Il fermo-immagine resta negli occhi: sulla piccola porta illuminata della palestra della scuola Diaz si ammassano i caschi dei poliziotti che stanno per entrare. La ripresa è dall'alto, di notte, con caschi che brillano ai riflessi della luce artificiale. Un'immagine cilena. L'altra sequenza terribile mostra il corpo di Carlo Giuliani, schiacciato come un cencio sotto le ruote della gip dei carabinieri.
I filmati degli scontri durante il G8 di Genova, tra il 20 e il 22 luglio del 2001, si erano già viste all'epoca dei sanguinosi scontri e in seguito. Il sangue, l'uccisione di Carlo Giuliani, gli scontri furiosi, il pestaggio organizzato da polizia e carabinieri, i black block lasciati agire indisturbati, le testimonianze di alcuni manifestanti e quelle dei poliziotti. Ma nella puntata di Blu notte(domenica, Raitre), la scelta di selezionare al massimo nel copioso materiale della documentazione ha chiarito gli elementi essenziali.
Nella ricostruzione di Carlo Lucarelli e dello staff della trasmissione colpisce l'esame delle armi in dotazione alle forze dell'ordine, puntigliosamente descritte: i manganelli non più di gomma ma di metallo, il gas dei lacrimogeni (in guerra considerato arma chimica e vietato dalle convenzioni internazionali). Lascia increduli la dinamica degli spostamenti dei plotoni dei poliziotti e dei carabinieri quasi una studiata strategia per creare violenza anziché sedarla. Le parole dei poliziotti (comunisti estremisti anche loro?) impiegati in quei giorni combaciano con i racconti di donne e uomini picchiati e torturati.
A sei anni dai fatti, con una Commissione parlamentare di inchiesta contenuta nel programma dell'Ulivo e mai avviata, con i processi che, come afferma uno degli avvocati interpellati, «non arriveranno mai a sentenza definitiva», si rischia la solita soluzione all'italiana: un lento trascinarsi dei procedimenti giudiziari, qualche pesce piccolo da sacrificare, senza riuscire a colpire gli stati maggiori che avevano la responsabilità del comando dell'ordine pubblico nella città. Si spera però di arrivare alle sentenze di primo grado, mentre alcune cause di risarcimento per i danni ricevuti sono già state vinte. Nei meandri dell'inchiesta e della contro-inchiesta Lucarelli nuota spedito come un pesce nell'acqua.
Il programma si conclude con una frase pronunciata da un poliziotto molto amato dai telespettatori, il Commissario Montalbano. Durante un episodio della serie, di fronte alle molotov messe nella scuola Diaz dagli stessi poliziotti per falsificare le indagini, Montalbano pensa alle dimissioni e, con un smorfia di disgusto, esclama: «Quella non è la mia polizia». Noi restiamo in attesa di sapere di chi è.