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Placanica, possibile che non sappia chi sparò a Carlo?
Haidi Giuliani
15 agosto 2008

La notizia che Mario Placanica ha denunciato ignoti per omicidio, per l'omicidio di Carlo, mio figlio, me l'ha data l'altra sera per telefono una gentile giornalista di Italia Uno. Mi ha chiesto un commento. Io ho potuto dire solo tre cose. La prima è che Mario Placanica da sette anni offre versioni diverse e altalenanti a proposito dell'uccisione di Carlo e che a questo punto dovrebbe decidersi su qual è la versione più vera. Ha detto - e tutto fa supporre sia anche il senso di questa sua ultima iniziativa con il suo attuale legale, professor Carlo Taormina - che non è stato lui a sparare. Ma siccome una delle poche cose certe di questa vicenda è che lo sparo è partito dalla camionetta Defender dei carabinieri se non è stato lui dica chi è stato. Denunciare un "ignoto" che era con lui in quel momento è un po' strano. La seconda cosa: Mario Placanica si è affidato a diversi avvocati fino ad oggi. A quanto pare non sa scegliere bene, dovrebbe essere più attento. La terza è che come dice un compagno, un caro amico, il caso di Piazza Alimonda, di Carlo è la rimozione di un omicidio ma rientra nella rimozione più generale dei fatti del G8 2001 di Genova.
In realtà, il punto è questo, non si vuole fare chiarezza sulle responsabilità a partire da quelle politiche (vorrei ricordare che chi parla tanto di giustizia, oggi, a suo tempo ha votato contro la commissione di inchiesta alla Camera e negare una commissione di inchiesta non è certo fare giustizia), per continuare con la catena di comando che ha gestito le giornate di Genova e che ha visto massimo responsabile, il signor Gianni De Gennaro, inquisito per istigazione alla falsa testimonianza a latere del procedimento sui fatti alla scuola Diaz e che non si è mai presentato in tribunale, oggi ai vertici dei servizi. Per continuare nella catena fino a vari personaggi che in sette anni hanno fatto carriera all'interno della polizia. Vorrei aggiungere un'ultima osservazione. Come ripete da tempo il padre di Carlo, l'arma dei carabinieri non viene mai indagata, neppure nominata. Eppure è l'arma dei carabinieri che dà il via alle aggressioni ad un corteo autorizzato il 20 luglio in via Tolemaide, aggressioni che generarono sbagliate violenze su cittadini e manifestanti inermi. Dovrebbe essere materia di riflessione per tutti.