Sei anni. Tanto c'è voluto per il primo via libera, a Montecitorio, alla commissione d'inchiesta sui fatti di Genova 2001. E' solo il primo passo. Sei anni dopo. Dopo quello che Amnesty International ha definito, con una sua inchiesta indipendente, la più grave violazione dei diritti umani, in Occidente, dalla fine della seconda guerra mondiale. Dopo il blando comitato di indagine conoscitiva stabilita dal governo che gestì il G8 e i massacri in piazza. Quei parlamentari lavorarono senza avere elementi certi, e documenti, come è stato possibile raccogliere in seguito. Ricordiamo, per l'ennesima volta, le prove false, due molotov, portate apposta dalla questura alla Diaz.
E il via libera di ieri in commissione Affari costituzionali della Camera, giunge quattro anni dopo l'archiviazione dell'omicidio di Piazza Alimonda e tre anni dopo l'avvio lento e faticoso dei processi per gli abusi e le violenze alla Diaz e Bolzaneto. E ancora, sei anni - tanto abbiamo aspettato - per vedere in prima serata sulla tv pubblica una trasmissione, quella di Carlo Lucarelli, che facesse il punto della situazione, una ricostruzione decente di quei giorni. Dalla parte dei fatti. Proprio quello che dovrà fare la commissione della Camera quando, finalmente sarà istituita.
Sei anni, credo bastino.
Ora le destre protestano: lo chiamano colpo di mano, e non solo loro, ma anche pezzi della maggioranza attuale, dipietristi e Udeur, si sentono ostaggio della sinistra estrema.
Farebbe ridere se non fosse così triste questa carica di anatemi contro un'inchiesta parlamentare scritta nero su bianco nel programma dell'Unione. E che, comunque, ha dovuto aspettare un anno e mezzo per il primo via libera, quello di ieri, alla commissione Affari costituzionali della Camera. E' sempre triste leggere le dichiarazioni di chi parla a prescindere, senza voler vedere o ascoltare e neppure leggere. La carica di accuse, dall'opposione e persino dalla stessa maggioranza, svela che,
evidentemente, c'è molto da nascondere. E si teme che l'opinione pubblica conosca i fatti nella loro interezza.
Chi è dalla parte della polizia democratica, in realtà, siamo noi che chiediamo verità e giustizia. E chi a destra parla di ostilità verso le forze dell'ordine scorda che quand'era al governo ha tagliato ben più risorse a polizia e carabinieri di quanto abbia potuto fare il governo attuale. Per capire come sia strumentale la polemica, si vedano le cinque condanne già subite dal Viminale in altrettanti casi di lesioni a cittadini inermi che manifestavano lontano dagli scontri. Ora il ministero degli Interni dovrà risarcirli e lo farà con i soldi pagati dalla comunità onesta dei contribuenti e non dai diretti responsabili di quelle violenze.
La commissione è temuta ma noi non abbiamo paura di nessuna commissione.
Certo, alcuni atti, quelli relativi a procedimenti giudiziari in fase di indagini preliminari, dovranno essere comunque secretati, l'importante è che non si voglia secretare il resto. E il resto dovrà essere la ricostruzione puntuale di quanto accaduto a Genova in quelle giornate di luglio per accertare se è reale la sospensione dei diritti umani e costituzionali denunciata da Amnesty International e quale fu la catena di comando - purtroppo nulla dice il dispositivo sulle responsabilità della politica - a pianificare e gestire il turbamento dell'ordine pubblico anziché il suo mantenimento. Su questo non possiamo accettare altri silenzi, nè altri segreti.
Perciò lasciamo lavorare la commissione, augurandole di tutto cuore buon lavoro.