«Carlo è da tutte le parti, adesso sta al Dal Molin. Penso che arriverà anche alla Maddalena dove vogliono fare un altro G8». Come se non fosse bastato quello di sei anni fa qui a Genova, vuole dire Andrea Gallo quasi 80 anni, prete e partigiano, che ieri ha dato appuntamento ai giornalisti a palazzo Ducale. Nel 2001 era qui il cuore della kermesse dei cosiddetti otto grandi. Ora è finalmente tornato alla sua normalità: ci sono mostre di grande livello e un bar famoso per i cocktail. E' aperto a tutti fino a notte fonda. E con l'arrivo del prete della Comunità di San Benedetto al Porto e di Luca Casarini dal nord-est è una specie di speakers corner, luogo dove si può prendere parola. I nordestini, arrivati da Padova, Bologna ma soprattutto Vicenza, srotolano uno striscione: "Governo Prodi vergogna. De Gennaro macellaio".
Prima dell'abbraccio con Casarini, don Gallo aveva ricordato di essere «testimone della trappola di via Tolemaide», quando centinaia di carabinieri e poliziotti hanno preso d'assalto il corteo regolarmente autorizzato che scendeva dal Carlini verso la zona rossa sparando tonnellate di gas Cs e decine di pistolettate. Quel giorno di sei anni fa furono assaliti e violentati tutti i cortei che volevano assediare simbolicamente la zona rossa. Dopo ore di scontri, tra i manifestanti che provavano a difendersi perché non avevano vie di fuga, la pistola di un carabiniere mise fine alla vita di un ragazzo di 23 anni.
Il caso sarà archiviato, ma per 25 manifestanti ci sarà l'incredibile incriminazione per devastazione e saccheggio. Un video presentato da pochi giorni dalla segreteria del Genoa Legal Forum rivela che a turbare l'ordine pubblico furono in realtà i reparti che l'avrebbero dovuto tutelare. Per questo don Gallo chiede un'assoluzione per i venticinque. Chiede un «segnale», sarebbe un «inizio di pacificazione». «L'anno prossimo - continua - vorrei una vera riconciliazione» auspica ricordando che, prima di essere il teatro della più grande violazione dei diritti civili in Occidente dal '45, Genova fu la città che tenne a battesimo la battaglia per la smilitarizzazione della polizia. Di presente e futuro, più che del passato, vorrà parlare anche Casarini. «Il G8 2001 è stata l'espressione più tragica e visibile di cosa succede quando la democrazia si chiude». Un concetto valido soprattutto dove gli aerei della Nato bombardano le popolazioni civili, secondo Casarini per il quale gli anni passati da quelle di luglio «pesano come montagne»: «non è così per tutti sennò non si capisce perché De Gennaro è stato promosso da capo a supercapo della polizia». L'iniziativa al Ducale è il modo che centri sociali e Comunità di San Benedetto ha scelto per continuare a denunciare la repressione «con semplicità e naturalezza». C'è uno «spazio pubblico» da tenere aperto e che rischia di «essere soffocato dalla politica ufficiale: tutti i germi della repressione stanno in quella separatezza», dice ancora Casarini presentando i suoi compagni di viaggio vicentini e lanciando un'ultima toccata alle «coperture bipartisan» nei confronti dei vertici della polizia sotto accusa a Genova, ma tutti promossi dopo quei fatti. Lo sgombero di campi rom da parte di sindaci del centrosinistra, il mantenimento dei Cpt, l'aumento delle spese militari sono per Casarini il segnale di una strategia di «ordine e sicurezza che vale per una minoranza. A Genova a essere salvaguardati sono stati solo in otto. Genova per noi, ora, è soprattutto Vicenza».
E' dalla città veneta, mobilitata contro la nuova base Usa che arrivano i segnali peggiori. Ne parla Franco Pavin che è tornato a Genova per la prima volta dal 20 luglio di sei anni fa: «Da noi l'aria è pessima. E' stata sgomberata due volte la sede della Cub, il sindacato schieratissimo con il no a Dal Molin. Ufficialmente viene detto che è successo per finita locazione, ma loro avevano pagato l'affitto fino a settembre. Nella sede sono intrappolate anche 1.500 dichiarazioni dei redditi e sembra che stamattina sia stato arrestato uno di quelli che ieri era andato a riprendersi la sede. Lo sgombero di una sede sindacali è roba da ventennio. Per questo diventa fondamentale l'appuntamento che abbiamo lanciato per un campeggio a settembre che difenda il presidio permanente».
Che. Ant.