Cara Imma, ti ringrazio per la tua solidarietà affettuosa (Liberazione di ieri) ma, credimi, non mi basta. Quando, sei anni fa, mi sono alzata da quel marciapiede dove ero rimasta a fissare, quasi a presidiare, la piazza dove è stato ucciso Carlo; quando ho cominciato a viaggiare per portare il racconto delle giornate di Genova; quando mi sono costretta a diventare quello che non avrei mai voluto, una persona pubblica; quando ho accettato con grande fatica di percorrere la strada che mi ha portato in Senato; ebbene, perché, per chi credi che lo abbia fatto? Prima di tutto per le ragazze e i ragazzi come mio figlio, che hanno il diritto di sapere che quanto è scritto nella nostra Costituzione è davvero rispettato nel nostro paese, a cominciare dalle persone che ricoprono incarichi istituzionali; di essere certi di vivere in uno stato di diritto; di poter godere pienamente di quella democrazia, nata dalla resistenza, che i nonni e i bisnonni hanno regalato loro. E poi per le stesse istituzioni, che non sono più credibili nel momento in cui, scientemente, offendono i diritti legittimi, sanciti per legge, dei cittadini e delle cittadine. Tu mi dici che ormai è tutto chiaro: non è vero. Non per la maggioranza dell'opinione pubblica che crede ancora alla favola secondo cui la «devastazione» di Genova sarebbe stata provocata da frange estremiste di manifestanti violenti. Non lo è per le troppe vittime delle violenze che da sei anni aspettano di sapere da chi e perché sono state picchiate, incarcerate, umiliate, ferite. Non lo è per chi lavora onestamente, all'interno delle forze dell'ordine, e vuole il riconoscimento di una dignità professionale che i comportamenti dei colleghi e l'abitudine all'impunità hanno gravemente incrinato e messo in discussione. Di che altro abbiamo bisogno, mi chiedi. Di un po' di pulizia e di onestà. Su il manifesto di ieri anche Elettra Deiana sostiene che «la commissione di inchiesta sul G8 ormai non ha più senso», poiché la promozione di De Gennaro e Manganelli contiene già un giudizio politico su quel che accadde a Genova: «A questo punto non c'è più nulla da indagare o giudicare politicamente». Temo che sia la convinzione di parte della dirigenza di Rc, e temo che non sia maturata nelle ultime ore. Sono convinta, al contrario, che la nostra gente si aspetti ben altro che questo ennesimo armadio della vergogna.