Sulla Commissione parlamentare (ma non bicamerale: del solo Senato) d'inchiesta sull'uranio impoverito ci sono molti equivoci, alcuni casuali, altri forse voluti, ma l'importante è di chiarire tutto il possibile in proposito.
La prima cosa è capire in che cosa una commissione d'inchiesta si differenzia da una commissione politica "normale". Alle commissioni politiche il governo invia provvedimenti da giudicare, approvare, respingere, modificare, corredare di un parere, e perciò i parlamentari si comportano a seconda della linea concordata nello schieramento politico di cui fanno parte. Lo scopo è quello di convalidare o mettere in difficoltà la maggioranza o trovare una mediazione più ampia.
Una commissione d'inchiesta non ha lo stesso fine, ma deve accertare con scienza e coscienza ciò che le viene posto come quesito. E' un tribunale e infatti i commissari formano un collegio nel quale non sono ammesse sostituzioni. Il fatto è che ciascuno deve cercare di essere molto equilibrato e non considerarsi portatore di una posizione predefinita in base alla sua linea politica. Non è facile, ma è richiesto a qualunque professionista nell'esercizio della sua professione e soprattutto ai magistrati. Noi dobbiamo cercare se l'uranio ha prodotto le patologie indicate, non se ciò giova alla maggioranza o all'opposizione.
Per questo insediando la commissione ebbi a dire che cercavo cause e non (subito) colpe, nostro dovere è infatti rispondere alla domanda: l'uranio è la causa delle patologie segnalate? E se si trova che lo è, chi lo ha lasciato diffondersi senza "arrestarlo"? Le colpe cominciano qui. Da quando - essendo nota la pericolosità dell'uranio - non siano state prese precauzioni ecc..
Ma l'ulteriore difficoltà è che ambedue le commissioni precedenti a quella in carica si sono concluse affermando, la prima (Mandelli) in modo più perentorio, la seconda (Franco) in modo più sfumato critico e dubitativo che non è possibile scientificamente provare un nesso lineare di causa ed effetto tra uranio e patologie.
La commissione in carica ha accolto questo giudizio e ha audito prima di tutto una serie di esperti, per sapere se il giudizio della scienza sia ancora lì o se vi siano significative novità. Qualche novità c'è, però tutti ancora rispondono che comunque non è possibile stabilire un nesso causale lineare tra uranio e patologie. Molti giustamente vorrebbero proseguire le ricerche, ma la commissione non ha questo compito, e può solo rivolgere ai ministeri competenti la raccomandazione che le finanzino, o costituiscano centri di eccellenza ad hoc.
Perciò insediando la commissione ebbi a dire che era importante stabilire tra noi quale tipo o grado di certezza avremmo voluto raggiungere. Non la certezza logico - matematica (il nesso causale lineare), non la certezza sperimentale, a meno che qualcuno di noi non si offrisse come cavia, ma la certezza morale o probabilistica, come si ha in genere nelle ricerche epidemiologiche. Su tale tipo di certezza si stabiliscono ad esempio le cause delle malattie professionali.
Perché la commissione raggiunga questo livello di certezza gli scienziati debbono rispondere alla domanda: "potete dunque anche escludere che l'uranio possa aver causato o concausato le patologie di cui ci occupiamo?". Se non possono stabilire un nesso causale ecc., possono assolvere del tutto l'uranio? se no, questo basta per avere una base di probabilità sufficiente a proseguire i lavori alla ricerca dell'applicazione del principio di precauzione, come si deve fare ogniqualvolta è in gioco la vita o la salute delle persone. Da lì possiamo cominciare a chiedere autorevolmente tutti i dati e le informazioni su come è stata protetta o no la vita dei militari e dei civili, in Iraq, in Kosovo, in Afghanistan, in Bosnia, in Serbia, in Libano. Se accanto alle postazioni delle nostre truppe in Libano c'è una discarica fumante - come dicono alcuni giornalisti- quali informazioni sono state date ai militari, quali attrezzature di protezione ecc.? Se non sono state date, tale negligenza è colpevole. E possiamo anche aprire il capitolo dei risarcimenti, riconoscimento di morti e malattie per servizio, pensioni ecc.
Penso che entro l'anno queste mete possano essere raggiunte e la commissione avere adempiuto al suo compito specifico e decidere che provvedimenti chiedere per le responsabilità accertate. Dopo di ciò ciascuno di noi recupera la sua posizione politica e può raccomandare di istituire centri di eccellenza, mettersi in contatto con gli altri paesi, chiedere la messa al bando dell'uranio impoverito e denunciare come crimine contro l'umanità il metodo facile ed "economico" di smaltire le scorie nucleari traformandole in bombe.
Mi dichiarerei soddisfatta.