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Gli Otto grandi in Sardegna? Un'altro G8 non è possibile
A Genova l'assemblea di "reduci", gli ex portavoce del Gsf
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)
24 luglio 2007

Ma chi ha dato agli Otto Grandi la legittimità di decidere per il resto del mondo? Quale trattato internazionale istituisce il G8? Cosa accade, anche rispetto agli assetti urbanistici quando si prepara una kermesse del genere?
Mentre governo e Regione sarda si apprestano a effettuare i primi sopralluoghi alla Maddalena, a Genova, a sei anni dal luglio 2001, s'è iniziato a discutere come contrastare il G8 previsto nel 2009 nell'isoletta sgomberata nel frattempo dalla Marina americana, quando le ragioni che portarono 300mila persone nelle strade di questa città contro la globalizzazione liberista sono ancora validissime. E da allora sono inevase, o negate tout-court, le richieste di libertà e giustizia dopo la repressione massiccia e illegittima di quel fiume di genti. I processi - Diaz e Bolzaneto - sono ancora al primo grado, l'omicidio di Carlo è stato archiviato. Intanto, 25 manifestanti rischiano una condanna abnorme per devastazione e saccheggio se dovesse passare il teorema che furono loro a turbare l'ordine pubblico e non i reparti di polizie di ogni tipo che scatenarono l'assalto alle manifestazioni del 20 e 21 luglio di sei anni fa. Una vera inchiesta parlamentare potrebbe chiarire molti degli aspetti oscuri. Il programma dell'Unione aveva recepito senza ombra di equivoci questa istanza ma i moderati fanno melina e il governo ha pensato bene di non toccare la linea di comando che governò le mattanze promuovendo il capo di polizia di allora a capo di gabinetto del Viminale e sostituendolo con un suo fedelissimo tutt'altro che estraneo a quella gestione.
Di questo s'è discusso a lungo nella tre giorni genovese, avvelenata solo di striscio dalla provocazione di un sindacatino di polizia che sarebbe voluto tornare "sul luogo del delitto", piazza Alimonda. E della tensione pronosticata alla vigilia da un noto giornale locale - impegnato anche ad accreditare presunte rivelazioni di una parte degli inquisiti locali contro colleghi di altre città (il settimo celerini di Canterini e Fournier) - non c'è stata traccia nei due cortei, un po' più partecipati del solito, quello partito dal Carlini e quello che ha raggiunto la Diaz il giorno successivo. Resterà soprattutto l'inizio di un nuovo percorso contro il G8.
In un'assemblea mattutina, domenica in un cinema di fronte al luogo dove furono celebrati i funerali di de André, un bel po' di ex portavoce del Genoa social forum (assenti Cobas ed ex disobbedienti) hanno iniziato a ragionare sulle modalità del passaggio di testimone. L'annuncio congiunto - Prodi-Soru - è piombato all'improvviso nella regione che ha il record assoluto di servitù militari ed è scossa dalla scoperta di gravi patologie nelle zone dove è stoccato e testato l'arsenale all'uranio impoverito ma anche attraversata da sensibilità pacifiste, autonomiste e ambientaliste. Il presidente di Arci Sardegna ha spiegato che l'evento, con la sua pioggia di appalti, giungerà a ridosso delle regionali e quei soldi potrebbero essere considerati una sorta di risarcimento visto che lo Zio Sam non pagherà la bonifica ambientale. E per l'isola, finalmente deamericanizzata sul piano militare si starebbe preparando un futuro non meno americano da "nuova Capri" e teatro, ad esempio, dell'America's cup successiva al G8 2009. I fondi pubblici, ha avvertito il senatore Martone, potrebbero finire a cartelli multinazionali con progetti già pronti. Allora il G8 non s'ha da fare, perseverare sarebbe diabolico, dirà l'allora portavoce del Gsf, Vittorio Agnoletto. Nessuna agenda prefabbbricata: i "reduci" di Genova sono d'accordo a fornire tutta la propria esperienza, e il metodo del Gsf (Bolini, Arci) ma la spinta decisiva dovrà partire dalla Sardegna che potrebbe esssere attraversata da carovane ed eventi (Muhlbauer, Prc, propone un'assemblea in autunno) che mettano in rete i conflitti già in atto sul territorio, tra loro e con quelli in "continente" (dove non c'è più una lotta che si possa considerare Nimby, ha detto Bersani di Attac) dove si dovrà sviluppare una pressione popolare (Nicotra, Prc) con milioni di firme a denunciare l'illegittimità del Gsf e proporre (Macciò, genovese di Sinistra critica) anche l'uscita dell'Italia dal G8. A nessuno, infine, è sfuggita la coincidenza segnalata da Norma Bertulacelli (rete genovese contro il G8): come allora è D'Alema a concordare il vertice, come allora potrebbe essere un governo di destra a ereditarne la gestione.