Italia assolta per l´uso letale delle armi, per la gestione dell´ordine pubblico in piazza, per l´iter giudiziario dell´inchiesta e per i diritti delle parti offese. La sentenza d´appello, e definitiva, della Grande Chambre della Corte europea per i diritti dell´uomo di Strasburgo, seppur con molti passaggi che evidenziano negligenze e scarsa collaborazione del nostro governo, ha assolto l´Italia da eventuali responsabilità nelle circostanze che portarono all´uccisione di Carlo Giuliani al G8 di Genova del 2001.
In primo grado la Corte pur concordando con l´Italia per il proscioglimento di Mario Placanica, aveva riconosciuto ai famigliari di Carlo un indennizzo relativo agli errori commessi dal governo nell´organizzare e gestire il servizio di ordine pubblico. Sia i Giuliani che lo Stato italiano avevano presentato ricorso e questa volta, seppur con una Corte spaccata in due, l´operato delle nostre autorità è stato giudicato corretto e rispettoso della Convenzione Europea dei Diritti dell´Uomo.
Sette erano i "capi d´imputazione" relativi ad altrettanti articoli della Convenzione. Solo su uno l´assoluzione è stata unanime. Ta le questioni più delicate c´era la procedura giudiziaria seguita nelle prime ore successive all´uccisione. «La Corte - si legge nella sentenza di 76 pagine - ammette che notificare un avviso di autopsia solo tre ore prima l´inizio dell´esame rende in pratica difficile, se non impossibile per la parte offesa la nomina di un proprio consulente... ciò non di meno l´articolo 2 della convenzione non contempla che una tale facoltà sia riconosciuta ai parenti della vittima». Questo è uno dei passaggi più controversi e contestati dai famigliari di Giuliani. Anche i giudici dissenzienti criticano questa decisione sottolineando come, pur essendo vero che furono i genitori di Carlo a decidere per la cremazione - che impediva quindi qualsiasi altro esame autoptico - lo è altrettanto «che parenti colpiti da un avvenimento così tragico non potevano essere in grado di valutare tutte le conseguenze della loro scelta... «.
Altro aspetto fondamentale evidenziato nel ricorso era la negligente organizzazione del servizio d´ordine da parte del governo e degli apparati di sicurezza. L´appello però ha spazzato via questa impostazione perché, pur «in assenza di un´inchiesta interna approfondita», le autorità italiane «hanno fatto tutto quello che ci si poteva ragionevolmente aspettare da loro per fornire il livello di protezione richiesto in caso di operazioni che comportano un rischio potenziale di ricorso alla "forza letale"». Quindi, nessuna violazione dell´articolo 2 della convenzione che tutela appunto il "Diritto alla vita".
Altra questione stigmatizzata nel ricorso, a sostegno della tesi dell´anarchia gestionale della piazza, era l´utilizzo da parte di molti carabinieri di manganelli vietati. Ma la Corte «non vede in cosa questa circostanza possa essere messa in relazione con la morte di Carlo Giuliani».
Nell´unico momento di unanimità della sentenza, quello relativo all´articolo 38 che riguarda il "comportamento processuale" dell´Italia a Strasburgo pur dicendo che non c´è stata violazione, la Chambre evidenzia come «le informazioni fornite dal governo italiano non fossero esaustive, ma il carattere incompleto delle informazioni non ha impedito il lavoro d´inchiesta».