«In quanto capo della polizia sono anni che parlo quasi quotidianamente con Colucci, ma escludo di aver mai dato indicazioni di qualsiasi tipo circa quello che doveva dire in aula»: si è difeso così l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro, ora capo di gabinetto del Ministro dell'Interno Amato, davanti a quattro magistrati che lo interrogavano per la prima volta dopo averlo messo sotto indagine per istigazione al falso. Comodamente seduto in completo marrone, camicia azzurra e cravatta gialla, fumando le sue sigarette nella stanza della camera di consiglio della corte d'assise al quinto piano, munita di un'ascensore contiguo che finisce nel garage e quindi lontano da telecamere e fotografi ed eventuali domande dei giornalisti, De Gennaro ha spiegato al procuratore aggiunto Mario Morisani e ai pm Enrico Zucca, Francesco Cardona Albini e Patrizia Petruzziello che di quello che Colucci dice con terzi non ne sa niente. Ci ha messo tre ore, più una di messa a verbale.
Le contestazioni di istigazione al falso nei confronti di Colucci sono state fatte a De Gennaro in base a una serie di telefonate trascritte in cui comunque la sua voce non compare mai. Le intercettazioni con le voci dal vivo ieri non gli sono state fatte sentire, ne ha letto le trascrizioni. Quella che interessa di più i magistrati è una telefonata a ridosso della deposizione di Francesco Colucci come teste al processo Diaz il 3 maggio, quando l'allora questore di Genova parlando con un terzo uomo continua a ripetere di «esser pronto a rispondere come dice il Capo». Questo «Capo», che secondo la procura può essere solo De Gennaro, viene tirato fuori in decine di altre telefonate captate dal cellulare di Colucci.
La procura si è imbattuta in questo spezzone d'inchiesta per caso. Dopo aver scoperto a gennaio che le molotov portate artificiosamente alla Diaz dai vertici della polizia per accusare i manifestanti di essere dei pericolosi insurrezionalisti erano sparite, ha incaricato la sua sezione di polizia giudiziaria di tener d'occhio un certo numero di poliziotti legati alla Questura genovese.
Era infatti quest'ultima che doveva custodire le bottiglie sequestrate e mostrate all'indomani del blitz alla scuola insieme a decine di oggetti presi alla rinfusa all'interno dell'edificio. Le bottiglie furono conservate prima negli uffici del nucleo artificieri della questura, poi nei laboratori della polizia scientifica, finché sparirono. Secondo l'attuale questore di Genova Salvatore Pesenti sarebbero state distrutte per sbaglio, in quanto finirono nei reperti sequestrati allo stadio Carlini, distrutti tra il 9 e il 14 settembre. A questa storia la procura non ha mai creduto: il pm Zucca in aula in quell'udienza invernale disse che «potrebbe essere successo che alcuni imputati abbiano concorso alla sparizione delle due molotov». E così hanno iniziato a intercettare una serie di persone, anche dirigenti di polizia, legati a questi reparti.
E' tra queste intercettazioni alla caccia delle bottiglie di Colli Piacentini e di un Merlot che un uomo X di cui ora De Gennaro sa il nome, sono saltati fuori gli abboccamenti tra l'ex capo della polizia e Colucci. E' infatti con X, coinvolto nella sparizione delle molotov, che Colucci parla delle disposizioni del capo. La procura non esclude neppure che Colucci abbia pasticciato, ma intanto ha indagato per falsa testimonianza De Gennaro il 7 maggio e poi il questore il 22 maggio. Colucci viene indagato per le contraddizioni tra quello che ha detto in aula («fui io a chiamare Sgalla alla Diaz») e durante le indagini («fu De Gennaro a dirmi di chiamare Sgalla») e anche per aver indicato come responsabile dell'operazione Diaz il vicequestore aggiunto Lorenzo Murgolo (posizione archiviata dalla procura). La convocazione del responsabile delle relazioni esterne del Viminale Roberto Sgalla, che chiamò alla Diaz le tv, non è per niente marginale, perché potrebbe spiegare come l'operazione partì con l'idea di mostrare alle telecamere una brillante operazione di arresto di decine di blac block e finì invece col pestaggio di quasi tutti i 93 arrestati. De Gennaro di fronte a queste contestazioni ha risposto tranquillo «non ho mai indotto Colucci a far ritrattazioni». E la sua falsa testimonianza potrebbe finire tranquillamente archiviata. Della Diaz, delle dichiarazioni di Fournier sulla macelleria messicana e sui poliziotti che picchiavano al primo piano, ieri non si è invece parlato.