Caro procuratore Capo, ho letto ed ascoltato alla televisione le Sue parole sul caso nato dalla morte di mio figlio.
Vedo che anche lei come noi lamenta un clima pesante e mi chiedo a cosa lei faccia riferimento.
Ad una scritta apparsa sui muri già da tempo il cui significato si denuncia da sé senza necessità di ulteriori commenti?
A qualche insulto o minaccia apparsi sul blog da parte di chi sicuramente non ha a cuore la sorte di Federico o mia?
Caro Procuratore io, diversamente da Lei, sono nata e cresciuta in questa città, così come i miei familiari e credo di conoscerla bene. La gente è civile, onesta, composta ed assolutamente estranea a qualunque genere di violenza anche verbale. E' così per Dna generazionale.
Questa, tutto sommato, è una città tranquilla. Ma alla gente di Ferrara ed a coloro che la rappresentano non si può impedire di pensare, di sapere, di valutare.
A chi mi accusa di cercare una verità precostituita, rispondo di fronte a Dio e di fronte agli uomini, che la verità è una sola e non può essere quella spesso molteplice e contraddittoria delle aule di giustizia. Viste le Sue continue e tempestive esternazioni sul caso che riguarda mio figlio, Le chiedo di rispondere pubblicamente a queste semplici domande:
- Perché mio figlio è morto alle 6 del mattino del 25/9/2005 a pochi metri dalla sua casa, mentre noi genitori, che lo stavamo cercando in tutti gli ospedali, siamo da Voi stati informati ben 5 ore più tardi?
- Perché si è fatto in modo che io non lo vedessi quando era ancora sul luogo dove aveva trascorso i suoi ultimi momenti della sua troppo breve vita?
- Perché quando ripetutamente lo chiamavo sul suo cellulare ed appariva la scritta "mamma" nessuno rispondeva, mentre quando lo chiamò mio marito ed apparve la scritta "Lino", un agente rispose?
- Perché questo agente, che già sapeva perfettamente che stava parlando col padre di un ragazzo appena morto non gli disse nulla, ma anzi chiuse la conversazione in modo quantomeno sgarbato e sbrigativo, costringendoci a tempestare invano di telefonate la Questura per chiedere informazioni sulla sorte di mio figlio?
- Perché quella maledetta mattina la Questura fornì ai giornali una versione dei fatti completamente falsata sostenendo che Federico era morto "per un malore" in apparenti circostanze non violente, tacendo che nel fatto ben quattro agenti erano ricorsi alle cure mediche all'Ospedale S. Anna?
- Perché solo in Parlamento è stato ammesso il violento uso di manganelli sul corpo di mio figlio, fino a romperne addirittura due?
- Perché tanta violenza? Per impedirgli di farsi del male da solo?
- Perché si è falsamente sostenuto o comunque lasciato intendere che Federico fosse ancora vivo all'arrivo dei sanitari i quali, addirittura si sarebbero opposti alla richiesta di togliergli le manette?
- Perché si è chiesto l'intervento della Digos con la motivazione che il giovane, privo di documenti, indossava abiti che potevano corrispondere alle persone dedite a frequentare i centri sociali, mentre non si è voluto rispondere al telefonino che diceva che lo stava
chiamando la mamma?
Caro Procuratore, i perché non sarebbero finiti, ma li lascerò per ora ai miei legali. Se per clima si intende fiducia sul Vostro operato, questa purtroppo siete ora voi stessi a dovervela guadagnare di fronte alla collettività. Fiducia che a suo tempo espressi insieme a mio marito in modo chiaro, esplicito e totale.
Le forze di Polizia sono un patrimonio preziosissimo delle comunità e meritano assoluto ed incondizionato rispetto. Chi mette in dubbio ciò in nome di mio figlio, sappia che manca di rispetto alla sua memoria.
Ciò però non significa che qualcuno non possa aver sbagliato quella maledetta notte. Ciò però non esime quegli agenti interessati, il Questore, e tutti gli altri dall'obbligo della verità.
Attendo cortese risposta.
Note:
http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/