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NON C'E' IL FATO NELLA LUNGA SCIA DI MORTI IGNOTE IN ITALIA.
Le importanti rivelazioni del Senatore Malabarba sul caso Calipari che fanno pensare alla possibile esistenza di una "mano invisibile" che agisca in alcuni casi oscuri di morte ci spinge a uno sguardo retrospettivo su fatti inquietanti accaduti nel nostro paese negli ultimi 50 anni.
Falco Accame
15 marzo 2006

Non c'è da rileggere né Sofocle né Euripide, non c'è certamente il "fato" o il "destino cinico e baro" dietro la morte che ha tacitato per sempre tanti cittadini italiani nell'ultimo mezzo secolo della nostra storia in una scia di sangue che ha un andamento carsico e che puntualmente riaffiora. Alle sue origini probabilmente il piano "Demagnetize" (smagnetizzare i comunisti) firmato da CIA e SIFAR nel 1952 e che ha segnato una grande deviazione nei Servizi in quanto fatti a loro conoscenza dovevano essere sottratti alla conoscenza del Governo. L'ultimo episodio è forse quello che riguarda la morte del colonnello Umberto Bonaventura deceduto (novembre 2002) in prossimità di essere ascoltato dalla Commissione parlamentare Mitrockin. In merito il presidente della Commissione (Ansa, 10 dicembre 2002) ebbe a dire: "Tutte le morti delle spie sono sospette e quando poi le morti non sono subito facilmente spiegabili - - - un suicidio strano, una morte improvvisa credo che sia doveroso sospettare" - - -"Bonaventura era un testimone insostituibile, un uomo informatissimo sui fatti". Un episodio che ci rimanda ad un'altra morte che ha lasciato tanti dubbi, quella dell'addestratore di Gladio, il maresciallo Vincenzo Li Causi già capo del Centro Scorpione di Gladio a Trapani e poi inviato in Somalia per incarichi presso l'ambasciata, è morto in un agguato colpito, si disse, da una pallottola vagante (ma poi gli fu assegnata una medaglia d'oro alla memoria!) una settimana prima di tornare in Italia per testimoniare al processo sul centro Scorpione di Trapani. Richieste di indagini da parte della Procura romana sono state bloccate da due ministri della Giustizia. Rimasta oscura, come si sa, anche la morte della crocerossina Cristina Luinetti a Mogadiscio così come la tragica fine dei giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin le circostanze riferite dal maresciallo Aloi nel suo famoso diario (la deposizione di Aloi, di fronte alla Commissione Gallo, fu improvvisamente interrotta e non ripresa). Non dimentichiamo circa quanto abbiamo accennato al Centro Scorpione di Gladio a Trapani dei contatti che questo aveva con personale della Gladio all'estero operante in Tunisia e Maghreb, la Gladio di cui è stata confermata l'esistenza nella intervista rilasciata dall'On. Beppe Pisanu a Il Corriere della Sera (4 aprile 97). Ma questa è la componente di Gladio che operava effettivamente sul campo dietro le linee in territorio straniero per operazioni di Intelligence e di addestramento dei guerriglieri e che doveva quindi rimanere nascosta, visto che la sua attività rispecchiava in qualche modo quella della CIA. Ma mentre le leggi degli Stati Uniti prevedono attività di questo genere una simile attività non è prevista dalla Costituzione italiana. Legata alla attività di addestramento dei guerriglieri è la vendita di armi dell'Italia (detta l'"albergo spagnolo" delle armi) in larga parte rivolta verso il Medio Oriente e il Nord Africa. A Beirut il colonnello Stefano Giovannone esercitava un controllo molto rilevante su questo traffico di armi. Il colonnello Stefano Giovannone era anche colui che nel 1973 aveva fatto rimpatriare in aereo (un aereo di Gladio, l'Argo 16) gli attentatori dell'aeroporto di Fiumicino e aveva aiutato l'On. Moro nel risolvere quella delicata faccenda, tanto è vero che in due lettere dell'On. Moro dalla prigionia si fa proprio il nome del colonnello Giovannone auspicandone la presenza a Roma. Il colonnello Giovannone operava e Beirut e a Beirut si recavano i giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni che indagavano sul traffico di armi e sono spariti dopo pochi giorni di permanenza nel nulla. L'aereo Argo 16 che aveva trasportato i terroristi in Libia poco dopo il ritorno in Italia cadde presso Mestre in un incidente mai chiarito dove trovò la morte il colonnello Borrea e il suo equipaggio, il tenente colonnello Grandi, i marescialli Schiavone e Bernardini. Sulla vicenda dell'Argo 16 di Gladio e sul traffico di armi aprì due inchieste il magistrato Ma stelloni di Venezia ma venne apposto il segreto di Stato.
Il colonnello Giovannone che si ritrovò agli arresti domiciliari, morì. Ma anche in questo caso ci furono ombre. Sul traffico di armi aveva aperto una inchiesta il giornalista Pecorelli nella sua rivista O.P. che riguardava soprattutto forniture militari alla Libia, l'inchiesta era intitolata "Una Lochkeed a modo nostro" e sarebbe interessante oggi riesaminarla in modo approfondito. Pecorelli venne ucciso il 20 marzo 79.Uno dei gladiatori della Gladio all'estero, Tano Giacomina, morì in circostanze mai chiarite nelle isole di Capoverde, Le armi inviate nel Medio Oriente e in Nord Africa le ritroviamo nella presa di potere di Gheddafi in Libia e di Ben Ali in Tunisia, una vicenda quest'ultima della deposizione del presidente Burghiba descritta nel libro "Nome in codice Ulisse" dell'ammiraglio Fulvio Martini.
Ma torniamo a casa nostra in Italia, a fatti più recenti come quello della morte nel 1995 del colonnello Mario Ferraro del SISMI e quello del maresciallo Vecchioni pure del SISMI e del quello del maresciallo Dettori il quale ritroviamo (deceduto) nelle vicende seguite ad Ustica. Il tenente colonnello Mario Ferraro, trovato impiccato nel bagno di casa in circostanze mai chiarite, era stato tra l'altro il capo della polizia interna dei Servizi (la "mia Gestapò" come la chiamava scherzosamente l'ammiraglio Martini. In una nota il colonnello Mario Ferraro lasciò delle informazioni molto inquietanti sul suo servizio. Continuiamo il nostro cammino a ritroso e incontriamo il 13 luglio 79 la morte del colonnello Varisco che operava al palazzo di Giustizia ed era stato incaricato di portare in aula il Rapporto Manes sul Piano Solo del generale De Lorenzo e che comprendeva i famosi "omissis" (inzialmente 72 poi ridotti a 17). Ma poco prima della morte di Varisco c'era stata la morte del generale Mino (1° novembre 77) che era il comandante dei Carabinieri e morì nella caduta di un elicottero in Calabria mentre faceva una ispezione. Il 12 agosto 77 era morto il generale Anzà e quasi contemporaneamente vi fu l'assassinio del colonnello Russo, comandante per vari anni del nucleo investigativo e ancor prima c'era stata la morte del colonnello Giansante, comandante dei Carabinieri a Messina. Nel 76 era stato ucciso il giudice Occorsio che era stato pubblico ministero nella indagine del SIFAR ed era a conoscenza dela rapporto Manes con i suoi omissis. Il 26 agosto 74 era morto in circostanze misteriose il principe Valerio Borghese (era stato l'autore dell'ononimo golp). Ancora un salto indietro e siamo al 7 aprile del 69, era morto il generale Ciglieri già comandante dei Carabinieri che aveva avuto un incarico nella inchiesta su agenti del SIFAR ed era conoscenza della organizzazione Gladio. Morì in un incidente stradale su cui sono rimaste molte ombre Nel 69 era morto il generale Manes che all'epoca veniva interrogato dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sul Piano Solo e sulle deviazioni dei Servizi del 1964.
E siamo ormai giunti nella nostra indagine retrospettiva alla morte del colonnello Renzo Rocca, già capo dell'ufficio REI (Relazioni economiche e industriali dei Servizi) che venne indicato come colui che aveva dato il via alla strategia della tensione. Il colonnello aveva lasciato da poco l'incarico nei Servizi, e come scrive il giornalista Marco Sassano nel suo libro "SID e partito americano" del 1975 il colonnello era "diventato un personaggio scomodo, un testimone pericoloso. Si decise dunque la sua eliminazione che venne fatta passare - e tale ancora è ufficialmente - per suicidio". Scrive ancora Sassano "Per i primi 6 mesi del 63, Rocca, su preciso mandato del generale Walter, responsabile del settore mediterraneo della CIA, si impegna alla campagna volta ad impedire la formazione del primo centro sinistra organico presieduto da Moro". Scrive ancora Sassano: "Rocca fino al 69 dall'ufficio REI ed in seguito sotto falsi nomi da "sedi civetta" si occupava anche di altre attività in particolare di commesse militari e parallelamente di traffico di armi e mercenari". Sugli arruolamenti illegali di Gladio è prevedibile che questi siano stati connessi allo sviluppo della strategia della tensione. Il Senatore Iannuzzi nella deposizione resa alla Commissione parlamentare di inchiesta sul SIFAR sostenne che tra i documenti sequestrati dai servizi segreti nello studio del colonnello Rocca, subito dopo la sua morte, vi fu proprio la documentazione relativa alla operazione di arruolamento di Gladio condotta dal colonnello. Il senatore Iannuzzi ricordò che vi era stato un reclutamento nei settori degli ex repubblichini della X MAS degli ex marinai. L'8 giugno 68 il colonnello Rocca venne trovato cadavere nel suo ufficio di via Barberini ma fu chiesta l'archiviazione del caso. Certo le modalità usate dai nostri Servizi sono state a volte assai cruente, si legge ad esempio in un articolo di P.Guzzanti su Il Giornale (19.9.99) che l'Ammiraglio affermò in relazione ad un agente segreto (Gardienski) avuto in consegna dagli inglesi: "Io lo ebbi dagli inglesi - - - gli misi addosso una scorta di teste di cuoio della VII^ Divisione (la VII^ Divisione è quella di Gladio e gli OSSI sono gli Operatori speciali del servizio informazione, n.d.r.) che lo accompagnarono in Vaticano - - - detti ordine ai miei uomini di sparare per ucciderlo, se avesse tentato di cambiare gioco". A proposito di questi OSSI possiamo ricordare che in due sentenze della magistratura vengono considerati "eversivi dell'ordine costituzionale".
Come in tutti gli altri casi che abbiamo menzionato il rumore destato è stato coperto da una pesante cortina di silenzio. Di fronte a quanto accade oggi deve essere sentito fortemente il dovere di rompere questa cortina di silenzio. Le ombre che si sono create nel nostro passato e presente devono essere diradate. Questo può essere un compito prioritario nella prossima legislatura.

Falco Accame.-