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La Repubblica fondata sul segreto. Finanziario e militare
Falco Accame
Fonte: da Liberazione 10 gennaio 2006
10 gennaio 2006

Recentemente il senatore Malabarba in una interrogazione parlamentare in relazione alla richiesta non esaudita di informazioni rivolta da un cittadino al ministero dell'Economia (ex Tesoro) ha posto il problema della segretazione di atti in materia finanziaria, quasi del tutto ignorato, ma di rilevantissima importanza perché riguarda tra l'altro alcuni aspetti del retroterra degli scandali finanziari dei quali in questi ultimi anni siamo stati testimoni. Forse non a caso il segreto interessa principalmente le due componenti più proprie dell'assenza dello Stato: l'esercito e la moneta. I documenti di cui era stata richiesta la conoscenza erano documenti per i quali erano passati 10 anni dalla data di segretazione e che quindi dovevano essere "liberalizzati", cioè finalmente essere resi conoscibili ai cittadini italiani.
Ma vediamo le origini di questa segretazione del tutto impropria che indica una precisa volontà di non trasparenza da parte di organismi dello Stato. Paradossalmente la segretazione nasce dalla legge che voleva promuovere il massimo della trasparenza amministrativa negli organismi statali e cioè la Legge 241 del 1990. Alle amministrazioni è stato chiesto di individuare le eccezioni alla detta trasparenza. E così la trasparenza è diventata una eccezione e la segretazione è diventata la norma. Ne abbiamo fatto già cenno su questo giornale a proposito delle eccezioni alla trasparenza che sono state apposte nell'ambito delle Forze Armate e dei Servizi Segreti che hanno portato, rispettivamente con il decreto Corcione (per il ministero della Difesa) e il decreto D'Alema (per i Servizi Segreti) la durata della segretazione addirittura a circa 50 anni per moltissimi documenti, qualcosa che non esisteva neppure nell'epoca fascista.
Il ministero del Tesoro con il Decreto 561 del 1995 ha stabilito delle durate di segretazione per numerosi atti emanati. In particolare ha imposto il segreto per la durata di 10 anni sulle categorie di atti "formati o comunque rilevanti nell'ambito delle attribuzioni del ministero degli organi periferici da esso dipendenti".
Da notare che questo interessa anche il retroterra degli scandali finanziari sopra citati. Infatti si tratta degli atti attinenti alla determinazione e attuazione della politica monetaria valutaria. Sono compresi gli "atti, studi, relazioni e proposte relativi alle iniziative di finanziamento, previsione e controllo di bilancio e atti che riguardano la posizione italiana nell'ambito di accordi internazionali sulla politica monetaria e sulla politica redditizia e finanziaria".
Debbono rimanere riservati, sempre per 10 anni, gli atti relativi a indagini, relazioni, programmi ed elaborazioni sui flussi finanziari di entrata e di spesa, sulle previsioni di fabbisogno dello Stato, sulla evoluzione la consistenza, la gestione e il risanamento del debito pubblico. Uguale periodo di segretazione è stabilito per ciò che riguarda simulazioni e previsioni concernenti le misure di contenimento della spesa per interessi e in generale del fabbisogno del settore statale e pubblico.
Da ultimo, per quanto concerne i documenti sulla riservatezza di persone, gruppi e imprese si arriva a 20 anni di segretazione, per atti, relazioni e denunce degli organi e dei rappresentanti ministeriali in seno alle pubbliche amministrazioni e agli enti pubblici e privati, alle banche e alle società partecipate o controllate.
E' certamente questa condizione di segretezza che ha contribuito a rendere particolarmente difficile qualsiasi controllo e verifica dall'esterno e quindi è una condizione che va interamente al più presto rivista, come fa chiaramente intendere la interrogazione su citata del senatore Malabarba. In particolare è tagliato fuori dalla possibilità di controllo il sistema bancario il che coinvolge il delicatissimo problema del "Signoraggio". Ciò implica i rapporti tra lo Stato, la Banca d'Italia e Istituzioni finanziarie e private e in particolare le modalità che regolano l'emissione della moneta. A questo attiene appunto la questione del "Signoraggio", cioè della differenza tra il valore facciale della carta moneta (della moneta) e i costi di produzione della carta moneta (della moneta). Ma questo sembra essere veramente un tabù. Che si aggiunge ad un altro di cui abbiamo fatto cenno in precedenza e che riguarda la assolutamente arbitraria concessione "dei Nullaosta di segretezza", i Nos, (non esiste una legge in merito!) a una vastissima gamma di funzionari dello Stato. Si tratta di una concessione (o negazione) fatta nelle maniere più improprie tanto che recentemente (ottobre 2003) si è riscontrata la concessione di un nullaosta di segretezza ad un brigatista (tale Mezzasalma). E a nulla sembra abbiano portato le indagini del Copaco (Il Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sul segreto) tanto è vero che nulla è cambiato.
Si tratta dunque di una materia che necessita di una profonda revisione. Se democrazia vuol dire trasparenza, come sosteneva Norberto Bobbio nei suoi scritti, la democrazia è ancora molto lontana.