanti), ma i legami originari sono ancora forti: molti ritornano per i brevi periodi di vacanza che le meraviglie dell'iperliberismo concedono, soprattutto i giovani mantengono relazioni via internet o attraverso le associazioni. Ha visto negli anni una forte tradizione di sinistra, comune al promontorio, e un susseguirsi di amministrazioni Pci-Psi Tradizione interrotta, tanto che oggi c'è una giunta Ds-An-Forza Italia. Paese che vai, riformismo che trovi!
Al dibattito che ha concluso la festa era atteso Nichi Vendola, trattenuto altrove. Nella piazza c'era davvero tanta gente, diverse centinaia, attente, in piedi per oltre tre ore, qualcosa di incredibile. Merito soprattutto di Fabrizio Longhi, dodici anni di felice apostolato qui, ma insopportabile per la chiesa ruiniana: per il suo impegno sociale e civile; per avere accolto gli ultimi, gli immigrati, i gay, le prostitute; per aver combattuto la vera lotta, culturale sociale ed economica, contro la droga, cioè contro le droghe pesanti; per aver considerato l'ostia non tanto il simbolo di un sacramento ma la testimonianza di una fraterna condivisione. Don Fabrizio è tornato a salutare i suoi parrocchiani, di destra e di sinistra, dicendo che la chiesa, allontanandolo, non aveva punito lui ma l'intero paese. E ha ricevuto l'applauso più lungo e più convinto. Anche di questo invito intelligente vanno ringraziati i compagni di Rignano.
L'ultima di quelle tre ore di dibattito è stata dedicata a Carlo. Non è una novità che le immagini hanno una forza persuasiva che le parole non riescono sempre ad avere. Ne discutiamo spesso a proposito di informazione e disinformazione televisiva. Eppure per troppo tempo, nel nostro girare l'Italia, ci siamo limitati a parlare. A Rignano abbiamo portato un cd-rom: tre brevi filmati e una sessantina di fotografie, che ci siamo limitati ad illustrare nei loro particolari. La gente è ammutolita. Sono scomparsi i "sì, però", i commenti (legittimi se non si conoscono la realtà e i fatti per come sono realmente avvenuti) di quanti pur solidarizzando con Carlo attribuiscono la sua uccisione alla paura di un giovane e inesperto carabiniere, alla concatenazione di eventi non previsti, persino a un suo improbabile concorso di colpa. Niente di tutto questo.
E invece la convinzione che si sia trattato di eventi voluti, preordinati; che sul corpo di Carlo sono state commesse inammissibili e infamanti vendette; che è necessario fare tutto il necessario perché quei fatti non si ripetano, per difendere la democrazia. E ancora: la constatazione che ci hanno raccontato tante bugie, ci hanno nascosto verità evidenti, hanno persino prodotto vergognose performances cinematografiche (ricordate il "bastardo ti ho visto, tu l'hai ucciso, con il tuo sasso" di un funzionario di polizia rivolto a un incolpevole manifestante?).
Ma se nelle caserme, negli uffici riservati, nelle stanze peritali, nei tribunali hanno fatto tutto questo per nascondere la responsabilità dell'uccisione di un piccolo ragazzo, viene fuori con ancora maggiore evidenza quel mondo di bugie, di omissis, di manomissioni, che il potere ci propina da cinquantasette anni, da Portella delle Ginestre a oggi, attraverso quella via crucis di attentati e di esecuzioni che costella il nostro paese.
C'è una sola esigenza, che viene persino prima della giustizia, ed è l'esigenza di verità.
Per quanto riguarda Carlo quel cd-rom è a disposizione: delle redazioni dei giornali e dei TG, dei consigli comunali, dei parlamentari, delle feste di piazza. Non c'è copy-right, basta solo decidere di esprimere commenti dopo una conoscenza precisa dei fatti. Se non altro per evitare di doversene vergognare.