«Oggi è stato chiarito che il comportamento della polizia è stato uno dei fattori che hanno causato la morte di Federico Aldrovandi». E' visibilmente soddisfatto l'avvocato Alessandro Gamberini quando esce dalla stanza al primo piano del tribunale di Ferrara, dove ieri per quattro ore si è dibattuto sulla perizia dei consulenti del gip Silvia Giorgi. Ultimo atto dell'incidente probatorio richiesto dal pm Nicola Proto, dopo l'iscrizione nel registro degli indagati per omicidio preterintenzionale dei quattro agenti che intervennero all'alba del 25 settembre del 2005 in una strada periferica di Ferrara, dove alcuni abitanti segnalavano la presenza di un giovane agitato. Quel giovane aveva 18 anni e si chiamava Federico Aldrovandi. Alla fine, restò morto sull'asfalto. «La domanda che rimane è questa - continua Gamberini, che difende la famiglia del ragazzo - perché mai quattro agenti navigati si sono avventati su un ragazzo in evidente stato di agitazione come se avesse appena derubato una vecchietta, invece di chiamare subito il 118?». Soddisfazione per come si è svolto il dibattimento è stata espressa da tutti, anche dagli avvocati dei poliziotti. L'avvocato Francesco Zarbo parla di «clima sereno». Mentre l'altro avvocato, Giovanni Trombini continua nella sua linea di «no comment», ma una cosa ci tiene a dirla: «La perizia è chiara: non sono state le lesioni a causare la morte». Il punto, però, non è questo: che le numerose ferite sul corpo di Federico non abbiano determinato la sua morte è chiaro da un pezzo. Federico è morto per un'ipossia (carenza di ossigeno) a cui è seguita un'ischemia cardiaca. Il problema è: cosa ha causato la mancanza di ossigeno? C'è da dire che la perizia firmata dal medico legale Roberto Testi e dallo psicologo Emanuele Bignamini è di difficile interpretazione. In quelle pagine c'è scritto che le droghe assunte da Federico quella sera non hanno determinato la morte, come non lo hanno ucciso le botte. Il diciottenne avrebbe subito una «excited delirium syndrome», una sindrome molto citata in studi americani che si verifica quando una persona è in stato di agitazione ed è sottoposta a una costrizione fisica. Proprio su questo punto si sono concentrate le domande nel dibattimento. «Ciò che il dottor Testi ha chiarito - ha spiegato un altro membro dell'équipe legale della famiglia Aldrovandi, Riccardo Venturi - è che tra i fattori che hanno determinato l'ipossia va annoverata anche la colluttazione violenta e la costrizione a cui è stato sottoposto il corpo d Federico». Testi ha parlato di «stato terrorifico», di panico, per descrivere l'incredibile sforzo muscolare sviluppato dal ragazzo alle prese con quattro adulti armati di manganelli. «Nella perizia i medici, riferendosi a uno studio americano, sostengono che l'asfissia posturale, individuata dai nostri consulenti come una delle cause della morte, non esista - ha specificato un altro avvocato degli Aldrovandi, Fabio Anselmo ma dallo studio emerge che le ipotesi esposte sono soltanto laboratoriali. Lo stesso autore sottolinea che nella realtà possono verificarsi eventi traumatici. Come nel nostro caso»". Se Federico quella notte non avesse incontrato i poliziotti oggi sarebbe ancora vivo. «Vogliamo chiedere all'ex questore di Ferrara Elio Graziano e al capo della squadra mobile Scroccarello perché ci hanno raccontato che Federico era morto di overdose, quando la perizia ormai ha appurato che le droghe non c'entrano nulla», hanno detto ieri i genitori di Federico, Patrizia e Lino Aldrovandi.