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«Quanta pena per quei celerini»
Haidi Gaggio Giuliani
Fonte: Liberazione, 17 gennaio 2009
17 gennaio 2009

Sì, ho letto le pagine di Repubblica sul "blog dei cattivi poliziotti" e Acab , il libro di Bonini. Che cosa ho provato? Pena. Dopo quasi otto anni, l'archiviazione provvidenziale con cui si è evitato di approfondire i fatti di piazza Alimonda, la cancellazione di tante violenze su persone inermi in fuga per le strade di Genova, tre processi (uno a carico di venticinque manifestanti capri espiatori, il secondo sulle torture di Bolzaneto, il terzo per il pestaggio organizzato alla Diaz) e le relative sentenze, dopo tutto questo dicevo non riesco più a stupirmi.
Credetemi: rimane solo un sentimento di pena. Prima di tutto per il paese in cui vivo. Perché gli "uomini" della polizia che si sfogano in questo blog riservato non vengono da un altro pianeta, sono figli della nostra società, prodotti della (mancanza di) cultura imperante. Ma questo è un tema complesso che richiederebbe una lunga argomentazione, e a me di parole non ne sono rimaste molte.
Mi fa pena A. da Cagliari, che deve avere ben poche soddisfazioni nella sua vita per andare orgoglioso dei maltrattamenti e delle vessazioni su persone ferite e terrorizzate nel chiuso di una caserma. Mi fa pena E. da Padova, che non ha saputo e voluto informarsi davvero e ha preso per buone le favole raccontate dai colleghi e da una parte dei media (le ragazze antagoniste sporche come "una capra malata", le "ore di sassaiole", la città "a ferro e fuoco"...); che pensa sia normale "che qualche collega si sia comportato come un qualsiasi essere umano sotto stress", riducendo in fin di vita un altro essere umano. Mi fa pena P. da Bari, che dimostra un ben misero concetto di che cosa significhi "essere uomo". Vi dirò, mi fa pena anche C. da Roma: è cosciente della "figura" fatta, prova a ricordare agli altri il giuramento prestato, dice che non siamo il Cile di Pinochet (di certo ricorda che "clima cileno" fu una delle precise accuse rivolte alla conduzione genovese del cosiddetto ordine pubblico, o forse ricorda la canzoncina che cantavano i suoi colleghi: «un due tre viva Pinochet, quattro cinque sei morte agli ebrei...»); C. chiama in causa il principio di responsabilità, proprio quello che la sentenza emessa per la Diaz ha vergognosamente ignorato. Ma resta solo, sbeffeggiato dagli altri, nessuno che si associ a lui. E questo è più preoccupante delle squallide dimostrazioni di insipienza dei suoi colleghi. Viene da pensare che la teoria del cesto di mele, nel quale ce n'è una marcia e la devi togliere perché se no si guasta tutto il cesto, non regga. E invece occorre continuare a pensare che tutto il lavoro fatto negli anni settanta per la smilitarizzazione della polizia e per il diritto sindacale dei poliziotti debba continuare ad essere il riferimento di una azione culturale e politica. Ho incontrato diversi poliziotti sinceramente democratici in questi anni; a tutti ho chiesto perché non denunciano i comportamenti arroganti e violenti a cui assistono, l'emarginazione che subiscono; qualcuno si è limitato a stringersi nelle spalle, non ho mai ricevuto una vera risposta. Infine, nessuno dei poliziotti che scrivono nel blog si chiede come mai solo la polizia sia stata messa sotto inchiesta, per il luglio genovese, benché carabinieri e guardie di finanza abbiano ampiamente partecipato alla mattanza. Nessuno dei poliziotti che scrivono nel blog è sfiorato minimamente dal sospetto di essere uno strumento nelle mani morbide e ben curate di chi ha tutto l'interesse per mantenerlo, a basso stipendio, carico di odio. Nelle mani di Lor Signori, scriverebbe Fortebraccio. Io però non sono un grande giornalista come è stato Melloni, sono solo una vecchia maestra, che ha conosciuto tanti bambini meravigliosi ed anche quelli un po' bulli, quelli che menano i compagni perché non conoscono altri modi per entrare in relazione, perché sono frustrati...
Sono questi gli scolari a cui le maestre dedicano responsabilmente maggiore attenzione. Ecco, ormai da tempo penso che sia urgente e necessario che ogni singolo cittadino e ogni cittadina partecipi alla vita delle istituzioni, di tutte le istituzioni, e presti grande attenzione anche alla formazione delle forze dell'ordine.