Roma, 20 feb. (Adnkronos) - Tra gli interrogativi che ancora circondano l'uccisione di Carlo Giuliani durante le manifestazioni contro il G8 del 2001 ne spunta un altro di cui finora non si era parlato: l'arma di Mario Placanica potrebbe essere stata "manomessa". E' quanto rivelano i due registi del docufilm "The Summit: i 3 giorni della vergogna", che proprio oggi esce nelle sale, partendo da Genova, Franco Fracassi e Massimo Lauria. I due, nel corso delle ricerche per il film, arrivano a uno degli ex periti della famiglia Giuliani, Claudio Gentile: ai due registi il perito spiega che l'arma attribuita a Placanica aveva una parte, la cosiddetta "spina", che cadeva per semplice gravita' pur non dovendolo fare: un segno di possibile ''intervento sull'arma''. L'affermazione viene inserita nel film facendola pronunciare ad un attore, come se fosse una fiction. L'affermazione viene confermata dal perito all'Adnkronos, ma con una premessa: "il dato di fatto e' che la spina e' caduta, dopo di che ci si puo' fare tutte le considerazioni che si crede, ma non possono passare da me. Se questa cosa fosse entrata in maniera diversa nel processo -dice Gentile- ne avremmo anche potuto parlare. Purtroppo cosi' non e'". Il che vuol dire che un fatto del genere potrebbe far riaprire il processo, come chiede la famiglia Giuliani? "Purtroppo questo era un processo di Stato. Nella mia vita ho perso solo 4-5 processi, ed erano tutti processi di Stato. Non ci spero. Ma riprendendo la cosa in una certa maniera, e' possibile". Di certo si tratta di "materiale in grado di riaprire il caso -afferma Massimo Lauria- e per molti motivi sarebbe necessario. Nel film non abbiamo potuto inserire la testimonianza del perito per mancanza della sua autorizzazione, quindi abbiamo usato l'escamotage di far recitare le sue parole a un attore". Giuliano Giuliani, il padre di Carlo, e' rimasto sorpreso anche se solo parzialmente dalla novita' emersa durante la lavorazione del film. "Sono aspetti assolutamente tecnici, sui quali non mi pronuncio. Di certo - dice all'Adnkronos - la necessita' di riaprire il caso di Carlo c'e'. Noi vogliamo ottenere un processo vero, con dibattimento, per arrivare alla verita'". Ma per Giuliani sono altri gli aspetti piu' rilevanti che non sono emersi nel corso degli anni, "a cominciare dal vilipendio del corpo di Carlo, ancora con attivita' cardiaca, da parte di un vigliacco mascalzone che spacco' la sua testa con un sasso". Secondo Giuliani "bisogna restare ancorati a due fatti non smentibili: primo, lo sparo e' diretto e non fu deviato da nessun sasso
volante o altro; secondo, Carlo si trovava a 4 metri dalla camionetta e non a meno di un metro come e' stato sostenuto".