La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, con sentenza definitiva, ha assolto oggi l'Italia dalle accuse di aver responsabilità nella morte di Carlo Giuliani avvenuta durante gli scontro tra manifestanti e forze dell'ordine nel corso del G8 di Genova. Con una decisione presa a maggioranza la Corte ha dato torto ai Giuliani su tutti i punti del loro ricorso e anche sulla parte che riguarda la conduzione dell'inchiesta sulla morte del figlio. I giudici della Grande Chambre non hanno rilevato lacune nell'indagine e su questo punto hanno, quindi, rovesciato il giudizio espresso in primo grado.
Con tredici voti a favore e quattro contrari i giudici della Grande Camera hanno stabilito la piena assoluzione di Mario Placanica, il carabiniere che sparò a Giuliani in piazza Alimonda, confermando così la sentenza di primo grado emessa il 25 agosto 2009. Inoltre la Grande Camera ha assolto l'Italia dall'accusa di non aver condotto un'inchiesta sufficientemente approfondita sulla morte di Giuliani: in questo caso la Corte si è espressa con 10 voti a favore e 7 contrari. La stessa maggioranza si è pronunciata anche per l'assoluzione dell'Italia dall'accusa di non aver organizzato e pianificato in modo adeguato le operazioni di polizia durante il summit del G8 a Genova.
Placanica fu incriminato per omicidio volontario ma il procedimento venne archiviato dal gup Elena Daloiso il 5 maggio 2003. Nella sua ordinanza Daloiso, oltre ad accogliere la richiesta di archiviazione per legittima difesa avanzata dal pm Silvio Franz il 2 dicembre 2002, aveva sostenuto come l'uso dell'arma fosse stato "legittimo" e "assolutamente indispensabile e graduato in modo da risultare il meno offensivo possibile".
Scaduti i termini per il ricorso in Cassazione, gli avvocati Pisapia e Vinci avevano deciso di fare appello alla Corte Europea dei diritti dell'uomo. La famiglia Giuliani, nel ricorso a Strasburgo, ha invocato, in particolare, l'articolo 2 della Convenzione dei diritti dell'uomo (diritto alla vita), sostenendo che la morte di Carlo "è dovuta ad un uso eccessivo della forza" e considerando che "l'organizzazione delle operazioni per ristabilire l'ordine pubblico non siano state adeguate".
Nell'agosto del 2009 la Corte Europea dei diritti dell'uomo, cui i familiari di Giuliani erano ricorsi, ha stabilito che Placanica agì per legittima difesa. La stessa Corte ha tuttavia rilevato alcune carenze nel rispetto degli obblighi procedurali previsti dallo stesso articolo, condannando lo Stato italiano a pagare 40.000 euro ai familiari di Carlo Giuliani, 15.000 euro a ciascuno dei genitori e 10.000 euro alla sorella, in quanto "le autorità italiane non hanno condotto un'inchiesta adeguata sulle circostanze della morte del giovane manifestante" e che non fu avviata un'inchiesta per identificare "le eventuali mancanze nella pianificazione e gestione delle operazioni di ordine pubblico". E si arriva così ad oggi ed a una sentenza che ribalta, in gran parte, la precedente pronuncia.
"Non è la prima brutta notizia che abbiamo. In ogni caso non ci arrendiamo, continuiamo la nostra battaglia per la verità - dice Giuliano Giuliani, il padre di Carlo - Dal punto di vista legale c'è un'ultima possibilità che sarà una causa civile contro chi ha sparato. Non c'è altra possibilità. Mi auguro che nessuno ci venga a dire che vogliamo rifarci su un povero carabiniere. Lo scopo della causa civile è avere un dibattimento processuale. L'unica cosa che non hanno ritenuto degna di un processo è stata l'omicidio di Carlo. E' vergognoso".