Per sottolineare come i famigliari di Carlo Giuliani abbiano goduto in Italia di tutti i diritti riconosciuti alla parte offesa (anche se non fu loro possibile costituirsi nel processo penale contro Mario Placanica vista l´archiviazione in sede preliminare), la Grande Chambre di Strasburgo a pagina 64 dice: «Infine, nulla impediva ai ricorrenti (i Giuliani, ndr) di avviare, prima o parallelamente al penale un´azione civile per risarcimento danni».
Heidi Giuliani, cosa risponde a questa considerazione?
«Non abbiamo mai richiesto un risarcimento perché non ci interessa. Il nostro principio è che un figlio non ha prezzo e quindi non abbiamo intenzione di chiedere un prezzo in cambio della vita di Carlo e quindi questa strada non ci ha mai interessato. Oltretutto, a stare a quello che ci hanno detto gli avvocati, chiedere un risarcimento civile ci avrebbe impedito di fare qualsiasi percorso penale, ma comunque il nostro principio è quello».
Non sarebbe stato un modo per arrivare comunque ad un accertamento della verità?
«Noi volevamo le responsabilità politiche della catena di comando a Genova e quindi non abbiamo mai voluto imboccare quella strada».
Ora, però, la causa civile potrebbe restare la vostra ultima chance.
«Le abbiamo provate tutte. La causa civile a me particolarmente non piace, anche perché non permette di indicare le responsabilità alte di quanto è stato fatto nel G8 del 2001. D´altra parte ci sono state, proprio qui a Genova, due sentenze molto interessanti (quelle sull´irruzione alla scuola Diaz e sulla prigione speciale di Bolzaneto, ndr) e alcune verità sono già state dette ma....»
Ma?
«Ma non su piazza Alimonda. E noi avremmo voluto che la giustizia facesse il suo corso per dire esattamente cosa è avvenuto in piazza Alimonda prima e dopo l´uccisione di Carlo. Naturalmente la causa civile è molto limitata e limitante, perché dovrà indicare persone responsabili che, oltretutto, secondo noi non sono neanche responsabili».
Il riferimento è naturalmente a Mario Placanica, il giovane carabiniere precipitato in questi dieci anni in una spirale sempre più profonda di gravi problemi psicologici.
«Nessuno pensi che intendiamo rifarci sul cosiddetto povero carabiniere - aveva detto in mattinata Giuliano Giuliani, il padre di Carlo - . Cercheremo di ottenere, se non giustizia, almeno l´affermazione della verità perché questo ci compete e questo per noi è un obbligo».
In primo grado la Corte di Strasburgo vi aveva riconosciuto un risarcimento di 40mila euro.
«Infatti - risponde Heidi Gaggio Giuliani - già in quell´occasione avevamo detto che in caso ci fossero stati versati li avremmo rifiutati, al più li avremmo devoluti in beneficenza».
La sentenza europea vi da torto ma alcuni giudici, seppur in minoranza, hanno votato contro le conclusioni della Chambre.
«Sì, già in primo grado ci avevano dato parzialmente ragione, e anche questa volta hanno riconosciuto le nostre contestazioni, anche se in minoranza. Ho letto le considerazioni dei giudici dissenzienti, e le ho trovate molto valide, si vede che hanno letto molto bene gli atti».