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"Un anno senza Carlo"
di Antonella Marrone - 2002 - Baldini & Castoldi

da http://baldini.editore.it/


Genova 20 luglio 2001: durante gli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti anti G8, in piazza Alimonda, da una camionetta dei carabinieri qualcuno spara due colpi di pistola. Uno raggiunge in pieno viso Carlo Giuliani, 23 anni, e lo uccide. Carlo aveva in mano un estintore. A distanza di un anno - un anno travagliato da polemiche politico-giudiziarie, indagini della Procura genovese e commissioni d'indagine parlamentari, depistaggi e colpi di scena - la giornalista Antonella Marrone ha incontrato Haidi e Giuliano, i genitori di Carlo, per un confronto-confessione su come è cambiata la loro vita dopo la morte del figlio. Ne è nato questo libro, una sorta di diario tra passato e presente, una trama di pensieri, ricordi e voci che si intrecciano. Un anno senza Carlo è il cammino orgoglioso di un padre e una madre verso una verità ancora negata, un anno di lavoro e di paziente esame di foto, filmati e documenti sulle giornate di Genova. Un anno in cui la disperazione ha lasciato spazio all'impegno civile: informare (nelle scuole, assemblee sindacali, forum sociali), indignare le coscienze è diventato l'imperativo etico dei coniugi Giuliani, per «avvertire» con la loro testimonianza altri giovani e fare in modo che non si dimentichi. Il libro, va detto, ha una forte carica di denuncia, lucida e consapevole, avanzando più di un sospetto che quel giorno maledetto chi era responsabile dell'ordine pubblico abbia voluto alzare il livello della provocazione per poter autorizzare la repressione, creando così le premesse per quella «trappola» che è diventata piazza Alimonda. Ma non c'è odio, non si urla vendetta, anzi si offre un'altissima lezione morale: il diritto ad avere giustizia va oltre il risarcimento della vittima e riguarda lo Stato di diritto (in quei giorni umiliato); se, quindi, questa tragedia può servire è solo affinchè in futuro, in un Paese democratico, «nessuno si permetta di ammazzare un altro ragazzo in questo modo», e per ciò, se necessario, si può anche usare la memoria di un figlio.