Non è la prima volta che il primo cittadino estense, Gaetano Sateriale, interviene nella vicenda successiva alla morte del diciottenne in seguito a un misterioso e violentissimo controllo di polizia. Era l'alba del 25 settembre 2005, quando Federico Aldrovandi incappò in due volanti del 113 allertato da una donna preoccupata da un giovane che scalciava non si sa bene cosa. Poco più di mezz'ora e quel ragazzo avrebbe smesso di vivere. Il mattinale della questura avallò l'idea di una morte per droga, smentita clamorosamente dalla perizia tossicologica che troverà lievi tracce di sostanze incompatibili con l'immagine di Federico dipinta dalla questura: si sarebbe detto che aveva aggredito, in preda a un raptus, gli agenti accorsi per "soccorrerlo" e le loro vetture. Ma chi dovette riconoscerlo (la famiglia fu avvertita quasi cinque ore dopo) lo trovò sfigurato e due manganelli tornarono a pezzi alla centrale. Solo il blog aperto dalla madre e dagli amici di "Aldro", tre mesi dopo, riusciranno a smuovere le acque, avviando faticose indagini di parte. Altri mesi e un pm diverso da quello che aveva iniziato le indagini iscriverà al registro degli indagati i quattro agenti delle volanti. Ipotesi di reato, omicidio preterintenzionale connesso alle modalità troppo energiche del controllo. Nel frattempo, anche il sindaco Sateriale era intervenuto pubblicamente, sconcertato da una morte innaturale che aveva bisogno di essere spiegata. Annemarie abitava di fronte al cancello dell'ippodromo dove si svolsero i fatti. Con lei anche suo figlio, quindicenne, che tornerà in patria pochi giorni dopo.
Dato che il suo permesso scadrà in settembre, il pm ha chiesto di anticipare, con l'incidente probatorio, la formazione della prova. Il 25 luglio sarà sentito anche il ragazzo e, per la fine dell'estate, ogni giorno potrebbe essere buono per avere gli esiti della superperizia stabilita dal gip. Chi ha avuto modo di ascoltarla, in aula, è rimasto colpito dal senso civico dimostrato da Annemarie. Altri testi italiani si sono persino fatti riprendere di spalle dalle telecamere di "Chi l'ha visto" o si sono proprio negati. Ora abbiamo più chiara la scena di Federico che passa tra le due volanti e subisce una gragnola di manganellate da tutti e quattro gli agenti. In un attimo va a terra dove il trattamento continua fino a che non smette di respirare. L'ambulanza lo troverà inanimato senza che nessuno abbia avuto l'idea di usare il defibrillatore che doveva trovarsi su una delle pantere della polizia.
«Una responsabilità civile che dovremmo avere tutti - scrive ancora Sateriale sul blog a proposito di Annemarie - specie nelle circostanze più difficili, quando sono in gioco i diritti degli altri e la nostra personale coscienza». Il sindaco, naturalmente, premette fedeltà al principio che nessuno è colpevole fino a prova contraria, che si debba attendere il giudizio definitivo. Tuttavia riconosce che sono trascorsi «mesi difficili e oscuri dalla morte di Federico» finché «l'indagine sembra essersi avviata su un normale percorso di ricerca della verità». Nei mesi difficili, intanto, la Procura aveva provato a perseguire i cronisti che si sono azzardati a raccontare la storia. E' intervenuta la Fnsi nazionale per quella che è apparsa, anche a diversi parlamentari, come un'intimidazione. Qualche giorno fa il gip non ha riscontrato gli estremi dei reati di oltraggio a corpo dello stato e di calunnia ma la procura ha trasferito i fascicoli ad altre città per capire se ci sia stato il reato di diffamazione a mezzo stampa.