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INTERVISTA: Haidi: la memoria è denuncia
La mamma di Carlo: «Troppe volte in Italia abbiamo dimenticato»
LORIS CAMPETTI
Fonte: il manifesto - 21 Luglio 2005
21 luglio 2005

Don Andrea Gallo , il prete Angelicamente anarchico, come si definisce nel suo ultimo libro, la descrive come una «piccola donna straordinaria» e ha ragione. Se anche ieri - a quattro anni da quel colpo sparato dalla Beretta 92 calibro 9 lungo in dotazione al carabiniere che ha ucciso Carlo - piazza Alimonda è tornata a riempirsi di persone, è grazie alla piccola Haidi Giuliani; è grazie alla sua tenacia, alla sua capacità di raccogliere intorno a sé la parte migliore di questo nostro smemorato paese. Le abbiamo parlato al termine della commovente cerimonia nel luogo che per molti si chiama da tempo «Piazza Carlo Giuliani - ragazzo», il luogo dove dovrebbe essere eretto un cippo alla memoria del figlio di Haidi e Giuliano, comune di Genova permettendo. La decisione è attesa lunedì prossimo.

Ancora qui, Haidi, dopo quattro anni. Che significato ha questo appuntamento?

Vedi, sto seduta sul gradino dove sono rimasta di giorno e di notte nei primi mesi dopo l'uccisione di Carlo. Non lo faccio per mettermi in mostra, credimi, non cerco visibilità. E' che se smettessimo di ricordare quel che è successo di e ritrovarci insieme, una pesante pietra verrebbe posata sopra i fatti di Genova. Pensa quante volte è successo in Italia, negli ultimi decenni.

Ricordare Carlo ci aiuta a riflettere. Qual è oggi la tua riflessione?

Carlo ci fa dire che la democrazia è un bene transitorio i cui confini vengono spostati a seconda degli interessi del potere. Anche la legalità è diventata flessibile. Abbiamo una splendida Costituzione che ci tutela, ci dà garanzie importanti. Purtroppo non viene applicata e rispettata. Non sto parlando soltanto di piazza Alimonda e del G8 del 2001, penso al modo come vengono trattati i migranti, ai Cpt e a tante altre cose.

Ci sono tante persone, altre arriveranno per il concerto, la mostra, i dibattiti di questi giorni di iniziative per Carlo. Se c'è un assente, questo è la politica. Anche la nostra.

Io per carattere guardo sempre le persone, e le persone le vedo. Sono persone che fanno politica, per me questa è la politica, quella vera. Se parli della «Politica» con la maiuscola, hai ragione, ma generalizzare non serve. Per affrontare le spese legate alle iniziative di questi giorni siamo stati aiutati dalla Provincia e dalle Coop, come negli anni passati. Solo così riusciamo a pagare il teatro per la mostra. Un'assenza in particolare mi ferisce ed è la Genova che sta a guardare. Ci sono compagni genovesi, tanti ragazzi e amici di Carlo qui in piazza, ma sono forse di più le persone venute da fuori, da tutt'Italia.

La memoria, insistono i ragazzi dei centri sociali genovesi, non può essere un pacchetto da mettere nel surgelatore ma va vivificata con l'agire collettivo. Sei d'accordo?

La memoria ha un valore quando è denuncia. Spero di poter continuare a farlo in questi giorni, in piazza, ai concerti, alla mostra, nei dibattiti. E siccome ho molto paura dell'indifferenza del paese, seguo da vicino i processi e chiedo anche a voi di seguirli con molta attenzione. Il processo ai 25 manifestanti è un processo a tutti noi che non rinunciamo alla denuncia. Dobbiamo aiutare, anche economicamente, chi si sta impegnando sul versante legale.