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Manganelli: «Inchiesta disciplinare sulle telefonate»
Il capo della polizia e le amnesie sul G8
Alessandra Fava
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)
12 luglio 2007

«Un'inchiesta interna» sulle telefonate decriptate dalle migliaia che arrivarono e partirono nei giorni del G8 genovese dal centralino della Questura e ora messe agli atti nel processo Diaz. Il neo capo della polizia Antonio Manganelli, in un'intervista al «Secolo XIX», dice che l'inchiesta disciplinare è già iniziata. Se è così, dovrebbe occuparsene la Direzione interregionale della polizia che ha sede a Torino.
Eppure è il caso di ricordare che il giudizio degli ispettori incaricati dal ministero dell'Interno, Salvatore Montanaro, Pippo Micalizio e Lorenzo Ceternig, non concedeva sconti: già nell'agosto del 2001, all'indomani del vertice del G8 genovese, avevano chiesto nove provvedimenti disciplinari, due per Bolzaneto e sette per la Diaz. Le loro relazioni erano state acquisite dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti di Genova. Ma i provvedimenti non furono mai applicati, in virtù di un regolamento interno che permette di attendere la fine del processo per chi è imputato. Nel lavoro dei tre poliziotti trasformatisi in 007 sull'operato dei loro colleghi c'era già tutto: per Bolzaneto si parlava di «disastro organizzativo». Si era capito che la custodia e la vigilanza dei fermati non aveva direttive specifiche. Sulla Diaz Micalizio, in passato vicedirettore della Dia, si era stupito che non ci fosse un responsabile che coordinasse gli uomini della polizia criminale, polizia di prevenzione e squadre mobili. In una frase senza appello scriveva che il blitz «era avvenuto in maniera caotica e senza una precisa guida da parte dei funzionari». Anche se la frase era preceduta da un altro concetto e cioè che l'operazione «non aveva nessun intento persecutorio». La prova sarebbe che non si usarono i lacrimogeni (come racconta Canterini di aver suggerito a La Barbera che disse che non era il caso). La disorganizzazione era anche leggibile nel fatto che sul posto di quel blitz notturno messo su anche ad uso dei media con la convocazione tempestiva delle telecamere tv che avrebbero dovuto filmare l'uscita in manette dei famigerati black bloc, le forze di polizia erano persino troppe rispetto al numero dei manifestanti. Micalizio nel suo rapporto contò 275 uomini.
Infatti ad agosto del 2001 l'allora ministro dell'interno Claudio Scajola dimise il capo dell'antiterrorismo Arnaldo La Barbera (poi promosso vice del Cesis) e il vice capo vicario della polizia Ansoino Andreassi (poi passato alla carica di vice direttore del Sisde) e il questore di Genova Francesco Colucci (poi andato a fare il questore a Trento).
Che adesso Manganelli, sempre stato al fianco dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro e in comunicazione telefonica con alcuni dirigenti presenti alla scuola la notte del 21 luglio 2001, parli di un'inchiesta interna sembra francamente ridicolo.
Chi pagherà ora? La telefonista che sei anni fa disse «Uno a zero per noi» a proposito della morte di Giuliani? In effetti, almeno lei, non essendo sotto indagine, potrebbe essere sospesa senza aspettare la fine del processo. Manganelli parla anche di «un'azione di vigilanza sulla correttezza e sulla trasparenza dell'operato dei dipendenti coinvolti». E allora andrebbe decriptato l'intero faldone (sembra ci siano oltre 7 mila telefonate). Tutto come se non ci fossero intanto due processi che coinvolgono pesantemente poliziotti non di secondo rango. I regolamenti si possono cambiare. Come mai nel dubbio non sospende qualcuno di quei funzionari? Osi attende serenamente il giudizio della magistratura e intanto, nel dubbio, li si promuove?