Sei anni in Bosnia, Somalia e in Kosovo, sei anni alle prese con l'uranio impoverito ma senza protezione alcuna. E se qualcuno notava che i colleghi Usa sembravano astronauti sotto il sole del Corno d'Africa, la risposta evasiva dei comandi ai "nostri" ragazzi era che gli "yankee sono fanatici". Alla vigilia della relazione della commissione senatoriale sull'uranio impoverito - sei mesi di lavoro faticosamente strappati alla "melina" delle destre - si lavora per una conclusione unitaria che ne costituirebbe il prologo per una ripresa dell'inchiesta nella nuova legislatura. Falco Accame, ex ammiraglio, ex presidente della commissione difesa e attivista per i diritti degli arruolati nelle forze armate, ricorda l'evidenza della mancata protezione per scongiurare esiti fuorvianti della commissione.
Il documento, infatti, potrebbe alludere a talune componenti dei vaccini e alle modalità stesse della loro somministrazione per spiegare l'incidenza sui militari delle patologie oggetto dell'inchiesta. A Palazzo Madama l'ipotesi sarebbe spuntata nella fase finale dei lavori quando è stata presa in considerazione l'attività di additivi come il thimerosal o metalli come l'alluminio. Inoltre, le somministrazioni, per i tempi stretti richiesti dall'impiego nei teatri di guerra, non avrebbero rispettato gli schemi vaccinali. Questa versione «sarebbe particolarmente grave - dice Accame, presidente di Anavafaf, un'associazione che tutela i familiari delle vittime arruolate nelle Forze armate - ma non renderebbe conto delle medesime patologie sui civili» sia cittadini delle zone operative sia lavoratori nei poligoni dove si sperimentano armi ed equipaggiamenti.
Non sarebbe la risposta attesa dai familiari dei 44 militari italiani già morti e da altri 300 colpiti da tumori e leucemie. "Militi ignorati" ai quali è stato dedicato il monumento, a Villa Glori di Roma, dove stamattina alle 10 manifesteranno le associazioni che hanno denunciato la "sindrome dei Balcani" prima di trasferirsi sotto Palazzo Chigi dove chiederanno un incontro col premier. «La Commissione parlamentare invece - continua Accame - dovrebbe esplicitamente condannare chi non ha emanato le norme di protezione trascurando la sicurezza del personale. Lo stesso accade nel poligono di Salto di Quirra, in Sardegna dove ditte civili hanno operato per decenni senza alcun controllo sull'uranio impoverito, raccogliendo proiettili a mani nude».
La commissione, tuttavia, non dovrebbe esimersi dal segnalare la mancanza di controlli nei poligoni sul materiale destinato ad essere utilizzato nelle esercitazioni e nei collaudi, o nelle sperimentazioni effettuate anche per conto dell'industria bellica che se la cava con generiche autocertificazioni.
Intanto, il sito dell'Osservatorio militare, metterà in rete stamattina un documentario giapponese sui bombardamenti degli A-10 con proiettili all'uranio impoverito rivelando le decine di carcasse di carri distrutti con gli stessi proiettili che giacciono alle spalle dell'insediamento dei militari italiani a Nassiriya. Nel filmato, un ufficiale italiano smentisce l'evidenza della misurazione delle radiazioni sia sui muri degli edifici, sia sulle lamiere abbandonate. Misure allarmanti che spiegherebbero la violenza con la quale si presentano le patologie: solo 43 giorni, infatti hanno separato la diagnosi dalla morte di un sottufficiale al rientro dalla missione. La moglie e i due figli di quel maresciallo si sono visti raddoppiare l'affitto dell'alloggio demaniale dal momento che «il titolare non è più in servizio.
Nel corso delle manifestazioni di oggi Anavafaf intende anche protestare per la mancata soluzione del problema degli indennizzi alle vittime di infortuni e ai parenti delle vittime, e contro la violenza nelle caserme.