È sbagliato affrontare il G8 di Genova e le sue violenze come fosse una questione essenzialmente italiana. Per The Summit, il documentario che viene presentato stasera all'America, quanto accadde in quei giorni va invece rivisto nell'ambito di una precisa strategia internazionale: solo così si può spiegare quella che è stata definita da Amnesty International "la più grande sospensione dei diritti democratici, in un paese occidentale, dalla fine della seconda guerra mondiale".
«Per noi, il G8 genovese è il nostro 11 settembre - dice Massimo Lauria, che ha realizzato il film insieme a Franco Fracassi - Da quel momento tutto è cambiato: esiste il mondo prima di Genova 2001, e il mondo dopo Genova 2001. In quei giorni, l'attenzione venne tra l'altro spostata sulle botte in piazza, e non si parlò delle decisioni ratificate al G8, che sono invece alla base di tutto quello che è successo negli ultimi dieci anni: la crisi economica e finanziaria, la disoccupazione, la questione del debito pubblico ».
E il film come ne parla?
«Abbiamo fatto centinaia di interviste, studiato i processi, consultati documenti e video. A Genova in quei giorni c'erano settecento agenti americani, c'era un coordinamento coi servizi stranieri: non è possibile pensare che la decisione di operare una repressione così feroce fosse tutta italiana. Ci siamo resi conto che c'era una volontà internazionale di far esplodere la situazione, portando al culmine metodi già sperimentati a Seattle, Napoli, Goteborg. Si è voluto trasmettere il messaggio che la piazza era pericolosa e stroncare tutto quel movimento che aveva riunito cattolici, liberali, contadini europei e del sud del mondo».
The Summit è stato presentato alla Berlinale 2012, e sta uscendo in questi giorni a Cagliari, Trento, Catania, Catanzaro, Milano, Torino...
«Ma nel frattempo ne abbiamo fatto vedere alcuni stralci nelle scuole di Roma - aggiunge Lauria - perché ce l'hanno chiesto gli studenti, soprattutto dopo le manifestazioni di ottobre. I ragazzi sono interessati, vogliono sapere, ci hanno chiamati in assemblee oceaniche, con 500 studenti che ogni volta divorano le immagini, domandano, scoprono cose di cui per lo più avevano solo sentito parlare, perché all'epoca erano bambini».
Questa sera, all'America di via Colombo, proiezione alle 21, seguita da un incontro con i registi Lauria e Fracassi, Giuliano Giuliani, Antonio Bruno. Nel film, tra l'altro, ci sono ricostruzioni precise su ciò che accadde in via Tolemaide e piazza Alimonda, sulle molotov alla Diaz, i Black Bloc lasciati liberi di devastare, la pietra accanto alla testa di Carlo Giuliani. E alla serata parteciperanno rappresentanti di Amnesty, dettaglio cui gli autori tengono molto: «Dopo aver visto il film, Amnesty ha deciso di patrocinarlo: e questo è per noi un particolare motivo di orgoglio».
"Cambia rotta", in scena la guerra ai pacifisti
MENTRE "The Summit" arriva il sala, il G8 è tema centrale di "Cambia rotta", che andrà in scena sabato (ore 21) e domenica (ore 17) al Teatro Garage per la regia di Antonio Tancredi. "Cosa fa un marinaio quando le mappe di navigazione si mostrano sbagliate, quando le bussole e gli orologi e i sestanti non segnano più con la precisione di un tempo?" Cambia rotta. Questo passo dello scrittore uruguaiano Raul Zibechi dà il titolo al lavoro del Teatro degli Zingari: il racconto del viaggio di decine di migliaia di pacifici dimostranti da tutto il mondo che nel luglio 2001, arrivarono a Genova, dove però ad accoglierli furono grate e forze armate, mentre le frontiere venivano bloccate e i veri teppisti, pochi ma criminalmente organizzati, agivano impunemente. Ne sono interpreti Pierugo Bertolini, Ottavia Brunetti, Antonio Cosmelli, Angelo Frola, Maurizio Frumento, Arianna Sale, Giorgio Scicchitano. Musiche e canzoni di Pierugo Bertolini e Roberto Gho, scene e costumi Teatro degli Zingari.