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Menapace: «L'uranio è la nostra grande urgenza»
Parla la presidente della nuova commissione d'inchiesta del Senato
«Stavolta abbiamo un mandato più ampio, guai se ci fosse ostruzionismo»
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione, 15 febbraio 2007
15 febbraio 2007

«Prima le cause, poi le colpe»: il programma della commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito è tutto nella dichiarazione rilasciata dalla sua presidente, Lidia Menapace, appena insediatasi a Palazzo Madama.
Del nuovo impegnativo compito, la senatrice Prc, dice subito che le provoca «inquietudine e senso di urgenza». Vice presidenti sono il verde Mauro Bulgarelli e Rosario Giorgio Costa di Forza Italia, con i quali sarà definito il calendario dei lavori. Stavolta i compiti sono più ampi della passata legislatura quando funzionò la commissione presieduta dal forzista Franco. «Già la sua relazione finale, forse imbarazzata ma certo non disonesta, suggeriva di andare avanti», ricorda Menapace a Liberazione.
Anche stavolta, però, per l'inchiesta sull'uranio impoverito, è stato un lungo iter.
La mia nomina da parte del presidente del Senato è arrivata dopo molto tempo da quelle dei commissari. Ci sono state delle resistenze, non c'è niente di ufficiale ma suppongo di sì, certamente non da sinistra.
Quali sono le novità del nuovo mandato?
Intanto che potremo indagare non solo sui militari all'estero e sulle ombre dell'uranio nei nostri siti ma anche sul personale civile dei poligoni e sulle popolazioni interessate dai bombardamenti. Nel frattempo, altre nazioni hanno indagato. In Belgio l'uranio impoverito è fuorilegge, potremo operare in un clima di coscienza più diffusa.
S'è detto dell'urgenza, quali saranno le prossime mosse?
Si sta preparando un ordine del giorno per nominare i consulenti. Voglio una vera commissione di inchiesta che cerchi le cause prima che le colpe. Alcuni nomi importanti e una lista di testi ci sono già. Chiediamo che chiunque conosca casi di militari ammalati ce li segnali. Già ora, mi arrivano lettere strazianti ogni giorno anche solo sapendo che in qualche modo mi interessavo del problema. Ci sono associazioni delle vittime dalle quali mi aspetto la massima collaborazione. Purtroppo, ci sono caduti e caduti, questi sembrano malati e morti di cui ci si vergogna, a cui non vengono riconosciuti indennizzi, né viene loro destinata ricerca scientifica col massimo di pubblicità che servirebbe. Ad esempio, c'è una fabbrica nella ex Jugoslavia, la Zastava del gruppo Iveco, e gli operai che sono andati a cercare di rimetterla in piedi, dopo i bombardamenti Nato, si sono ammalati. Di loro s'è occupata solo la Cgil di Brescia che promosse anche l'adozione a distanza dei figli dei lavoratori.
Dunque, si potrà indagare pure all'estero?
Sicuramente in Sardegna o dove ci sarà segnalato, non mi piacciono le commissioni che diventano turistiche, le cose si possono sapere anche leggendo.
C'è ancora il rischio di ostruzionismo?
Se avviene in maniera visibile lo denuncerò con forza, mi auguro di no perché avrebbe a che fare con la vita e la morte di persone giovani e comunque innocenti. Sugli sfratti è successo ma sulla vita... se dovessero ritardare i lavori non me lo perdonerei.
Se i militari avessero avuto diritti sindacali, si sarebbe potuto evitare questo dramma?
Se ci fosse il sindacato queste cose potrebbero essere fermate subito. Vorrei anche che esistesse, per i nostri soldati, il diritto all'obiezione di coscienza e alla contestazione delle regole d'ingaggio. Tutti debbono poter esercitare la cittadinanza. Ci chiedono di venire via da Kabul per andare nei teatri di guerra? Tutto ciò cozza con l'articolo 11 della Costituzione e non c'è patto che venga prima della Costituzione. I "nostri" avrebbero diritto a fare i refusenik.