Chi mise in crisi l'ordine pubblico nelle strade di Genova nel luglio 2001? Furono i manifestanti, per i quali la Procura di Genova ipotizza un unico disegno a cui ricondurre le singole azioni di 25 di loro, da due anni alla sbarra per devastazione e saccheggio?
O piuttosto furono le forze dell'ordine coordinate male e autrici di numerosi abusi? E' la tesi degli avvocati del Genoa legal forum che ieri hanno presentato un nuovo video (che è possibile acquistare) sugli scontri di piazza del 20 luglio, quelli innescati dalla carica illegittima di un plotone dei carabinieri tra Via Tolemaide e Corso Torino, quelli che sfociarono nell'uccisione di Carlo Giuliani, un ragazzo di 23 anni che tentava di difendersi, con un estintore, dalla pistola che era spuntata dal retro di un defender dell'Arma.
La segreteria del Glf, in vista della conclusione del dibattimento (a settembre ci saranno le conclusioni del pm e delle difese) anticipa le sue tesi utilizzando solo materiali acquisiti al processo in corso contro i 25 per far emergere, oltre agli abusi gravissimi, la mancanza di coordinamento tra le varie polizie, la sperimentazione di tattiche violentissime e l'uso di armi improprie. Molti operatori, infatti, non conoscevano la città, i dirigenti di piazza non avevano piantine né "scout" e non erano a conoscenza dell'ordinanza con cui si autorizzavano i vari cortei. Un altro capitolo tocca la sperimentazione di tattiche ed equipaggiamenti ad hoc. I carabinieri arrivano con 5 Ccir, compagnie di contenimento e intervento risolutivo, ciascuna con 4 plotoni di 50 uomini guidati da veterani di guerra dei battaglioni Lazio, Lombardia, Toscana, Campania, Sicilia. Però, un terzo dei militari sono di leva come Mario Placanica che ha sparò a Giuliani. La polizia schiera il VII nucleo sperimentale antisommossa del I Reparto Mobile di Roma, comandato da Canterini, addestrato da istruttori della polizia di Los Angeles, dotati di nuovo equipaggiamento, fra cui i manganelli "tonfa". Sarà protagonista di alcuni episodi chiave come le prime cariche del 20 luglio su piazza Savonarola, la carica conclusiva sul corteo delle tute bianche con i pestaggi sotto i portici di corso Gastaldi ed infine la notte del 21 con l'irruzione nella scuola Diaz. Nel corso del processo è emerso che molti carabinieri del Lombardia utilizzavano, invece dei manganelli di ordinanza, bastoni o tubi di ferro fasciati con nastro isolante nero ma non esiste alcun procedimento per il reato di porto d'armi improprie. Anche di gas Cs è stato fatto un uso arbitrario e illegittimo: 6200 candelotti sparati ad altezza uomo, dagli elicotteri e dai gommoni da intossicare perfino gli addetti al lancio.
Per i legali dei manifestanti un punto centrale è la ricostruzione della prima carica contro il corteo delle Tute Bianche, per dimostrare che, se ci sono stati atti violenti da parte dei manifestanti, si è trattato, come da codice penale, di reazione agli atti arbitrari del Pubblico Ufficiale e legittima difesa. Ma come si arriva a questa prima carica? Nel primo pomeriggio del 20 luglio le azioni del blocco nero si concentrano a nord, oltre la ferrovia. Alle 14.30 la questura ci spedisce il dirigente di ps Mondelli a capo dei cc del Lombardia e, mezz'ora dopo, invia a Marassi anche il dirigente di ps Pagliazzo Bonanno, con i reparti Mobili di Firenze e Bologna. Mondelli arriva in via Invrea all'incrocio con corso Torino, al di qua dei binari, dove si ferma e permette ai carabinieri di caricare senza motivo il corteo che sta scendendo per via Tolemaide. Pagliazzo Bonanno, invece, raggiunge Marassi, oltre la ferrovia, per un'altra strada ma non trova il blocco nero e la Questura gli dice di proseguire fino a piazza Manin dove carica brutalmente i pacifisti della rete Lilliput. In via Tolemaide, il corteo che arriva dal Carlini si trovava ancora in zona autorizzata quando è stato caricato a freddo, senza motivo, senza preavviso e senza trattare con il gruppo di contatto dei parlamentari che doveva concordare le modalità di arrivo con il responsabile di ps Angelo Gaggiano. E su ordine di un capitano dei cc, Bruno, anziché di Mondelli. Per i manifestanti non c'era altra alternativa che resistere alle cariche.Dopo almeno due ore, il Btg. Sicilia, comandato dal dirigente ps Lauro, all'improvviso decide di caricare quello che resta del corteo. La compagnia è ridotta a 70 uomini, ha finito i lacrimogeni e, a detta degli stessi ufficiali non è in condizioni psico-fisiche per reggere lo scontro. Così, alla reazione dei manifestanti ripiega scompostamente e si lascia dietro i 2 defender che, come dichiarato da Lauro e Cappello, non dovevano trovarsi lì perché non idonei a operazioni di ordine pubblico. Eppure su uno dei defender c'è il tenente colonnello Truglio, il secondo ufficiale più alto in grado tra i carabinieri in piazza a Genova, dopo il colonnello Leso. Truglio, Cappello e Mirante sono esperti di teatri di guerra ma compiono una manovra tanto insensata quanto pericolosa.