Un militare che ha operato a Peck è tornato con un linfoma ed è stato ricoverato al Celio. Ma dal Celio è stato trasferito al Policlinico per motivi da precisare. Questo è uno dei tanti casi dei quali si è venuto a sapere solo casualmente e che quindi pongono il problema di che affidabilità possono avere le indagini sulla pericolosità dell'uranio impoverito se i casi non vengono resi noti da chi ne è in possesso. Si è costretti a basarsi solo su "Radio Fante". Ma non dovrebbe essere assolutamente così. Anche la Commissione di inchiesta senatoriale sull'uranio impoverito ha fatto rilevare l'inaffidabilità dei dati su cui si basano gli studi. Nel frattempo genitori di militari defunti si sono rivolti da quasi sei mesi al Ministero della difesa (vedi i casi Serra e Faedda, due militari sardi di Castel Sardo in Sardegna) in relazione alla possibilità di un indennizzo. Ma ad oggi non è giunto neppure un cenno di risposta. E' possibile che questa sia la cura che si ha di quelli che in altre circostanze vengono chiamati i "nostri ragazzi"? Sembra piuttosto che siamo in presenza di "ragazzi di nessuno". I giovani militari, Serra e Faedda, hanno operato nel poligono di Capo Frasca ed erano adibiti a raccogliere a mani nude le migliaia di residui di proiettili sparati in quel poligono. E qui si ripropone il problema dei poligoni e dell'uso dell'uranio. Come ha fatto rilevare la Commissione senatoriale d'inchiesta le ditte civili italiane e straniere che eseguono le sperimentazioni nei poligoni non hanno mai comunicato alle autorità italiane, civili e militari, i dati sulle sperimentazioni eseguite. Siamo quindi nella assoluta incertezza se nei poligoni sono state utilizzate armi all'uranio. Certamente non sono mai state adottate le misure di precauzione previste dagli Usa fin dal 1993 in Somalia ed emanate per i reparti italiani sei anni dopo dalla Kfor nei Balcani.