MILANO - «Alla fine avevamo tutti gli occhi un po' lucidi. Anche Bertinotti». Patrizia Moretti prende fiato un momento. «No. Non si può dire che sia stato un incontro formale». Non c' è stato niente di formale, ieri pomeriggio, nella mezz' ora che la signora Patrizia, suo marito Lino Aldrovandi e suo figlio Stefano hanno passato alla Camera, nell' ufficio del presidente.
L' INCONTRO - Fausto Bertinotti ha conosciuto dalle cronache di questi ultimi mesi la storia di Federico, fratello di Stefano e studente di elettrotecnica morto a 18 anni durante un controllo di polizia, a Ferrara. Era l' alba del 25 settembre dell' anno scorso e dopo un anno, decine di testimonianze, due perizie e quattro agenti indagati per omicidio preterintenzionale, ancora non è chiaro che cosa abbia ucciso Federico. Se la droga che aveva preso in serata, atti di autolesionismo o le botte degli agenti. Bertinotti premette: «Non ho titolo per dire una parola su questa vicenda, la magistratura sta lavorando e non c' è nessuna interferenza che non sarebbe sbagliata». Ma dice anche che «questa famiglia vive una sofferenza molto acuta e avanza una domanda di verità» e che «penso che quando c' è una invocazione così forte di verità, vada ascoltata». A Stefano, 14 anni, il presidente ha chiesto di «avere fiducia. Ci sono tante persone - gli ha spiegato - che lavorano perché questo mondo sia più giusto, onesto e positivo. Non lo dimenticare mai». «Non scorderemo la sua delicatezza e gentilezza» assicura la mamma del ragazzo. «Quello che chiediamo è che la morte di Federico non venga sommersa dal silenzio. Vogliamo giustizia e verità. Non è impossibile».
LE BOBINE - L' inchiesta conta molto sull' esito della nuova perizia medico-legale (affidata a due consulenti torinesi) e sulla trascrizione delle bobine che registrarono i colloqui fra i quattro poliziotti inquisiti (tre uomini e una donna), la loro centrale, i carabinieri e la sala operativa del 118. La conversazione ritenuta più importante è fra uno degli agenti e il collega della centrale del 113. «Abbiamo avuto una lotta di mezz' ora con questo», racconta il poliziotto della volante. «È un pazzo di cento chili che ci è saltato addosso» spiega. Riferisce che il ragazzo picchiava la testa contro un palo che «noi siamo tutti sbucciati» e «da refertare», che «ci ha spaccato anche la macchina». Poi ammette: «È proprio matto, l' abbiamo bastonato di brutto». L' operatore tenta un suggerimento: «No, beh l' importante è che...». L' agente lo interrompe: «Adesso, solo che adesso è svenuto, non so. È mezzo morto. È svenuto, non lo so, io...». La bobina registra una pausa. Poi il poliziotto riprende: «Sto tirando un po' il fiato perché sai dopo una mezz' ora così... Niente. Il fatto è questo. Adesso arriva l' ambulanza, vediamo un po' ». E l' operatore: «Sì, l' ambulanza l' ho già chiamata. Ascolta: lui è svenuto eh? Va bene?» La chiamata successiva è ancora più drammatica. È lo stesso poliziotto a ricontattare la sala operativa. «Dimmi?». «Questo è morto». «Che è successo?» La risposta è «chiama un funzionario e chiedigli se può venire». «Sì, ascolta: mi puoi... puoi dire perché?». A questo punto l' agente sussurra più che parlare, e nella trascrizione si legge «incomprensibile». Le ultime due righe dicono: «Si sente uno dei due interlocutori respirare ansiosamente vicino alla cornetta».
LE PERIZIE - La prima delle consulenze mediche, quella del pm, stabilì che Federico fu ucciso non dalle percosse ma da «un' insufficienza miocardica contrattile acuta», mancanza di ossigeno per indebolimento delle funzioni respiratorie e dovuta, in sostanza, a stress e droga. Un risultato che ha fatto dire Elio Graziano, questore di Ferrara, che «gli agenti hanno fatto del loro meglio, volevano solo impedirgli di farsi del male». Per l' avvocato della famiglia Aldrovandi, Fabio Anselmo, «gli accertamenti del pm indicano semmai gli effetti, non la causa della morte». Ieri la stessa famiglia Aldrovandi ha informato della vicenda Daniele Farina, vicepresidente della Commissione Giustizia della Camera e oggi i genitori e il fratello di Federico saranno ricevuti dal sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi. Patrizia Moretti è convinta: «Sarà un altro passo contro il silenzio».
LE FRASI REGISTRATE AL 113
LA LOTTA *** Abbiamo avuto una lotta di mezz' ora con questo. È un pazzo di cento chili che ci è saltato addosso
LO SCONTRO *** Picchiava la testa contro un palo, ci ha spaccato anche la macchina. L' abbiamo bastonato di brutto
SVENIMENTO *** Adesso, solo che adesso è svenuto, non so. È mezzo morto. È svenuto, non lo so, io. Qualche cosa è...
LA MORTE *** Questo è morto... Chiama un funzionario e chiedigli se può venire