Era legittima difesa, al G8 di Genova polizia e carabinieri sono stati i veri protagonisti del «disordine pubblico». Per questo l'accusa di devastazione e saccheggio per i 25 manifestanti imputati nel processo non sta in piedi. La denuncia parte dal Genoa legal forum, gruppo di avvocati, consulenti e mediattivisti che si occupano della difesa degli imputati, che ieri sera ha presentato a Roma il video «Op Genova 2001». L'iniziativa, organizzata dalla Casetta Rossa Spa (spazio pubblico per l'autogoverno) e dal centro sociale Factory, dimostra come dopo 6 anni il movimento non abbia dimenticato quelle giornate. «Non c'è futuro senza memoria», esclama Luciano Ummarino, uno degli organizzatori della serata. Il video circola già da qualche giorno nel circuito dei centri sociali (la presentazione più grande a Padova alla festa di Radio Sherwood davanti a un migliaio di persone). Ha l'obiettivo sia di «riaffermare la verità» su quei fatti che hanno portato a una «mattanza» tra i manifestanti (culminata con l'uccisione di Carlo Giuliani), sia di costruire una valida difesa per gli imputati. Infatti dopo il danno c'è stata anche la beffa. Ben 25 sono i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio. Reati che possono portare a condanne dagli 8 ai 15 anni. Così attraverso video, foto, comunicazioni radio, telefonate al 113 e la registrazione audio delle udienze si ricostruiscono i fatti di venerdì 20 luglio, ribaltando la tesi di partenza: l'ordine pubblico è stato messo in crisi dalli stessi agenti. «Questo video - spiega l'avvocato Maria Luisa D'Addabbo - è stato utilizzato come impianto di difesa perché se vengono riconosciute le responsabilità delle forze dell'ordine decadono i capi d'accusa per i 25, in quanto la devastazione e il saccheggio sono reati imputati solo a chi compie disordini».
Base di partenza sono le cariche che avvengono verso le 15 in via Tolemaide. «Lì - denuncia Carlo, consulente del Genoa legal forum - c'è stata una carica violenta, indiscriminata e ingiustificata contro il corteo delle tute bianche. I carabinieri hanno lanciato lacrimogeni Cs, banditi a livello internazionale, caricando e colpendo, con manganelli non in dotazione, chiunque avessero di fronte». Da questa aggressione è iniziato il caos. «Il reato di devastazione - aggiunge - non sta in piedi. E' stata una reazione legittima dei manifestanti per difendere la propria incolumità e il proprio diritto a continuare per il loro percorso autorizzato». Questo è un altro dato significativo. Il corteo delle tute bianche è stato, infatti, attaccato dai carabinieri a metà percorso, col parere contrario anche della polizia. Evidente che ci sia stata, almeno all'inizio, una discordanza tra le forze dell'ordine. Il filmato dimostra come il corpo dei Cc, mandato a piazza Giusti per fermare le scorribande degli anarchici, sceglie la strada più lunga e più insicura passando, forse volutamente, per il corteo delle tute bianche. Poi le successive cariche. «C'erano - racconta ancora Carlo - due sale operative, una dei carabinieri e l'altra della polizia alla Questura. Si sono calpestati i piedi a vicenda». Ma perché orchestrare un'aggressione preventiva? «E' un atteggiamento culturale delle forze dell'ordine ostile verso il movimento», denuncia Luciano Ummarino, che nota anche come «nella sala operativa dei carabinieri ci fossero quel giorno parlamentari di An come Ascierto e forse lo stesso Fini». In effetti che si volesse dare un segnale forte al movimento anti-G8 era nell'aria da almeno un mese.