Tutti devastatori. Deliberatamente e non per autodifesa. Non ci fu nessuna caccia all'uomo da parte delle forze dell'ordine. La responsabilità è dei parlamentari, dei gruppi di contatto e di tutti i manifestanti presenti. Genova e i genovesi furono messi a ferro e fuoco. «Non è vero che ci sia stata una caccia all'uomo su manifestanti inermi, perché il corteo di via Tolemaide non era composto da pacifisti». E ancora: «Si è trattato di persone che hanno scelto deliberatamente di contrapporsi alla polizia, non si stavano difendendo né erano in pericolo di vita». E infine: «Mi chiedo cosa facevano i parlamentari presenti al corteo e i rappresentanti del gruppo di contatto. Erano chiare a tutti le immagini di quella guerriglia». Sono solo alcuni stralci della requisitoria - che proseguirà nei prossimi giorni - dei pm genovesi nel processo contro 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio durante le giornate del G8, nel luglio 2001. E' la verità giudiziaria su quei giorni, secondo la procura genovese.
Questo procedimento è stato il primo a iniziare e sarà il primo a terminare: i 25 imputati rischiano pene dagli 8 ai 15 anni e, stando alle fasi finali dell'accusa, appare chiaro che la procura di Genova ha deciso una linea dura, senza distinzioni, decidendo di non considerare all'interno del procedimento eventi considerati ininfluenti, come i fatti della Diaz, di Bolzaneto, di piazza Alimonda, nonché elementi sorti in seno al processo stesso.
Tra i 25 imputati ci sono appartenenti a tutte le aree di movimento, raccolti in un unico calderone dai pm genovesi. Nella prima parte della requisitoria Anna Canepa aveva dettato le linee dell'accusa: «Il blocco nero ha un programma deliberato di devastazione e saccheggio. Le tute bianche partono con una previsione di scontro che al massimo può essere una resistenza. Nasce poi tutta una degenerazione da cui derivano secondo noi episodi di devastazione e saccheggio». Durante le oltre 80 udienze sono emersi molti elementi in contrasto con quanto affermato dalla procura: in primo luogo la carica di via Tolemaide fu effettuata contro un corteo autorizzato, mentre dalla centrale operativa veniva chiesto di fare passare la fiumana di manifestanti. Durante la carica che ne seguì, a seguito di violenti scontri - minimizzati da Canciani che ha parlato di «appena 40 secondi di corpo a corpo» - si è scoperto l'utilizzo di mazze ferrate da parte dei carabinieri, anziché regolari manganelli. Il pm su questo ha deviato: «Questi punti andrebbero affrontati, e sarebbero importanti da affrontare in una commissione parlamentare, ma mi chiedo che rilevanza hanno per questo procedimento».
La difesa degli imputati ha inoltre stigmatizzato l'atteggiamento aggressivo delle forze dell'ordine tanto nelle cariche seguite a questo primo scontro, quanto nel comportamento di camionette e uomini nelle vie limitrofe, fino ad arrivare alla sciagurata - ed errata - carica contro i manifestanti in via Caffa, da cui scaturirà la tragedia di piazza Alimonda e la morte di Carlo Giuliani. Il reato di devastazione e saccheggio, tanto vecchio quanto poco usato (in rari casi per questioni legati a scontri allo stadio, mai durante gli anni 60 e 70) prevede la necessità che venga a mancare l'ordine pubblico e si basa sul concetto di concorso materiale e morale, difficile da dimostrare ma semplice da utilizzare: non è necessario essere pescati a lanciare o colpire qualcosa, è sufficiente trovarsi nelle circostanze, temporali e geografiche, in cui è in atto una devastazione. Questo basta per essere non solo complici ma anche responsabili: declinato su 300 mila persone e sulle giornate genovesi del 2001, significa un concreto rischio di sentenza esemplare.
A Genova intanto continuano i colpi di scena: oggi si svolgerà un'udienza del processo Diaz che si annuncia piuttosto movimentata. L'avvocato Mascia, che difende Mortola e Dominici, ha infatti rinunciato all'incarico. La mossa sembra andare in due direzioni: un nuovo attacco contro il pm Zucca e il probabile rinvio motivato dalla necessità per il nuovo difensore di studiare il procedimento.